Italrugby, un Sei Nazioni tra alti e bassi. Ma ancora senza leader

Anche questo Sei Nazioni è terminato ed è quindi il momento dei bilanci. Dare un giudizio sul torneo dell’Italia non è facile, perché gli Azzurri hanno alternato grandi prestazioni a momenti di blackout totale. Nel complesso, è stato un Sei Nazioni di alti e bassi per l’Italia. Anche all’interno delle stesse partite la squadra di Gonzalo Quesada ha alternato momenti grande rugby ad altri di buio totale. Spesso ha giocato dei primi tempi ad altissimo livello ma poi nella ripresa si è spenta. Un aspetto da migliorare è quindi senza dubbio la costanza, sia in termini di mentalità e carattere, sia da un punto di vista tecnico e del gioco. A questo livello, i blackout non sono ammessi e infatti ogni volta che l’Italia si è spenta, ha subìto il dominio degli avversari. Squadre come Francia, Inghilterra e Irlanda non ti perdonano niente. Le note positive dell’Italia Un primo aspetto positivo è che grazie a questo torneo tanti giocatori Azzurri hanno fatto ancora più esperienza e quindi tra un anno saranno più pronti a giocare questo tipo di partite. Un altro aspetto incoraggiante è il gruppo che si sta formando. Anche se, personalmente, avrei preferito vedere in campo per qualche minuto in più alcuni giovani. Nonostante la sconfitta, l’ultimo match contro l’Irlanda è stato ben giocato dall’Italia, che ha quindi chiuso il suo Sei Nazioni con una prestazione nel complesso positiva. Dal mio punto di vista, quella contro gli irlandesi è stata la miglior partita degli Azzurri, perché è rimasta aperta fino all’ultimo e sarebbe anche potuta arrivare una vittoria. Anche contro la Scozia, nella gara di esordio, la squadra di Quesada avrebbe potuto vincere, ma qualche disattenzione di troppo ha portato alla sconfitta. Ma riuscire a dare l’impressione di poter battere Irlanda e Scozia è comunque una buona notizia da cui ripartire. Infine, ultima ma non meno importante, un’altra nota positiva è senza dubbio il centrocampo. Menoncello è tra i giocatori che mi hanno colpito di più di tutto il torneo. Dopo le buone prestazioni dell’anno scorso, in questo Sei Nazioni si è confermato e ha fatto un importante salto di qualità. Lui e Brex formano una coppia di centri di livello mondiale. Cosa è mancato agli Azzurri Oltre alla costanza, a questa Italia mancano dei leader: quattro o cinque giocatori che prendano in mano la squadra e la trascinino. Oltre al capitano, a prescindere da chi sia, il 9 e il 10 devono avere molto più peso sulla squadra. Nelle grandi squadre il 9 e il 10 sono trascinanti, mettono pressione a tutti e soprattutto nei momenti di difficoltà fanno la differenza. Mantengono alta la concentrazione, ti incitano dopo un errore, non consentono a nessuno di ‘addormentarsi’. La speranza è che, proprio grazie a questa maggior esperienza che alcuni giocatori stanno acquisendo, piano piano emergano sempre più leader in questa Nazionale. In attesa che aumenti anche il numero di giocatori convocabili e, di conseguenza, la concorrenza, cosa che può solo far bene a tutti. Nel corso del torneo è mancata anche un po’ di disciplina. Per quanto molto positiva, la partita contro l’Irlanda è stata condizionata da tre falli inutili e evitabili, che hanno costretto l’Italia a giocare con un uomo in meno per circa 30 minuti. Serve più attenzione e più disciplina. Il fallo tattico va fatto solamente quando non rischi nessun cartellino, perché ormai ci sono 30 telecamere dappertutto e non viene perdonato più niente. Se l’Italia vuole migliorare e crescere, non deve più commettere questi errori controproducenti. Le altre nazionali A vincere questo Sei Nazioni è la Francia, che ha meritato il trofeo. Lo avevamo detto, era la favorita e si è dimostrata la miglior squadra grazie a una rosa larga e a un bellissimo gioco. Anche l’Inghilterra, seconda, ha espresso un buon gioco e il suo allenatore Borthwick sta preparando molto bene la squadra in vista della prossima Coppa del Mondo. Ha fatto buone scelte sul 9, sul 10, sui centri e anche in difesa sta trovando giocatori interessanti. Deve però riuscire a trovare più soluzioni in avanti. L’Irlanda chiude invece al terzo posto e sarà interessante capire come ripartirà dopo l’addio di tre leader importanti come O’Mahoney, Conor Murray e Healy. Ma non c’è dubbio che resterà una nazionale competitiva e di alto livello, già nella sua Under 20 ci sono diversi giocatori di talento e che avranno sicuramente un grande futuro. A proposito di Under 20… Non so se lo sapete, ma anche l’Italia ha una Nazionale Under 20 di buon livello. Già da 3-4 anni la nostra Under 20 fa dei buoni tornei: finisce sempre terza o quarta e vince partite importanti. Poi però manca qualcosa, perché nessuno di questi giovani giocatori riesce a trovare spazio in Nazionale maggiore… Dobbiamo riflettere su questa situazione, i talenti li abbiamo ma evidentemente non riusciamo a valorizzarli e a farli crescere nella maniera giusta. Se tu ogni anno hai tra i 20 e i 30 giovani Under 20 che fanno un ottimo Sei Nazioni, non è possibile che poi neanche uno arrivi a giocare tra i ‘grandi’. La magia del rugby Quello che è successo dopo Italia-Irlanda è qualcosa di magico e impressionante. Vivo il rugby ad alto livello da circa 40 anni e non mi era mai capitato di assistere a niente di simile. Non avevo mai visto così tante persone al villaggio per il terzo tempo. Per oltre due ore il villaggio era pieno di gente, non si riusciva a camminare. Italiani, irlandesi , uomini, donne, bambini e bambine: chi giocava, chi chiacchierava, chi beveva una birra… Tutto questo è un qualcosa di unico. Nessun altro sport riesce a creare un clima simile. Questo è l’aspetto più bello del rugby, è la sua magia e tutti noi dobbiamo impegnarci perché non finisca mai.

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