I campioni intermittenti e il nuovo 'dominio' dell'incertezza nel tennis mondiale

Cercasi costanza disperatamente. L’inizio del 2025 nel tennis maschile è dominato dall’incertezza: successi effimeri e campioni di passaggio, un trofeo alzato verso il cielo e poi avanti il prossimo. In questa stagione, da Brisbane a Miami, si sono giocati 18 tornei: solo un giocatore è stato in grado di fare il bis, Felix Auger Aliassime , che ha vinto l’Atp 250 di Adelaide e Montpellier . A parte questa eccezione, ogni settimana rappresenta un’incognita. Senza Jannik Sinner e senza un suo vero antagonista, ognuno ha la propria chance. Qualche esempio: Alcaraz sconfitto da Lehecka ai quarti di finale a Doha pochi giorni dopo aver vinto Rotterdam, Rublev out al primo turno per mano del qualificato Halys , Zverev sconfitto da Griekspoor al secondo turno di Indian Wells e poi Miami con Medvedev e Alcaraz fuori subito rispettivamente contro Munar e Goffin e il campione della settimana precedente, Jack Draper, che ha perso all’esordio contro Mensik. Sono solo alcuni esempi del caos che regna nel circuito. Senza il numero uno e senza un leader, gli inseguitori si sono arenati. Alexander Zverev, il secondo giocatore del ranking aveva a disposizione 3250 punti dopo la finale agli Australian Open, in cinque tornei ne ha conquistati meno del 10 per cento, 310 in totale. Dopo l’ultima sconfitta contro pronostico ha detto poche parole: “Sto soltanto pensando al volo per casa”. La stagione sulla terra rossa incombe e la sensazione è che i giocatori facciano ritorno in Europa con poche certezze e con successi che vengono messi in discussione ogni settimana. Il Sunshine Double, ovvero vincere back to back Indian Wells e Miami, è sempre sembrato un traguardo ambizioso. Dal Duemila in poi sono soltanto tre i giocatori ad esserci riusciti, Andre Agassi nel 2001, Novak Djokovic in quattro occasioni e infine Roger Federer, l’ultimo a riuscirci nel 2017. Nel 2024 Sinner era arrivato in semifinale in California prima di vincere a Miami, mentre lo spagnolo dopo aver vinto Indian Wells aveva raggiunto i quarti a Miami dove lo aveva sconfitto Medvedev. Non propriamente il Double Sunshine, ma comunque la consapevolezza di essere sempre lì, di volersi prendere tutto. Dodici mesi dopo, il caos totale. Grande è la confusione e lo spaesamento ogni volta che viene sorteggiato il tabellone. Jannik Sinner, assente dal circuito dallo scorso 26 gennaio, con un solo torneo disputato e vinto, l’Australian Open, continua ad essere il primo della Race. Dopo di lui c’è Zverev che ha disputato 7 tornei in questa stagione e ha un bilancio di 1665 punti, in terza posizione Jack Draper con 4 tornei e 1540 punti. Senza il numero uno sono spariti anche i numeri due. Nessuno sgomita, nessuno vuole appropriarsi di niente, il trono è davvero vacante e le soddisfazioni momentanee, traballanti. Il tennis vive alla giornata, gli underdog sanno che devono farsi trovare pronti, è il loro momento. Questa mancanza di continuità viene evidenziata ancora di più dal paragone con il passato più recente, l’epoca dei Big 4, la loro consistenza. Novak Djokovic nel 2011 non ha perso una partita dal primo di gennaio all’inizio di giugno, ovvero dall’Australian Open al Roland Garros. Rafa Nadal sulla terra rossa ha un record di 81 vittorie consecutive, Roger Federer tra il 2005 e il 2006 ha raggiunto 17 finali di seguito. Questo tipo di solidità, al momento, la si trova soltanto in Jannik Sinner che non perde un match dallo scorso 2 ottobre e che da quel momento in poi ha conquistato Atp Finals, Davis e Australian Open. I suoi colleghi e coetanei invece al momento vivono il Tour come una montagna russa, con up and down continui, la fiducia che vacilla, il gioco che si perde per strada. Il fatto di essere testa di serie o di aver vinto un torneo la settimana prima non incute timore reverenziale agli avversari e soprattutto non regala sicurezza ai vincitori. C’è un solo giocatore che sta approfittando di questo caos e di questi baby fenomeni a intermittenza. Novak Djokovic. Chi è nato cannibale, cannibale rimane. Più difficile è diventarlo.

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