La vittoria più importante del rugby italiano

Benetton Rugby 32, Stade Rochelais 25. Al fischio finale chiamo la redazione. Segnalo la notizia. E aggiungo. “Secondo me è una delle vittorie più importanti nella storia del rugby italiano”. Chiudo la telefonata. E rifletto. Non ho esagerato? Quando si è innamorati, in questo caso di uno sport, la lucidità non è sempre garantita. Apro una birra. Immaginando quelle che si stanno facendo i Fioi nello spogliatoio di Monigo. O quelle che si stanno scolando i tifosi allo stadio o in città. Da Treviso mi arrivano messaggi. L’ufficio stampa del club invia la nota ufficiale. La parola che ricorre è sempre la stessa. Storia… Il Benetton è la prima squadra italiana di sempre a superare la fase a gironi della Rugby Champions Cup. Il torneo che, nonostante i cambiamenti di format, rimane The One To Win. Il più importante. Il più prestigioso. Il più duro. Niente girone unico con oltre 30 squadre in cui ne passano 30 meno un tot. Non è la Champions League. E parlo di quella di hockey. La prima ad aver introdotto questa formula accolta senza grossi favori dal pubblico. Mi chiedo poi perché quella del calcio abbia avuto riscontri diversi. Quasi aprioristici. Ma divago. E no. Non è come l’Eurolega del basket. Ritorno al rugby. E sì. Il Benetton ha scritto una pagina di storia. 30 aprile 2023. Treviso gioca la prima semifinale della sua storia di una competizione europea. La Challenge Cup. L’Europa League del rugby. . La gioca e perde 23-0 nel catino di Mayol contro il Tolone di Sergio Parisse. 23-0. Vergogna. Che ripassata. Zero punti. Molti commenti, non solo di semplici tifosi, nel nostro paese sono pesanti. Io li trovi ingrati. Ingiusti. “Ci hanno bullizzato”. Antonio Pavanello e Marco Bortolami la spiegano così. Sarà che li conosco da una vita, sarà che li stimo, io concordo con loro. Al 100 %. I Leoni sono stati bullizzati. Da una squadra e da un livello sportivo mai visti prima da vicino. Mai. Non in URC . Dove, spesso, le grandi squadre viaggiano a risparmio energetico. Non nel Sei Nazioni. Dove, fino allo scorso anno, siamo l’Italia. Né più né meno. Questa partita è diversa. Tolone, la coppa, la vuole vincere. La deve vincere. E va di Hammer Time. E se i rouges-et-noirs sono il martello, Treviso deve recitare la parte dell’incudine. D’altronde, in Francia, sono abituati così nel rugby. Prima dello Champagne e del Foie-Gras mettono in tavola un bel po’ d’aglio e di formaggio odoroso . Altro che vergogna. Quella sconfitta serve. Eccome… Un anno dopo, la stagione scorsa, Treviso raggiunge ancora la semifinale di Challenge. Perdendola. Stavolta contro il Gloucester, nobile del rugby inglese. I rimpianti sono maggiori. Ma attenuati dalla qualificazione ai play-off di URC. Per arrivarci, i ragazzi di Bortolami vanno a vincere a Durban, nella vasca degli Sharks, che mandano in campo metà nazionale sudafricana, gli Springboks campioni del mondo. Altra vittoria da declinare come impresa. Sempre in Sudafrica, sull’Highveld, contro i Bulls di Pretoria, Treviso è commovente. Ma non basta. Si esce ai quarti. A testa altissima. E si arriva ad oggi. Le aspettative stagionali sono alte. Ovvio, dopo un’annata come la precedente. Sì, ma si sottovalutano tanti fattori. Molti dei quali, ricorrendo al moderno dizionario del rugby, mitiganti. L’anno precedente è stato quello del post mondiale. In cui non tutte le squadre partivano alla pari e nel quale molti movimenti andavano di ricostruzione. Quest’anno no. L’avvio in URC è complicato. Molti giocatori, e giova ricordare come Treviso fornisca la colonna vertebrale della nazionale Azzurra, arrivano da 14 mesi ininterrotti di lavoro. I competitors, lemma sgradevole quindi adatto in questo caso, non partono zavorrati da un mondiale che ha tenuto a riposo i loro giocatori migliori per più tempo rispetto ai nostri. Treviso stenta. I rumours, i leoni da tastiera, gli haters, i meglio-informati sentenziano. Il gruppo non è più unito. Il coaching staff è da cambiare. Qualcuno scomoda Bartali. In tutto questo arriva la Champions. Il torneo più duro al mondo… Fine agosto 2024. Calalzo di Cadore. Treviso compie lì un mini-ritiro. Come d’abitudine. Serata libera. Tra una birra e l’altra, Marco Bortolami, l’head coach, mi confida: “La Champions ci toglierà tante energie. Ma vogliamo farla bene. Ce la siamo guadagnata. Ci proveremo”. Convince anche me. Il girone è tosto. Il Clermont, una delle squadre storiche del rugby transalpino, da sfidare a casa loro. E vincere al Marcel Michelin non è roba per tutti. Bath e Bristol. Semplicemente prima e seconda in classifica nel campionato inglese. Si chiude con La Rochelle. Les Atlantiques negli ultimi 4 anni hanno vinto la Champions due volte perdendo una finale. Sono una delle squadre più ricche e forti del mondo. Non solo di Francia. E sono la più pesante. La più fisica. Ricordate quel Tolone Hammer Time di cui sopra? Ecco.... aumentatelo. Vedere la mischia trevigiana sospingere indietro quella francese è roba da non credere. Anzi, da credere eccome. I Fioi placcano. Restano disciplinati. Sbagliano poco. E di fronte non abbiamo degli scappati-di-casa. Segnano . Difendono. Ri-segnano nonostante l’uomo in meno. Vincono. Scrivono la storia. La loro. E anche la nostra. Quella del nostro movimento. Quanti passi in avanti. Ricompensa per un lavoro, a volte oscuro spesso sconosciuto ai più, costante, duro. In un ambiente che sembra una famiglia. Dove, se a volte si litiga e può capitare, non serve fare pace perché l’obiettivo è comune e condiviso. Bravi i ragazzi in campo. Bravissimo lo staff tecnico a preparare a tavolino una partita con un piano tattico rispettato e rispettoso. Molti senatori in campo non dall’inizio. Ma che si vuole in campo nel finale. Perché servirà leadership per gestire il finale di partita, come da piani tattici rispettati . Benetton Rugby 32, Stade Rochelais 25. Treviso qualificata agli Ottavi di Rugby Champions Cup. Mai successo ad una squadra italiana. E ora, testa al 6 Nazioni. Da lunedì si comincia a preparare quello che per noi è l’Appuntamento, il motivo per cui giochiamo a rugby. Non più solo una vetrina. Siamo reduci dal nostro miglior torneo di sempre, quello edizione 2024. Quello delle vittorie contro Scozia e Galles e del pareggio in Francia quando siamo andati a un palo da un’altra impresa. Ci arriviamo, certamente, con tanta consapevolezza e autostima maggiorate. Il punto di partenza è ottimo. Poi sarà quel che sarà. Per adesso, complimenti Fioi. E grazie. Questa birra è per voi.

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Moreno Molla