Jannik Sinner e Stefano Domenicali come non li avete mai visti

Vanzini: “Eccoci qua con le presentazioni, parto dal mio compagno che è Roberto Chinchero. Poi vado dal padrone di casa, Stefano Domenicali, e dal grandissimo ospite che è Jannik Sinner. Questo '4 amici al box' è una bella chiacchierata tra amici e parleremo anche di... sci, perché noi siamo tutti sciatori, no Stefano?”. Domenicali: “Grazie per includermi in questo gruppo, perché devi sapere Jannik che Carlo è veramente un professionista”. Vanzini: “Io no, ma lui era forte”. Domenicali: “E’ ancora forte”. Sinner: “Ero, ero. Non più”. Vanzini: “Vabbè non si sa mai, magari se poi vuoi cambiare sport…”. Sinner: “No, no. Lasciamo perdere. C'è un giorno, il nostro giorno. Il 25 dicembre, in cui andiamo a fare un bel giro con gli amici, ma poi finisce tutto lì”. Vanzini: “Mi dicono che sei anche un kartista e che sei bello aggressivo, mi dicono che sei un po' un ‘Max Verstappen’ in pista quando vai col kart”. Sinner: “Sì, non ci vado spesso, però è sempre una bellissima esperienza andare con i go-kart o fare un semplice giro in macchina dopo il lavoro, mi dà una tranquillità incredibile. Mi piace molto il motorsport”. Chinchero: “Abbiamo saputo che nei kart sei uno che va forte, però anche con la playstation con gli amici…” Sinner: “Sì sì, mi piace. La playstation per me è un modo di comunicare, di restare in contatto con gli amici. Ti colleghi alle sette, giochi un’ora… però più che altro gioco per stare in connessione sempre con loro, perché non li vedo mai, sono sempre in giro. I kart mi piacciono molto, ci vado anche col mio team. C'è Simone, il mio allenatore , che guida molto bene, però in gara poi… diciamo che si caga un po’ sotto . Mi piace mettergli pressione da dietro finché arriva il momento dove sbaglia!" Chinchero: “Ma hai mai pensato a un'esperienza in pista? Ti piacerebbe un giorno provare una macchina in pista? Visto che c'è anche Stefano qua…” Sinner: “Stefano, te che dici?” Domenicali: “Io dico che le cose vanno fatte al momento giusto. Adesso lasciamolo rimanere per tanti anni al numero uno nel tennis mondiale, poi dopo la macchina la troviamo, questo di sicuro”. Sinner: “Esatto, c’è tutto il tempo”. Vanzini: “Elogi ne abbiamo già fatti per come si è trasformata la Formula 1, diventando un posto dove tutti vogliono essere almeno una volta nel corso della stagione. Stefano, ti chiedo perché Jannik Sinner come testimonial della Formula 1?” Domenicali: “Perché a mio avviso Jannik rappresenta un personaggio straordinario per più motivi. Numero 1: è un vero appassionato di Formula 1, lo è sempre stato e conosce la Formula 1 meglio di me, anche se potrei essere suo padre. Numero 2: rappresenta il giusto modo di essere parte del mondo sportivo, ha valori che a me piacciono. Sotto questo profilo rappresenta la bellezza dello Sport” Vanzini: “Jannik, prima chiacchierando dicevi che eri molto colpito dall'organizzazione del mondo Formula 1. Cosa ti ha colpito in particolare?”. Sinner: “La prima volta che vedi tutto da vicino è incredibile. Mi ha colpito l'organizzazione, quante persone lavorano per ogni pilota, è sorprendente. E poi quello che vedo è che i piloti sono molto aperti, cinque minuti prima di andare in pista parlano con la gente. Ho avuto la fortuna di incontrare Charles Leclerc, George Russel e Max Verstappen. Sono persone normali e a me questa è la cosa che mi piace di più. Noi tennisti invece siamo molto più chiusi. Questo contatto con la F1 credo possa aiutarmi, nel dire ‘ok, puoi fare anche altre cose’ e poi ovviamente quando vai in campo cerchi di fare il meglio possibile”. Vanzini: “Leclerc ha fatto un'attività con te e sicuramente gli ha fatto piacere, ma di quelle poi ne deve fare altre 10 prima di andare in macchina. Mi è piaciuto anche molto quando hai detto che per te il cappellino è un po' come abbassare la visiera in macchina. Metti il cappellino che è un po' anche il tuo interruttore, credo che ci siano delle similitudini tra diversi sportivi e tra diversi numeri uno”. Sinner: “Sì, infatti ho chiesto a Charles cosa prova quando mette giù la visiera. Lui mi ha detto che è un tipo tranquillo, vive lo sport nello stesso modo in cui lo vivo io. Cerchiamo semplicemente di fare il meglio”. Chinchero: “Jannik, la Formula 1 è uno sport di squadra però poi nel momento clou i piloti sono da soli in macchina e quindi devono gestire molto la pressione. E’ così anche nel tuo caso? Quando sei da solo in campo, i tuoi preparatori sono lontani, lo senti quel momento in cui ti dici ‘sono da solo, dipende solo da me’?”. Sinner: “Sì, la pressione c'è sempre, è una cosa che ti spinge a fare bene e a far meglio. Soprattutto quando sei stanco, la pressione ti dà quella botta di adrenalina e riesci a correre come nel mio caso per ore, ore e ore. Qua però è un po' diverso, perché la pressione ti può fare brutti scherzi. Quando guidi, se fai un errore è molto più grave. Nel mio caso, mal che vada perdo...”. Vanzini: “Stefano, cosa ti rende più orgoglioso di dove hai portato la Formula 1 e del tuo percorso?”. Domenicali: “Orgogliosi dobbiamo esserlo tutti, perché siamo tutti partiti da famiglie ‘normali’ e abbaimo avuto la possibilità attraverso l'impegno, la passione e la dedizione di sfruttare le opportunità che la vita ti presenta. Arrivare dove siamo arrivati, dico siamo perché vale per tutti quanti noi, è sicuramente un momento che vivo e condivido con la mia famiglia in maniera unica. Di cosa sono contento? Sono contento che adesso di Formula 1 si parli in ambienti dove prima non sapevano nemmeno di cosa si trattasse dal punto di vista sportivo. E’ bello vedere quello che abbiamo creato dal punto di vista commerciale, ma soprattutto dal punto di vista della passione che abbiamo generato. Ripeto, in aree del mondo e con persone che proprio del nostro sport non sapevano nulla. Jannik prima diceva una cosa importante: quello che siamo riusciti a fare noi in Formula 1 è quello di far capire a tutte le persone importanti, che hanno ruoli diversi, ma soprattutto i nostri piloti, che loro rappresentano per noi i gioielli su cui bisogna investire. Un pilota di Formula 1 deve capire che non c'è solo il momento della guida, che sicuramente è il momento centrale, ma il crescere come personaggi e come punti di riferimento porta interesse e fa crescere lo sport. E questo è quello che è importante, il nostro mondo può dare qualche cosa agli altri che ci guardano. Dobbiamo sempre ricordarci di avere questa responsabilità anche sociale. Noi abbiamo la fortuna nel nostro sport, ma anche nel tennis, di vedere i nostri tifosi che indossano casacche diverse però sono seduti vicini e si divertono”. Vanzini: “Vestiti anche da carota...”. Domenicali: “Esatto, anzi quello fra un po' lo vedremo anche qui in qualche tribuna, vedrai. E questi sono i messaggi che vanno al di là dello sport. Quello che dico sempre è di pensare in grande. Pensare in grande è il motto che deve caratterizzare chiunque eserciti un ruolo di responsabilità, che sia nel mondo dello sport o in altre attività”. Vanzini: “A volte è un po' uno sport nazionale, quello italiano, il non apprezzare quello che è orgoglio italiano. Adesso noi abbiamo il numero uno del tennis mondiale, a volte io faccio fatica ancora a crederci… in uno sport dove in passato abbiamo avuto dei buoni risultati, ma mai un italiano è stato così stabilmente il numero uno nel tennis mondiale, credo sia per noi qualcosa di incredibile”. Domenicali: “Aggancio anche un altro tema: il tema del ‘come’. Perché la modalità in cui sei un numero uno vale tanto. Questa secondo me è una caratteristica straordinaria che Jannik ha e di cui non dobbiamo mai dimenticarci. La modalità con cui lui riesce a semplificare tutto e a rendere 'normale' quello che fa è straordinario. Poi la capacità di far ricrescere un movimento, quello del tennis, che sembrava in difficoltà. E’ chiaro che avremo tanti ragazzi che si sono già avvicinati al tennis grazie a lui”. Vanzini: “Jannik, che numero uno sei? Tra l'altro io so che per te è facile il tennis, perché è un po' per liberare la testa da quello che veramente fai, ossia le partite di Burraco . Mi dicono che è lì sei molto più preso… Torniamo seri, che numero uno sei?”. Sinner: “Sono una persona molto semplice. Ho sempre cercato di trasmettere i valori che mi hanno dato i miei genitori verso l’altra gente. Credo che sono forte in quello che faccio, però non sono una persona che cambia il mondo. Quindi è inutile non essere umile. L'umiltà credo sia molto importante, come ha detto Stefano veniamo da famiglie normalissime, io vengo da un paesino con più o meno 2000 persone. Ci ho sempre creduto, ho avuto la fortuna di trovare le persone giuste nel momento giusto. Ho sempre cercato di stare con persone che mi potessero aiutare personalmente, poi tecnicamente piano piano si cresce. È una cosa abbastanza naturale. Soprattutto quando hai vent'anni migliorare tanto è facile, però tutto il resto è la cosa più importante”. Vanzini: “E il burraco poi…”. Sinner: “E ovviamente il burraco, se si perde lì è un disastro ”. Chinchero: “Parlando un po' con dei piloti come Lewis Hamilton e Max Verstappen, che si sono ritrovati di colpo sotto i riflettori perché hanno avuto un successo immediato, hanno sempre detto che a un certo punto hanno sentito un po' il bisogno di isolarsi, di costruirsi un cerchio magico intorno per cercare di riuscire a gestire le energie mentali e essere tranquilli. E’ un'esigenza che hai sentito anche tu? Anche nel tuo caso la popolarità è arrivata in un tempo abbastanza breve…”. Sinner: “Sì, è arrivata abbastanza velocemente ma non deve cambiare il modo con cui affronti tutte le giornate. Come sono arrivato a essere lì in quella posizione dove sono ora, si deve continuare in quel modo lì… trattare le persone che ho intorno in modo uguale. Non credo che il successo possa cambiare una persona che vuole sempre migliorarsi, perché la giornata deve avere un senso. Io mi sveglio per migliorarmi”. Vanzini: “Si dice nello sport arrivare alla vetta sia più semplice che restarci. E’ un po' una questione per entrambi: come si resta con la Formula 1 a questi livelli?”. Domenicali: “Ma io credo che proprio quando le cose stanno andando bene che chi sente questa responsabilità sa che c'è sempre margine di miglioramento, a livello organizzativo, a livello relazionale, circondandosi delle persone giuste... Dico che bisogna essere in ascolto sempre, perché si impara da chiunque ti circonda. Noi abbiamo la fortuna di girare il mondo, di incontrare persone con culture diverse, sensibilità diverse… Questo è un valore aggiunto che non tutti hanno la fortuna di avere, però poi ci dobbiamo rendere conto di un fatto: quando si devono prendere decisioni, quando si deve giocare per il punto più importante della propria carriera, sei solo con te stesso. Perché alla fine sei circondato da persone che ti aiutano, ma la forza di sentirsi solo in una maniera preparata farà la differenza anche per il futuro”. Chinchero: “Stefano ci ha confezionato un bel calendario di 24 gare, per cui la stagione inizia marzo e finisce a dicembre. Ma anche nel tuo caso la stagione è lunga ed è diventato d'attualità tra i piloti parlare di gestione delle proprie forze, delle proprie energie durante tutto l'arco della stagione. E’ così anche nel tuo caso, cioè, devi dosare gli sforzi?”. Sinner: “Credo che nel tennis sia un po' diverso, perché io ho la fortuna di poter scegliere di non partecipare a qualche torneo. Se va bene un torneo, magari il prossimo non lo gioco perché mi devo allenare e mi devo gestire. Perché non è importante giocare bene a 23 anni o 24 anni, ma anche quando arrivi a 30 o 32, quindi è tutta una gestione. E spesso si sbaglia.. Io non sono né perfetto né nulla, sicuramente nel futuro si sbaglierà, però proprio dagli errori puoi migliorare. Secondo me in questa stagione abbiamo fatto molto bene il dosaggio e la scelta dei tornei a cui partecipare. Alla fine in ogni torneo a cui ho partecipato ero pronto mentalmente ma anche fisicamente. Adesso cerchiamo di replicare questo anno dopo anno...”. Chinchero: "Stefano, pensa se un pilota dicesse ‘No, la prossima gara non vengo perché ho deciso che la salto’”. Domenicali: “Credo di non avere questo tipo di problema. Ho altri pensieri, ma questo credo di no ”. Vanzini: “A proposito di questo mi rifaccio a Fernando Alonso, che è ancora qua ed è un mastino. Mi rifaccio a una sua intervista dopo il secondo titolo mondiale. Gli chiesi: ‘tu puoi battere i numeri di Schumacher?’. La sua risposta fu sorprendente. Aveva 24 o 25 anni e mi disse ‘no, perché io non starò così tanto nel mondo dello sport’. Tu sei ancora più giovane, ma è un pensiero che fate mentre siete in attività ‘quanto mi durerà la carriera?'". Sinner: “Secondo me è inutile pensarci. Nel mio caso pensare di vincere 24 Slam è inutile. E’ impensabile. Non è neanche realistico, perché quello a cui io voglio arrivare nella mia carriera è poter dire ‘io ho dato il 100%’. Poi adesso ho vinto due Slam, se dovesse finire lì sarò contento comunque, perché ho dato il 100% nei prossimi 10-15 anni. Non possiamo fare comparazione con altri tennisti o nel caso della F1 con altri piloti. Ognuno è diverso. Ho visto una bellissima intervista di Verstappen, ha spiegato che a un certo punto si fanno anche delle scelte di vita propria... Stare con la famiglia, pensare alla propria relazione, ci sono altre cose. Ovviamente io ancora sono abbastanza giovane, quindi la carriera la vedo in un modo diverso, però diciamo che le relazioni in modo privato sono molto molto importanti. Forse ancora più importanti, perché sono quelle persone che poi ti porti dietro per tutta la vita”. Vanzini: “Mi ha colpito molto prima quando parlavi del tuo incontro con Charles e Max e del fatto che tu abbia colto qualcosa da loro e poi hai detto ‘quella cosa lì la posso migliorare’. L'ispirazione è sempre quella che porta a essere i numeri uno, hai qualche atleta qualche sportivo che nel tennis o al di fuori del tennis che ti ispira in modo particolare? Ad esempio per Leclerc è un'ispirazione, come per tanti piloti, un pilota che neanche ha visto mai correre come Ayrton Senna”. Sinner: “Credo che ognuno di noi abbia degli idoli e dei punti di riferimento. Io ho sempre avuto, e ce l’ho ancora, questa cosa con mio papà, perché mio papà lavorava tantissimo. Andava via il mattino e arrivava dopo di me a casa, però arrivava ed era sempre felice di essere con la famiglia, qualche volta di andare a giocare a tennis con me. Dopo 10 ore di lavoro, capisco che qualche volta non ne avesse voglia, però lo faceva perché mi ama. Per me è sempre stato la mia persona di riferimento, così come mia madre. Lei arrivava a casa e doveva mettere a posto tutto, puliva la casa… C'era tanto amore e non vedevi mai se avevano avuto una brutta giornata, perché arrivavano a casa ed erano sempre felici. Poi magari qualche volta avevano zero voglia di andare a lavorare, però mi davano sempre un'energia molto positiva. Poi ovviamente mi piacerebbe conoscere Cristiano Ronaldo, LeBron James o altri sportivi. Però secondo me una parte molto importante me l’hanno data i miei genitori”. Vanzini: “A proposito di famiglia, noi viviamo in un mondo dove la famiglia è sempre molto presente, perché fin dai kart accompagna molto i ragazzini fino alla Formula 1, dove i genitori sono sempre presenti o quasi sempre, con una gestione diversa. Sappiamo come papà Jos ha cresciuto Max, con l'idea che dovesse diventare un campione del mondo di Formula 1, a volte anche in modo forte o aggressivo, o altri che sono cresciuti in condizioni diverse. Il libro di Agassi anche racconta di un qualcosa di particolare... Volevo sapere, tu che tipo di rapporto hai avuto nell'aspetto agonistico? E se tu dovessi dare un consiglio a una famiglia che ha un talento, quale deve essere il loro ruolo?”. Sinner: “E’ molto difficile dirlo, perché ognuno ha una famiglia diversa. Non c'è una regola, non è che i miei genitori sono i genitori perfetti o i genitori di Max sono perfetti. Ognuno di noi ha un punto di vista diverso. Credo che i genitori nel momento in cui fanno i genitori hanno dei valori simili che sono quelli che anno strasmesso a me i miei. E alla fine questo mi ha portato a essere un ragazzo molto tranquillo. Qualche volta i ragazzi sono un po' più nervosi, che è anche normale, perché non tutti siamo uguali. Se chiedi a me, a me piace una famiglia molto tranquilla. Le persone intorno a me tranquille, però non è detto che questa sia la soluzione”. Vanzini: “Intervengono o sono intervenuti nella tua carriera, sulle tue scelte o anche oggi tu chiedi dei consigli?”. Sinner: “No, io ho avuto la fortuna a 13 anni di incontrare una persona molto importante, che è Alex . Questa è stata la mia fortuna, perché i miei genitori mi hanno proprio detto ‘guarda, noi del tennis non sappiamo nulla, quindi ci fidiamo di Alex’. Abbiamo fatto le scelte insieme, all'inizio le ha fatte un pochettino lui, perché io a 13 anni non sapevo neanche cos'è la racchetta. Poi adesso mi sento maturo, possiamo prendere delle scelte insieme. Ci parliamo, ci confrontiamo. Ovviamente qualche volta i miei genitori mi hanno detto ‘dai, prova a fare questo’, però quello che mi hanno detto principalmente è ‘allenati, tutti i giorni dai il massimo, poi vediamo cosa ne esce’. E alla fine questa è una mentalità che mi piace molto e mi tira via anche tante pressioni in campo. Nel momento in cui io preparo la partita in modo perfetto, nel senso che non potevo far meglio di così, in partita si gioca e vediamo chi vince”. Chinchero: “Chiedo conferma anche a Stefano, noi stiamo vedendo un paddock con una generazione di piloti che hanno - anche in maniera un po' sorprendente - un ottimo rapporto tra di loro. Sono molto uniti. Tu hai un buon rapporto con i tuoi avversari o hai bisogno anche di avere un ‘nemico’ sportivo per concentrarti? Perché ci sono stati anche dei piloti che avevano bisogno dell'avversario per dare il massimo…”. Sinner: “Io ho tantissimo rispetto per tutti e questo rispetto lo porto in campo. Non ho paura di affrontare dei giocatori. Tra i due sport però ci sono differenze, perché nel tennis non siamo solo 20 come in Formula 1. Qua è un po' diverso. Nei grandi Slam iniziamo con 128 giocatori e quindi ognuno di noi ha il suo gruppo di amici. Però io non ho nessun nemico”. Chinchero: “Questo vuol dire tutto, perché quando diventi numero 1 di solito qualche nemico ce l’hai”. Sinner: “No, onestamente sto bene nel circuito e mi sento molto tranquillo. Con il mio team stiamo molto bene insieme, ma nello spogliatoio vado e non ho problemi con nessuno, è tutto molto tranquillo”. Domenicali: “L'interpretazione di quello che dice Jannik secondo me è straordinaria. Perché è chiaro che quando devi vincere contro un avversario la logica è ‘vincere contro’, invece per lui è 'migliorarsi', quindi essere migliore dell'altro. L'approccio è un approccio diverso, che ti dà la misura della forza di questo ragazzo. Se tu sei già forte e diventi ancora più forte, è chiaro che l’avversario perde”. Vanzini: “A proposito di screzi, tu non eri ancora nato quando questo signore con la divisa rossa correva dietro a Schumacher per trattenerlo in Belgio, a Spa, che voleva infilarsi in un box avversario”. Domenicali: “C’è il video, lo trovi facilmente...”. Sinner: “Dopo me lo fai vedere”. Domenicali: “Avevo ancora i capelli lunghi e non avevo gli occhiali, credo”. Vanzini: “E’ forse uno dei momenti più forti che hai vissuto con Schumi?” Domenicali: “Io credo che sia un momento dove in quel contesto c'era bisogno di intervenire, poi dopo Michael venne da me a ringraziarmi e anche a scusarsi, perché aveva avuto una reazione non da lui. Però fanno parte degli episodi che ti fanno anche crescere. Perché proprio nella logica del miglioramento continuo, quando uno fa un errore deve capirlo, deve riconoscerlo e deve cercare di capire come evitarlo la volta successiva. Però è stato un momento interessante”. Vanzini: “Verstappen e Russell che si si prendono, ‘mi ha detto che mi spacca la testa contro il muro’, l'altro gli ha detto ‘in curva uno vieni con me’, fanno anche un po' la storia della Formula 1. Poi però bisogna anche gestirli, perché si deve anche essere da esempio per tutti”. Domenicali: “Sì, qui viene fuori un quadro che poi non è veritiero di quello che sono davvero, perché come diceva Roberto poi la sera dopo sono andati a cena. Fa parte un po' della creazione dei personaggi che poi vanno oltre quello che è la tipologia di come guidano e di chi sono davvero. Dobbiamo parlargli al momento giusto e fargli capire che certe cose lasciano il tempo che trovano”. Vanzini: “Ci lasciamo con la promessa che saremo presenti con Jannik quando guiderà la Formula 1. Lui arriverà prima di noi in Australia il prossimo anno. Però l'esperienza di guida su una monoposto la facciamo?”. Sinner: “Beh, mi piacerebbe molto, prima però devo imparare a guidare per bene una macchina normale”. Vanzini: “A me hanno messo su una formula 4, non è facile ma chiaramente tu sei più predisposto mentalmente a capire tutto subito. Lo organizziamo, ci lasciamo così”. Chinchero: “Se no un simulatore, così cominci a provare”. Sinner: “Non so se Antonio Giovinazzi sta guardando, siamo buoni amici, quindi qualche volta qualche sfida ci scappa”. Vanzini: “E chi vince?” Sinner: “Eh chi vince, è come dire ‘andiamo a giocare a tennis?’ . Anche se lui è bravo anche a tennis”. Vanzini: “Dai, organizziamo il test, promessa nostra”. Sinner: “Va bene dai, ci sto!”.

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Jannik Sinner e Stefano Domenicali come non li avete mai visti