Sasha Barkov, il campione forgiato nel ghiaccio

Se nasci in Finlandia da una famiglia russa, le stelle ti dicono che giocherai ad hockey su ghiaccio. Se tuo papà è stato un giocatore professionista, anche la genetica te lo conferma. Ma nemmeno questo mix poteva prevedere lo sviluppo di questa storia. Una bella favola sul ghiaccio. Ok, non romantica come Frozen, ma altrettanto appassionante: da bimbo che sgattaiolava negli spogliatoi del Tappara Tampere a primo capitano finlandese ad alzare la Stanley Cup nella storia della NHL. Sasha Barkov è oggi una delle più belle realtà della NHL e di tutto lo sport professionistico mondiale. Senza proclami ha temperato il ghiaccio delle arene di tutto il mondo, accompagnato da una classe abbagliante. A farla poi diventare vincente ci ha pensato lui con il lavoro. Quando si unisce il talento alla determinazione non si può fallire. Le corse nei boschi finnici in estate, le ore passate ad affinare il controllo del disco e del tiro con la stecca in mano. Prima da ragazzo con un sogno, poi dall’altra parte dell’oceano con un obiettivo. Suo padre è stato un centro offensivo mancino che ha giocato a Novosibirsk, nello Spartak Mosca, a Tappara e, nella stagione 1993-94, persino 25 partite in Italia con la maglia dei Lions Courmaosta, club storico scomparso purtroppo nel 1999. Nonostante abbia anche giocato 21 partite con la nazionale russa, il padre non aveva neanche lontanamente le qualità del figlio, solo lo stesso nome. Mamma Olga invece, ex giocatrice di basket a livello nazionale, è stata una figura umanamente fondamentale per il suo sviluppo. Aver avuto un papà professionista gli ha permesso di andare a tutte le partite, di vivere gli spogliatoi, anche di pattinare con i giocatori. Poi il primo intervento del fato. Da giovanissimo il suo talento è stato scoperto e poi sviluppato da un ex compagno di squadra del papà, Ville Nieminen, che lo ha portato nelle giovanili del Tappara, lo ha aiutato nel debutto e ha addirittura finito la sua carriera come compagno di linea del giovanissimo Sasha, che nell’ottobre 2011 è diventato il più giovane nella storia della lega finlandese a mettere a referto un punto. In totale, 85 partite con 28 gol e 36 assist con la maglia che è stata del papà e del mentore Nieminen. Un talento del genere, anche nella Nhl, per tutti sarebbe stato chiamato con la prima scelta assoluta dai Colorado Avalanche, con cui sembrava tutto fatto. A Denver alla fine hanno fatto il nome di Nate McKinnon, giocatore canadese che sta avendo una grande carriera a sua volta, con una Stanley Cup vinta, 7 nomine a All Star e più di 400 gol segnati. Un briciolo di rimpianto per non aver chiamato quel 'ragazzino' finlandese, in ogni caso, ce lo avranno ancora per molto. Per 'Barky', invece, è andata bene lo stesso. Seconda scelta assoluta del Draft del 2013, esordio con i Panthers diventando il più giovane giocatore della Nhl nella stagione 2013-14 e primo gol a 18 anni e 31 giorni . Appena arrivato in America ha iniziato subito a lavorare sull’esplosività del pattinaggio, per diventare un vero giocatore Nhl, il resto lo aveva già innato. La visione, la manualità, l’eleganza della pattinata. Parla poco e, come spesso accade in questi casi, anche bene. Moderato, schivo un po’ pacioccone nell’espressione, ma molto gentile e simpatico. Chi frequenta la squadra però garantisce che dietro le quinte sia uno dei giocatori più divertenti e spiritosi dello spogliatoio. L’umiltà la trasferisce anche sul ghiaccio e lo porta a dare una mano anche al di qua nella trequarti difensiva dei Panthers, tanto che il suo allenatore Paul Maurice lo ha definito uno dei migliori difensori del mondo. Un’iperbole, certo, ma l’atteggiamento è indiscutibile, un esempio quello che tutti i capitani dovrebbero dare. Non a caso ha vinto per 2 volte il Frank Selke Trophy, il riconoscimento che va all’attaccante che in stagione ha dimostrato le migliori attitudini difensive. Anche per questo è amato da tutti i suoi compagni. Matthew Tkatchuk, l’altra superstar dei Panthers, parla di lui con uno straordinario e genuino entusiasmo: “E’ incredibile. Nelle due fasi oggi è il miglior giocatore del mondo. Il compagno che sogni di avere, un grande leader, un talento che ha navigato lungo tutti i periodi, con gli alti e bassi, della storia recente dei Florida Panthers”. Storia che ha riscritto capitolo dopo capitolo. Il 23 marzo ha superato l’ex compagno di squadra Jonathan Huberdeau per punti nella storia dei Panthers , dopo avergli tolto anche il record di franchigia per le 671 partite giocate. Il primato di squadra l'ha ottenuto anche per gol e assist: nove stagioni consecutive con almeno 20 gol e 50 punti rendono l'idea della sua costanza. Capitano dal 2018, il decimo della storia della franchigia, il primo a soli 23 anni, si è trasformato con il tempo anche in un grande ambasciatore fuori dal ghiaccio per i Panthers e per tutto il movimento hockeistico finlandese. Paul Maurice ha sottolineato come sia “Perfetto per fare il capitano. Perché tratta tutti allo stesso modo, dai compagni fino a chi lavora dietro le quinte”. Con la nazionale si apre altro capitolo positivo. Ha vinto il Bronzo olimpico nel 2014 e l’argento mondiale nel 2016. Oggi, non serve dirlo, indossa la 'C' di 'capitano' anche sulla divisa bianca e azzurra con la scritta 'Suomi' sul petto. A chi glielo chiede risponde sempre che è cresciuto parlando russo in casa, ma che si è sempre sentito finlandese per abitudini, cultura, amicizie, esperienze. Un Paese che lo adora, ma che giornalisticamente gli dà poca tregua, soprattutto dal lato del gossip. Tutti i media finlandesi sono a caccia dell’ultima fidanzata di Barkov, che ha avuto un figlio da una relazione precedente. La sua prima relazione ufficiale fu con una ragazza di nome Julia, con cui si presentò sul red carpet della premiazione di fine anno della stagione Nhl 2019. Poi si frequentò con la modella russa Maria Doroshina, quindi lo scorso anno venne avvistato a Wimbledon per sostenere quella che dovrebbe essere l’attuale fidanzata, la tennista ceca Marie Bouzkova . D’altronde un grande appassionato come lui , che ha giocato qualche volta con John Isner e Sebastian Korda sul cemento della Florida, era inevitabile che trovasse una compagna tennista. Barkhov è stato il primo capitano storia dei Panthers ad aver alzato la Stanley Cup , ma soprattutto è stato il primo capitano finlandese della storia della Nhl ad esserci riuscito: un giusto premio al suo talento, alla sua perseveranza e alla sua leadership. Per quanto suoni incredibile, nel 2024 è diventato anche il primo giocatore di hockey su ghiaccio a vincere il premio di atleta dell’anno in Finlandia, riconoscimento che gli è stato consegnato dal Capo di Stato Aleksander Stubb. Incredibile pensare che sia stato il primo dal 1947 a oggi, oscurato da atleti, pattinatori, sciatori, piloti , cestisti e calciatori . Adesso che è stato incluso virtualmente nell’Olimpo dei grandi, iniziano anche classifiche e paragoni. Nato col poster di Eric Lindros in camera, è diventato un giocatore diverso perché dotato di un talento diverso, meno fisico e più raffinato. Ha giocato le Olimpiadi con Teemu Selanne e con i Panthers assieme a Jaromir Jagr: di certo ha osservato e assorbito la loro grandezza. Oggi è lui di quella categoria, i bimbi in Finlandia hanno il suo poster, ma è lui il vero numero uno della Nhl? Difficile dire se sia meglio della classe e della velocità di Connor McDavid, del potere realizzativo di Ovechkin , della concretezza del tedesco Draisaitl o dell’intramontabile Crosby, ma il sospetto che possa essere lui, oggi, il volto della lega è concreto e meritato. Con i Panthers si è legato con un contratto di otto anni firmato nell’ottobre 2021 per 80 milioni di dollari garantiti, accordo che probabilmente estenderà tra non molto. Per finire è anche diventato proprietario di minoranza dei Tappara Tampere, perché quell’ambiente venga conservato e quel sogno che lui ha vissuto possa essere tramandato.

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Massimo Marianella