Dalla sindrome dell’impostore alla top 10: a Indian Wells il mondo ha scoperto Jack Draper

“Non sai mai davvero quando è arrivato il tuo momento”. Succedono cose in California. Indian Wells è stato il torneo delle consacrazioni, Mirra Andreeva e Jack Draper, 17 e 23 anni, campioni nel deserto e new entry in top 10. Concentrando l’attenzione sul tabellone maschile, in assenza di Jannik Sinner il tennis procede in fila sparsa, senza un leader: Zverev fuori al primo o secondo turno in tutti i tornei giocati dopo l’Australian Open, Alcaraz campione intermittente, Tsitispas ritrovato, Medvedev e Rune sulla buona strada. Nessun dominio, ognuno con le proprie chance. La novità più interessante di questa prima metà di Sunshine Double è il britannico Jack Draper che nello stesso torneo ha sconfitto uno dopo l’altro Fritz, Shelton, Alcaraz e Rune, quest’ultimo con un doppio 6-2 in poco più di un’ora e solo quattro punti persi al servizio nel primo set. Jack Draper è figlio d’arte. Non un predestinato, ma indirizzato fin da piccolo. Papà Roger è stato amministratore delegato della federazione britannica, mentre Nicky, sua madre, è stata una ex giocatrice a livello juniores e poi ha proseguito la carriera da coach. A 12 anni il ragazzino conosce Andy Murray, che ha da poco vinto il suo primo titolo a Wimbledon. Giocano un doppio insieme, Draper fa ace, Murray la chiama out. Si impressionano a vicenda, il più piccolo guarda il più grande giocare e pensa: voglio diventare come te. La strada è segnata, o almeno, così sembra. C’è un problema però, Draper non cresce. A 16 anni è alto 1 metro e 65, troppo basso per la sua età, difficile andare avanti nei tornei con 15 centimetri almeno che lo separano dai suoi avversari. Il cambiamento avviene all’improvviso, nel 2018, a 17 anni, diventa il ragazzo che è oggi, 1 metro e 90 abbondante. Lo stesso anno conquista la finale a Wimbledon juniores, tra gli under è il numero 7 del mondo. Tutto secondo i piani e le promesse. Tre anni dopo, nel 2021, fa il suo esordio sul campo Centrale dei Championships contro Novak Djokovic, l’inglese arriva, gioca, vince il primo set, poi perde e non si scompone. Tempo al tempo. Il mondo dei grandi è complicato. Challenger, jet lag, la fame degli altri, ogni giorno il bisogno di una conferma. Soprattutto, Draper deve fare i conti con un corpo di cristallo, cresciuto troppo in fretta. Addominali, anca, spalla: ogni giorno un nuovo dolore. Nel 2023 batte il suo idolo Andy Murray a Indian Wells. Agli ottavi di finale contro Alcaraz è però costretto a ritirarsi per un problema agli addominali. In quella stagione gioca in totale 31 partite: 19 vittorie e 12 sconfitte. Ha paura dei 5 set, teme di non reggerli fisicamente, dopo un’ora e mezza di partita teme che possano arrivare i crampi, un colpo di calore, uno stiramento, qualcosa che faccia fermare il suo corpo all’improvviso. Lavora tanto, ha lavorato troppo, i suoi muscoli hanno fatto crack. Il 2024 è l’anno dei primi titoli, Vienna e Stoccarda, cemento indoor ed erba. Al Queen’s, sull’erba di casa, sconfigge per la prima volta Carlos Alcaraz; a New York fa il suo esordio in una semifinale Slam, perdendo contro Jannik Sinner. Gli infortuni, essere costretto a guardare dal divano il tennis che gli scorreva davanti, lo hanno aiutato a studiare gli altri, i primi per primi, lo spagnolo e l’azzurro. Durante le pause forzate ridefinisce il suo gioco. “Devo cominciare a giocare come uno che è sopra 6-4 nel punteggio, non come uno che è sotto 5-6”. L’obiettivo è aggredire. La sua prima volta al torneo della Regina si è sentito letteralmente “un impostore”, dopo aver battuto lo spagnolo ha cambiato idea. Jack Draper, lassù, eccome se ci può stare. Dopo il ritiro di Andy Murray, nel Paese che sa come fare pesare ai suoi giocatori l’assenza di vittorie Slam , il ventitreenne britannico ha un grande peso sulle proprie spalle, non far rimpiangere il suo predecessore più illustre. Negli ultimi mesi Jack Draper ha sperimentato cosa significa giocare a tennis in assenza di dolore, senza paura che il fisico possa abbandonarlo. Ha capito che il suo momento stava arrivando, che con un corpo di cristallo la programmazione è ancora più necessaria e ogni tanto è obbligatorio fermarsi. A Indian Wells ha conquistato il suo primo Masters 1000 in carriera, un titolo che lo rende uno dei favoriti per la vittoria del Sushine Double. Mancino solo nel tennis come Nadal, big server, con un diritto arrotato che è capace di giocare in ogni zona ed è in grado di spingere il proprio avversario fuori dal campo. A Miami si presenta come testa di serie numero 6. A proposito di predecessori illustri, Tim Henman ha risposto così a una domanda sulle potenzialità del suo connazionale: “Se penso che potrà vincere uno Slam presto? Ovviamente sì”. Alla stessa domanda, il nuovo Draper, guarito dalla sindrome dell’impostore e da tutti gli altri dolori, ha risposto così: “Non vedo perché no”.

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Dalla sindrome dell’impostore alla top 10: a Indian Wells il mondo ha scoperto Jack Draper

Giorgia Mecca