Sei Nazioni: chi è Gatland, l'head coach del Galles che sfida l'Italia

L’Italia del rugby è pronta al debutto in casa nel 6 nazioni 2025. A Roma arriva il Galles reduce da 13 sconfitte consecutive, 7 di fila nel torneo dal 2023 ad oggi. I Dragoni devono affrontare l’enorme passione/pressione di un Paese che pratica, ama e respira il rugby come forse succede solo per gli All Blacks neozelandesi. In questi casi urge un top-player che si carichi in spalla squadra e movimento. Quello del Galles però è nato in Nuova Zelanda e al fischio d’inizio sta in tribuna, indossando completo e cravatta rossa d’ordinanza: Warren David Gatland, l’head coach. LE RADICI Gatland è nato 61 anni fa a Hamilton, Waikato, isola del nord della Nuova Zelanda. Si trova a 120 km da Auckland, circondata da campi, allevamenti di pecore e verdissime foreste. “Mi piaceva il ritmo lento della vita laggiù, a scuola negli intervalli si giocava a rugby e si rientrava a lezione sporchi di fango, fino ai 12 anni sono stato a piedi scalzi in classe”, ama ricordare nelle interviste. Nato in una famiglia di blue-collar, lavoratori, cresce a pane e rugby, fino a diventare una leggenda della squadra provinciale locale: tallonatore da 140 presenze, allora record assoluto. Negli anni ‘80 disputa anche 17 partite con gli All Blacks, ma senza mai un ‘cap’, la presenza ufficiale. Troppo forte e solido Sean Fitzpatrick, il titolare nel ruolo: fino al 1996 le sostituzioni erano solo per infortunio…. Inizia la carriera di giocatore/allenatore nel Taupiri, sobborghi di Hamilton e la prosegue ai Galwegians, club irlandese di Galway, nel Connacht. Porta sull’isola di smeraldo tutta la famiglia, la moglie Trudi e i figli allora meno che adolescenti Debbie e Bryn . Nel gennaio 1992 il colpo più duro della sua vita, la morte pochi mesi dopo il parto della figlia neonata Shauna, nata con inoperabili problemi di spina bifida. UN CUORE, DUE MONDI Dal 1994 inizia per lui un vero e proprio yo-yo lavorativo carico di successi: promozione da assistente del Thames Valley neozelandese, poi Connacht, tre anni alla guida dell’Irlanda, tre titoli della Premier inglese con gli Wasps di Londra, presi in zona retrocessione, un titolo provinciale ancora a Waikato, poi… RED PASSION Eliminato dal mondiale 2007 dalle Fiji, il Galles sonda i 10 migliori allenatori del mondo. “Ho scelto Gatland – disse poi il presidente WRU Roger Lewis – perché era il più preparato e il più adatto per andare a bersi una birra una volta staccato”. Empatico, ma serio, Gatland pretende massima applicazione in allenamento, ma coccola i giocatori fuori dal campo: non lesina permessi, come il contatto continuo con le famiglie, si è schierato con loro quando hanno minacciato di scioperare durante il 6 nazioni 2023. RE PRAGMATICO Dal 2008 al 2019 ha portato il Galles a due semifinali mondiali e ha trionfato quattro volte al Sei Nazioni, con una squadra che aveva vinto il torneo 3 volte dal 1980 al 2007. Nello stesso periodo è stato 3 volte capo allenatore dei British & Irish Lions. Non è un guru del rugby, non propone, né propina filosofie risolutive, cerca solo la maniera ottimale per vincere e marcare mete. Perciò non ha mai gradito il soprannome ‘Warrenball’ coniato una quindicina d’anni fa per le sue squadre: puntava sulla fisicità di centri come Jamie Roberts per sfondare palla in mano e poi andare velocemente a segnare al largo. BILANCIO IN ROSSO Nel 2019 non aveva rinnovato, per tornare ai Waikato Chiefs del Super Rugby, ma a dicembre 2022, dopo una sconfitta con la Georgia, la crisi economica e di risultati del movimento gallese è stata talmente forte da richiamarlo al capezzale del Dragone ferito. Non è un taumaturgo: rispetto al Gatland I la percentuale di vittorie è scesa dal 50% al 20% e la striscia aperta di 13 sconfitte di fila è la peggiore nella storia gallese. Dopo il successo azzurro dello scorso championship al Millennium di Cardiff ha anche rassegnato le dimissioni, prontamente respinte, come lui probabilmente si aspettava. Il 6 Nazioni 2025 è iniziato con una pesante sconfitta 43-0 in Francia, ma Gatland non si è scomposto: “Ho visto buone esecuzioni dei miei, dobbiamo solo levarci la scimmia dalla spalla”. Attenzione azzurri, il pragmatismo è il modo migliore per uscire dalle crisi…

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Paolo Malpezzi