Una Squadra: la docuserie sull'Italia che vinse la Coppa Davis nel '76. VIDEO
A maggio su SkyPresentato al 39^ Torino Film Festival lo speciale della durata di 74 minuti di "Una Squadra", docuserie di Domenico Procacci. Scritta da Domenico Procacci, Lucio Biancatelli e Sandro Veronesi, prodotta da Fandango, sarà a maggio su Sky in 6 episodi da 45 minuti
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"Una Squadra" racconta la storia della nazionale italiana di tennis che ha vinto la Coppa Davis nel '76 e che negli anni successivi ha raggiunto la finale altre tre volte. Un gruppo eterogeneo, composto da personalità fortissime, con rapporti a volte molto difficili, ma, in quegli anni, la squadra più forte del mondo.
Diversi ma uniti. Una squadra nonostante tutto e tutti, nonostante le polemiche infinite e irripetibili che precedettero la storica finale del '76, quella in cui l'Italia del tennis vinse per la prima e ad oggi unica volta nella sua storia, la Coppa Davis.
Quarantacinque anni dopo, Nicola Pietrangeli, Adriano Panatta, Paolo Bertolucci, Corrado Barazzutti e Tonino Zugarelli si sono ritrovati per la prima volta di nuovo tutti insieme, di nuovo protagonisti di fronte alle telecamere, per ricordare, con l'agio del tempo che passa e smussa acredini e dissapori, lo splendore di quegli anni d'oro del tennis italiano.
Il ricordo dei protagonisti
L'occasione è stata la presentazione della docuserie che ha segnato il debutto alla regia di Domenico Procacci. Al termine di un'esilarante proiezione di 74' composta da una selezione di alcune delle scene migliori, i protagonisti si sono meritatamente presi gli applausi e la scena del Festival, ricordando quei momenti a partire proprio dalle contestazioni prima della partenza per Santiago, che Adriano Panatta ricorda così: "Io vissi davvero con disagio quei momenti. Non stavo bene pensando a quello che era successo solo due anni prima (ndr.: il golpe di Pinochet). La comunicazione all'epoca era certamente diversa, meno immediata, ma le notizie che arrivavano da lì erano orrende, orribili".
Forse anche per questo la memoria collettiva, storica e sportiva, avrebbe voluto relegare all'oblio quel successo. La storia di questi uomini era però troppo dirompente per non riemergere col tempo, anche a 45 anni di distanza.
Gli eventi sociopolitici tenevano il mondo sotto scacco un po' ovunque. In Italia molti si sentivano solidali e vicini al popolo cileno, per questo non accettavano che la nostra Nazionale potesse andare a disputare in Cile un evento che sostenevano avrebbe dato visibilità al regime fascista di Pinochet. Barazzutti ricorda: "Eppure già l'anno prima in Sudafrica avevamo scoperto l'apartheid e nessuno aveva detto nulla...".
"…Altro che... - lo interrompe Panatta - non avevano la televisione in hotel, perché il regime non voleva che uscissero immagini non controllate, ma Santiago era tutta un'altra cosa".
Si inserisce Pietrangeli: "Ma perché tornare a parlare di tutto quello o di Pinochet? Pinochet manco l'abbiamo visto in Cile".
"Ma manco Hitler l'abbiamo mai visto..." interrompe Panatta.
"Aspetta, Adriano, Nicola vista l'età forse sì" appunta Bertolucci.
Una cosa è certa, se non fossero stati campioni di tennis, avrebbero tranquillamente potuto riscrivere la storia della commedia italiana, per tempi comici, ironia e giocosità. Mai d'accordo su nulla, sempre in grado di far fronte comune, se necessario.
Le due prime voci sono sempre quelle di Adriano e Nicola, gli altri fanno a turno da spalle. Pietrangeli ci prova a dire che si sente fuori luogo, forse solo per riprendersi la scena, ma non fa mai in tempo ad agguantarla, che subito Panatta rientra in gioco e la mette in caciara.
Il ruolo di Zugarelli
Vederli insieme diverte, anzi di più, è uno spettacolo. Lo è oggi, chissà cosa doveva essere allora. Uno su tutti resta quasi sempre in silenzio. Tonino Zugarelli. Oggi come allora. A parte quando Adriano lo inziga, facendogli promettere di non arrabbiarsi, quando racconta di quella volta che "in Polonia Bertolucci si fa male giocando a calcetto. Non può giocare il doppio. Mi dicono: giochi con Zugarelli. Impossibile. Io con lui non ci posso giocare. Se non c’è Paolo io voglio giocare solo con Corrado Barazzutti. Mica ti sarai offeso Tonì, me l'hai promesso!".
"Se è per questo pure io ho preferito giocare in doppio con altri e non con te, ora che te l'ho detto, ti sei offeso?" risponde Zuga, la riserva di quel gruppo per molti.
"Tonino invece non è mai stato una riserva. Senza di lui non avremmo mai potuto vincere la Coppa" sottolinea Adriano Panatta. "Vero, glielo abbiamo sempre riconosciuto tutti" appunta Pietrangeli.
Una squadra. Nonostante tutto e tutti
Neri Marcorè, moderatore di lusso, ma relegato ai margini da questi fenomeni da platea, trova giusto lo spazio per proporre una riflessione sulla Coppa Davis che si sta disputando in questi giorni e su quelli che potrebbero essere gli eredi di quella fantastica e irripetibile generazione vincente negli anni ’70.
E neanche qui Pietrangeli le manda a dire: "Questa nuova formula è vergognosa. Io sono quello che ne ha giocate di più di partite in Davis e vi dico…"»
Lo interrompe Panatta: "Ci dici che sei modesto?»
"Non sono modesto, ma allora arrivateci voi, se ci riuscite!" ribatte lui e poi continua sulla Davis attuale: "Questa nuova formula è vergognosa. Il signor Davis si sta rigirando nella tomba. Il signor Piqué, grande signore del pallone, non si rende conto. Vorrei domandargli se gli farebbe piacere scendere in campo all'una di notte. A quell’ora sono scesi in campo i tennisti l’altra sera"».
Si accoda Bertolucci: "La Davis è morta due anni fa. Che l'Italia giocherà domani io l'ho scoperto stamattina e sono uno dell'ambiente. È scandaloso".
Barazzutti: "Le Federazioni hanno incassato molti soldi con questa nuova formula…", ma neanche fa in tempo a finire che Pietrangeli continua a commentare il nostro movimento del tennis: "Dobbiamo ringraziare le donne. Ci hanno tenuto vivi e in piedi come Federazione in questi anni. Se siamo rimasti vivi come movimento lo dobbiamo a loro. Oggi abbiamo la fortuna di avere dei ragazzi straordinari. Sinner è un vero fenomeno. Con Berrettini la riflessione è che se dopo 61 anni ha battuto un mio record la dice lunga del valore dei miei risultati... Solo la Russia ha giocatori migliori, ma oggi come oggi uno come Sinner può battere chiunque, compreso Djokovic".
Bertolucci: "Invidio Volandri"
Panatta questa volta è d'accordo e aggiunge: "Sui colpi di rimbalzo secondo me Sinner è tra i primi due giocatori al mondo e ancora può migliorare…Se aggiusta il servizio, al numero uno ci arriva eccome. Sonego è tosto e lotta come un pazzo, Musetti è un talento in crescita. È un peccato che la Davis non sia rimasta come allora, perché sarebbe stato divertente. Io consiglierei un doppio Berrettini-Sinner, curioso di chi starebbe alla risposta».
Zugarelli, quasi a sorpresa, rompe il silenzio: "Sinner mi sembra mono-corde, è ad altissimo livello, però concede poco al divertimento. A me piace Berrettini». Proprio mentre finalmente l’argomento sembrava interessare Tonino, Bertolucci sente il prurito di chi non riesce a stare fuori dal coro: "Io francamente invidio Volandri".
Parere da ex capitano, già perché dopo aver vinto la Coppa Davis del ’76 e aver raggiunto la finale altre 3 volte in 4 anni, quei giocatori sono stati tutti a turno capitani, a parte Zugarelli, come non manca di fargli notare Adriano Panatta, mattatore da palco: "Tutti ci siamo passati, tranne Tonino…alle riserve non era concesso di diventare capitani! scherzo ovviamente, Tonì!... Ah, Nicola … sapessi che cosa ho detto di te, fuori onda..."
"Sapessi cosa ho detto io!", ribatte Pietrangeli.
… to be continued…
A maggio, su Sky. In 6 puntate, se basteranno. Chissà...
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