Rivalità, storia, India e birra: la sfida tra Scozia e Inghilterra per la Calcutta Cup

Calcutta nel rugby non è la città dell’India che, oltre tutto, secondo l’onnipresente politically correct, oggi si dovrebbe scrivere e chiamare Kolkata. Basta il nome, anche senza l’aggiunta di Cup, per pensare ‘ovalmente’ alla sfida tra Scozia e Inghilterra, due vicini che non si sono mai amati, dice tutto ‘Flower of Scotland’, l’inno scozzese, anti-inglese in tutto e per tutto, con la rievocazione della battaglia di Bannockburn, lontano 1314, successo, bellico e non sportivo, di Robert the Bruce su Edoardo II. Aggiungiamo che Scozia-Inghilterra è stato il primo test match di sempre nel rugby a essere stato giocato, 1871, a Edimburgo, Raeburn Place. Poi ne sarebbero arrivati altri 141 e, per la contabilità statistica, 134 con assegnazione della Calcutta Cup, il più antico dei trofei che contraddistinguono una rivalità, tipo il Trofeo Garibaldi, tra Italia e Francia dal 2007, o la Massimo Cuttitta Cup, tra Italia e Scozia, dopo la scomparsa di Massimo, dal 2022, o la più famosa Bledisloe Cup, tra Australia e Nuova Zelanda. La Scozia ha il trofeo dal 2021 e l’Inghilterra ha vinto solo una delle ultime sette. L’India e il rugby Hanno poco a che fare, attualmente è 86esima nel ranking mondiale, ma tornando indietro nel tempo bisogna pensare ai sudditi di Sua Maestà ai confini dell’impero, un po’ annoiati, forse sfaccendati, sicuramente benestanti, con la preoccupazione di occupare il tempo libero. E allora giochi e bevute, mondanità e sport. Quale? Naturalmente roba ‘anglosassone”’doc. Come il rugby, introdotto nel Paese dal 1872. Così nel gennaio 1873 viene fondato il Calcutta Football Club da ex studenti della rugby School, una sorta di ‘consorzio’ con giocatori internazionali di Galles, Inghilterra e Scozia. Più di cento rugbisti, livello alto, rivalità accese, affiliazione alla casa madre, la Rugby Football Union , nel 1874. Poi, improvviso, il declino, con la partenza di un reggimento militare, fornitore di giocatori, e, secondo altri testi, più pragmatici, con la chiusura di un ‘free bar’ al club…Calo di interesse, il clima che favorisce altri sport ‘imperiali’ come il cricket, il tennis, il Polo. Nel 1878 la fine del Calcutta Football Club, con 270 rupie d’argento, circa 60 sterline dell’epoca, nel fondo cassa. Cosa farne? Fusione! Non con un altro club ma delle monete d’argento per realizzare un trofeo da donare alla federazione inglese , come testimonianza dell’ultimo atto di chiusura, per il bene della causa del rugby. Un oggetto alto 45 centimetri, base di legno, tre manici ciascuno a forma di cobra, un elefantino che sormonta il tutto, chiari richiami al mondo indiano, realizzato da un artigiano del posto. Idea del tesoriere dell’ormai ex club James Rothney, con il suggerimento di mettere il trofeo in palio in un torneo di rugby inglese. Idea subito scartata, perché avrebbe anche potuto, stimolando eccessivamente la competizione, aprire la strada al professionismo, orrore! E il rugby sarebbe rimasto ‘amateur’, dilettantistico fino al 1995. Così la Calcutta Cup viene dirottata su Inghilterra-Scozia, premio annuale per chi avrebbe vinto la sfida. Vera o… falsa? La Calcutta Cup che viene consegnata a fine partita, a Twickenham o a Murrayfield, non è l’originale, tenuta al sicuro nel Museo del Rugby a… Twickenham. Si tratta di copie che sono in possesso delle due federazioni. Anche perché quella ‘vera’ vera ha rischiato di fare una brutta fine. Sei Nazioni 1988, a Edimburgo, la ‘Calcutta’ è dell’Inghilterra che vince in trasferta, segue, da tradizione, il terzo tempo. Molto alcoolico, eccessivamente alcoolico, con la Coppa che finisce per fare da pallone a un’improvvisata partita in Princess Street tra Dean Richards, nr 8 inglese, e John Jeffrey, lo ‘squalo bianco’, terza linea scozzese. Risultato? Ammaccature e danneggiamenti vari alla Calcutta Cup, 6 mesi di squalifica a John Jeffrey dalla SRU, la federazione scozzese, e una sola giornata di sospensione a Dean Richards dalla RFU, la federazione inglese. Due pesi e due misure quindi, stando a un luogo comune. E non ci sono dati ufficiali su chi avesse bevuto di più!

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Francesco Pierantozzi