Adriano Panatta: "Federer ha avuto anche dei difetti (piccolissimi)"

l'intervista

Tra le testimonianze inedite contenute nella nuova puntata de “L’Uomo della Domenica” dedicata a Roger Federer- in onda su Sky Sport dall’11 novembre- anche il commento di Adriano Panatta: "Francamente gli ruberei tutto, perché a quel punto sarei Federer e altri problemi non ne avrei"

UDD ROGER FEDERER, DALL'11 NOVEMBRE SU SKY

Una lunga chiacchierata con Adriano Panatta che parla di Federer, protagonista della nuova puntata de “L’uomo della domenica” di Giorgio Porrà, in onda su Sky Sport dall’11 novembre e disponibile on demand.

 

Perché il ritiro di Federer ha innescato nel mondo un cortocircuito di emozioni raramente registrato in passato nella storia dello sport? Ha che fare con la consapevolezza di aver perso per sempre il prodigio del gesto puro, essenziale, limato al millimetro, che lo stesso Federer ha sempre spiegato di aver messo al centro del suo tennis? "Intanto perché lui è stato un campione che resterà indimenticabile. E’ uno di quei simboli dello sport mondiale che chiunque conosce. Anche in un vicolo di Shanghai, se nomini Federer, sanno chi sia. Poi gli addii sono sempre un po’ sentimentali, malinconici. Devo dire - spiega Panatta- che lui si è sforzato tanto per farlo diventare malinconico questo addio, anche un po’ troppo forse: i pianti, tenersi per mano... Però ci sta, io non mi sento di giudicare. Sono un vecchio romano cinico, per cui certe cose non le concepisco, però le capisco e dico che quella di Federer e Nadal era una bella immagine".

Un giocatore dotato di una tecnica assoluta

A caldo hai detto: “Non si è ritirato Federer, si è ritirato il Tennis”, perciò anche tu sei caduto, per un momento, nel romanticismo. "Ma io sono romantico. Romantico soprattutto per quel tennis che lui esprimeva in modo moderno, attuale, che però era un tennis che adesso non si vede più. Il fatto è che quello che faceva Federer non si poteva fare, ma lui lo faceva. Per questo secondo me lui è indimenticabile, al di là delle vittorie, del palmares e di quanti Slam ha vinto. E' stato un giocatore dotato di una tecnica assoluta. Ho sempre detto che tra i giocatori con i quali ho giocato e quelli che ho visto giocare in tutti i miei tanti anni, lui era sicuramente quello che giocava meglio, anche se magari altri hanno vinto di più. Per me non conta la statistica, ma ciò che lui rappresentava per me e per il tennis che io amo".

In tanti hanno descritto quei “momenti Federer” di cui parlavi, raccontati anche da David Foster Wallace: le cose che faceva solo lui, gesti che sconfinavano nell’inspiegabile, l’urgenza di scomodare la sfera divina per provare ad interpretarli. Nei ricordi di Panatta, ripensando alla carriera di Federer, c’è un momento più inspiegabile degli altri? Un gesto, un colpo, un prodigio, scolpito nella memoria? "Guarda, delle soluzioni improvvise, anche in recupero. Lui è un giocatore di spinta, lui amava comandare, non amava difendersi, anzi, secondo me in difesa era meno forte che in attacco. Però lui in difesa riusciva a fare delle volte dei colpi di polso – tanti ne abbiamo visti – o trovare delle soluzioni che solo lui poteva pensare. Altri giocatori, anche i più forti, su ogni posizione del campo possono avere magari quattro soluzioni da giocare. Lui invece poteva averne 2 o 3 in più, movimenti a cui non penseresti".

Difetti? Forse nella voleé di dritto....

Borg e McEnroe dicono che gli avrebbero rubato lo slice di rovescio, Nadal il servizio. E Panatta cosa ruberebbe a Federer? "Tutto, francamente gli ruberei tutto, perché a quel punto sarei Federer e altri problemi non ne avrei. Lui non aveva grossi difetti. Se vuoi trovare proprio dei piccoli difetti... ma, lo vogliamo dire? Beh, per esempio nella volée di dritto secondo me poteva avere un piccolo difettuccio perché la lavorava un po' troppo e ogni tanto la perdeva. Poi che possiamo dire? Servizio perfetto, dritto fantastico, sul discorso del rovescio in back non sono tanto d’accordo, ne ho visti di migliori. Però attenzione, parliamo di un livello eccezionale".

Giocava così bene che non serviva essere cattivo

Finale di Wimbledon 2019. Il Federer 38enne che si arrende a Djokovic dopo due match point sciupati e 5 ore di tennis al top. Quando ti hanno chiesto dei suoi match è il primo che hai menzionato. Perché? Anche in questo consiste la sua grandezza, la sua “diversità”, nell’essere ricordato non per gli 8 Wimbledon, i 20 slam, ma per una eroica caduta? "E' vero, Federer rischia di essere ricordato più per quella sconfitta che per altre vittorie, perché quell’episodio è stato preso dalla maggior parte delle persone come un’ingiustizia. Perché? Perché aveva giocato troppo bene e aveva perso un po’ per sfortuna, forse anche perché al momento buono gli è mancata quel pizzico di cattiveria in più, quella che ha Djokovic e che ha anche Nadal. Lui era meno cattivo in campo, perché giocava talmente bene che non serviva essere cattivo. Quella volta ci è rimasto a tutti l’amaro in bocca: io veramente ho sofferto quando l'ho visto perdere quel match. Difficilmente faccio il tifo, ma quella volta volevo proprio che lui vincesse quella partita. Però purtroppo lo sport in generale e il tennis in particolare a volte sono crudeli".

 

Nell'era moderna Federer rappresenta il tennis

Rod Laver ha detto: il titolo di più grande va diviso a metà, io fino al ’68, Federer nell’era moderna. Trascurando la contabilità dei successi di Nadal e Djokovic, è giusto misurare la grandezza dello svizzero in statistiche? O è più corretto specchiarla nell’affetto planetario, nell’impronta fondamentale nella crescita, nella diffusione del gioco? "Questa valutazione dipende dalla persona che fa questa classifica. Io sono uno che guarda più la bellezza, il fascino di un giocatore quando sta in campo. Gli altri, un pochino più matematici, guardano le vittorie. Io non ho mai amato molto le statistiche, da sempre, da quando le hanno inventate. Per cui ci sono dei giocatori che dal punto di vista statistico hanno vinto più di lui, ma credo che nessuno di loro sarà ricordato come Federer. Poi il tempo cancella tutto: se oggi lo domandi chi sia Rod Lever a dei ragazzini che giocano a tennis, difficilmente sapranno chi è. Eppure lui ha vinto due grandi Slam: una performance forse irripetibile, almeno fino ad oggi. Per cui uno dovrebbe dire che Lever è stato il più grande, però lui ha giocato praticamente fino al 1968. Io dico che nell’era moderna Roger Federer è il giocatore che rappresenta il tennis; perciò ho scritto: non si è ritirato Federer, ma si è ritirato il Tennis”. Quel tennis. Mi hanno criticato in tanti, ma a me non frega niente. Ripeto, quando si è ritirato Federer, quel tennis è finito".

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UDD "Roger Federer - Ho visto un re"

Nuova puntata speciale de “L’uomo della domenica”: Giorgio Porrà celebra il grande tennista Roger Federer. Appuntamento dall'11 novembre: primo passaggio alle 22.15 su Sky Sport Uno, in streaming su NOW e disponibile on demand.