Us Open, oggi la finale Ruud-Alcaraz: una sfida che vale doppio

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Michela Curcio

Alle 22.00 l'ultimo atto del torneo newyorkese che incoronerà un nuovo campione Slam e il nuovo n. 1 del ranking ATP. I precedenti sorridono al 19enne murciano che parte leggermente favorito

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"The winner takes it all". E per Casper Ruud e Carlos Alcaraz, prendersi tutto vuol dire vincere gli US Open, mettere in bacheca il primo Slam in carriera e diventare numero 1 nel ranking ATP, il ventottesimo diverso dal 1973, anno in cui è stata istituita la classifica computerizzata. Facile sarebbe dire adesso di aver sempre scommesso su di loro fin dal primo lunedì di azione a Flushing Meadows. Sembrava che a fine torneo il nuovo re fosse destinato a essere Rafa Nadal, che non aveva punti da difendere, qualcuno avrà insistito su Daniil Medvedev, che da anni non steccava più sull’Arthur Ashe e chi voleva essere trasgressivo era stuzzicato dal nome di Stefanos Tsitsipas, in ripresa dopo la finale a Cincinnati, anche se persa contro Borna Coric. Invece lo spagnolo è stato eliminato negli ottavi di finale da Frances Tiafoe, il russo si è fermato quasi in contemporanea contro Nick Kyrgios e il greco addirittura non è andato oltre il primo turno, vittima illustre di un Daniel Galan in stato di grazia. E quindi, in fondo sono arrivati Casper e Carlos, rispettivamente 23 e 19 anni, i più giovani nel quintetto, che a momenti avranno anche sentito la pressione, ma che sono stati impeccabili nel tenerla a freno, uno con la lucidità tattica, l’altro con uno sconfinato talento, entrambi con l’educazione e il rispetto sempre mostrati a chi stava dall’altro lato di campo. 

Il percorso di Ruud

Ruud è stato il primo a lanciare il guanto di sfida, sconfiggendo Karen Khachanov con il punteggio di 7-6, 6-2, 5-7, 6-2, in una semifinale che però non è mai stata veramente in discussione. E a chi sostiene che il norvegese non sappia divertire, meglio sarebbe mostrare lo scambio da 55 colpi, vinto da Casper sul set point sfruttato sul 6-5 nel tiebreak nel primo parziale: un capolavoro di tattica, di pazienza, di resistenza fisica, chiuso dal norvegese con un rovescio lungolinea, non proprio il marchio di fabbrica, dopo un’ora di match in cui la testa di serie numero 5 spesso aveva avuto difficoltà a rimanere in palleggi ben più semplici. I progressi di Ruud si notano dal dritto che non è più giocato perennemente in topspin, ma che viene rischiato anche con traiettorie più piatte e più adatte al cemento, dal rovescio che non soffre più se stressato nello scambio e dal servizio che ha guadagnato in velocità e in precisione. Soprattutto, però, il Casper newyorkese ha coronato la propria crescita con un atteggiamento in campo così esemplare da tradursi in una incredibile freddezza tecnico-tattica. Un esempio su tutti: perso 7-5 un quarto set che aveva dominato nel match di terzo turno contro Tommy Paul, il norvegese non è neanche andato in bagno, si è seduto, ha riordinato le idee, si è rialzato e ha rifilato un 6-0 allo statunitense. "Dopo il Roland Garros ero felice, ma sapevo anche che sarei dovuto rimanere umile perché quella sarebbe potuta essere la mia unica finale Slam in carriera, perché non è facile arrivare così in fondo in questi tornei", ha detto Ruud dopo la vittoria su Khachanov. Nel frattempo, però, il norvegese è il quarto più giovane dal 1995 ad aver raggiunto più finali in un Major nella stessa stagione dopo Nadal, Federer e Ferrero. Ed è anche l’unico, dal 2004, "fab four" esclusi ad averle raggiunte su Slam in superfici diverse. Niente male per chi doveva saper giocare soltanto sulla terra rossa.

©IPA/Fotogramma

Il percorso di Alcaraz

Se a Ruud sorridono i record di adattabilità, a Carlos sorridono i record di precocità. Con la vittoria in cinque set contro Tiafoe, lo spagnolo si è unito a nomi come Borg, Wilander, Becker, Edberg, Chang, Sampras e Nadal nella lista di chi è arrivato in fondo in uno Slam prima di compiere 20 anni. Come se non bastasse, Carlos è anche il secondo più giovane nell’era Open ad aver raggiunto la finale a Flushing Meadows dopo Sampras, nonché il quarto più precoce a essere sicuro di debuttare in top two nel ranking dopo Becker, Borg e Nadal. Alcaraz sarà addirittura il virtuale numero 1 nel ranking ATP nel momento in cui scenderà in campo contro Ruud, ma non rimarrà tale se dovesse perdere in finale. Finali che dopo un iniziale bilancio di 5-0 nel circuito maggiore, gli sono state indigeste ad Amburgo e a Umago rispettivamente contro Lorenzo Musetti e Jannik Sinner. Queste due sconfitte, unite alle partite perse di misura contro Tommy Paul e Cameron Norrie tra Montreal e Cincinnati, e agli stop nei quarti di finale contro Alexander Zverev al Roland Garros e agli ottavi di finale contro Sinner a Wimbledon, avevano contribuito a insinuare il dubbio che Alcaraz potesse essere ancora (comprensibilmente) acerbo per uno Slam, nonostante i due Masters 1000 vinti in stagione a Miami e a Madrid. Niente di meglio di dieci ore in campo e di tre partite riagguantate al quinto set tra ottavi di finale contro Marin Cilic, quarti di finale, con tanto di match point annullato a Sinner, e semifinale contro Frances Tiafoe per scacciare i primi dubbi, comunque abbastanza prematuri ed eccessivi. 

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Ruud-Alcaraz, i precedenti

I precedenti sorridono entrambi ad Alcaraz che parte leggermente favorito su Ruud. La finale a Miami è più fresca nella memoria: lo spagnolo e il norvegese andarono a braccetto nel primo set, prima che Carlitos prendesse il largo nel secondo parziale. Altrettanto da ricordare, però, è la partita di quarti di finale giocata sulla terra rossa nell’ATP 250 di Marbella ad aprile 2021: Alcaraz, in tabellone con una wild card, lasciò soltanto sei game a Ruud, diventando, a 17 anni e 11 mesi, il più giovane in semifinale in un torneo ATP dal 2014. La finale agli US Open tra Ruud e Alcaraz è soltanto la terza in uno Slam dal 2006 a non vedere in campo uno tra Federer, Nadal, Djokovic e Murray e forse non è una coincidenza che sia sempre successo a New York, nel 2014 con la vittoria senza appello di Cilic su Nishikori e nel 2020 con la rimonta di Thiem su Zverev da due set di svantaggio e break di ritardo sia nel terzo che nel quinto parziale. Probabile che la partita tra Casper e Carlos possa essere una via di mezzo tra le due, con lo spagnolo e il norvegese che difficilmente decideranno di sfidarsi sul dritto e che, piuttosto cercheranno di pressare su seconda di servizio e rovescio. Chi vince va a casa con tutto il bottino, chi perde deve accettare la realtà. Non potrebbe essere più semplice di così.