Sinner, e adesso? Come aspettarsi dal ritorno in campo di Jannik

A Roma l’aria sa già di maggio, a Rogoredo un po’ meno, ma Sky Tennis Club si gira qui e dunque ci facciamo andar bene il clima di Milano. Perché maggio profuma di Sinner, ovunque, ma quest’anno il rosso del Foro Italico sarà un rosso altoatesino. Torna Jannik, dopo tre mesi di oblio, lo sa il marmo bianco degli Dei racchettati e anche la folla che si aggira con in mano un biglietto per gli Internazionali d’Italia. Vibrazioni simili alle corde di una racchetta tesa. La puntata attraversa questo tema: Sinner, e adesso? Dopo settimane di silenzio, attese, interviste, pareri e tennis altrui, il ragazzo di San Candido è di nuovo qui. Roma, va da sé, lo accoglie come un imperatore rientrato da una campagna vittoriosa. Solo che la battaglia, stavolta, è stata combattuta solo contro il tempo. La pomata - ineffabile unguento protagonista di tante chiacchiere inutili - lo aveva congelato sul più bello, brusco risveglio dopo un meraviglioso sogno australiano. Ma finalmente rieccolo, come ha spiegato bene Rafa Nadal: “Sinner è innocente, il caso è chiuso. Jannik non ha mai cercato di imbrogliare o di ottenere vantaggio sugli altri. Sono sicuro non solo che sia innocente, ma anche una persona onesta”. Tre mesi di allenamento fanno solo bene secondo Riccardo Piatti, che di talenti ne ha cresciuti tanti, tra cui anche Jan. Ma il vero salto, adesso, sarà mentale. Dopo una pausa così non è solo una questione di tennis. Più di ogni altra cosa puoi pagare la desuetudine agonistica, anche se ti chiami Sinner e sei il numero uno. La mancanza della situazione-gara: il pubblico, lo stadio, la voce dell’arbitro, il boato degli applausi. Ed ecco la citazione storica imperdibile: Tony Roche portava Ivan Lendl ad allenarsi in vista di Wimbledon sull’erba australiana. E lo faceva giocare in stadi veri, pieni di gente, partite reali contro giocatori forti. Esibizioni agonistiche che non gli facevano perdere le buone abitudini. Paolo Bertolucci annuisce, la pensa esattamente allo stesso modo. E si riserva di esprimere pareri ulteriori a tabellone compilato. Perché fondamentali saranno le prime due partite, quelle del reinserimento, del ritorno alle atmosfere bollenti e piene di passione. Una volta ripreso il via e ritrovato il ritmo, nessun traguardo è precluso. Sempre tenendo presente che l’obiettivo supremo è vincere il Roland Garros, perché dobbiamo essere sinceri. Flavia Pennetta, che di arene ne ha calcate e domate, va sul ragionamento muscolare. Jannik è un tipo che ascolta il silenzio tra un colpo e l’altro. Quel silenzio adesso potrebbe riempirsi di attese, domande, ansie. La tensione della partita più facile è comunque superiore al più intenso degli allenamenti. Ma insomma, parliamo di un fuoriclasse, non può aver perso nulla dei suoi automatismi fenomenali. La cosa più importante è che torni a divertirsi, e tutto filerà liscio. Renzo Furlan, preciso come solo Renzo Furlan sa essere, sottolinea le incertezze che hanno avuto i diretti concorrenti di Sinner nello sfruttare al meglio l’occasione. Non hanno capitalizzato questo periodo per colmare lo svantaggio in classifica e si trovano con più dubbi che certezze. Zverev maluccio, Djokovic esaurito, il solo Alcaraz ha vinto un 1000 a Monte-Carlo : troppo poco per pensare di scavalcare il numero uno. Nel frattempo sale Musetti, ormai quasi top ten; bene Cobolli e Arnaldi, il nuovo che avanza; bene Cinà, il nuovissimo che scalpita; speriamo in Berrettini, ma deve essere al 100 % della sua condizione fisica. Jannik entra sul centrale. La folla lo vede, trattiene il respiro, poi esplode di entusiasmo e amore. Lui guarda in alto, sorride e saluta. Il sole lo taglia in due: metà ombra, metà promessa. Non è ancora tempo di gloria, ma di ritorni. Che a volte valgono più di qualsiasi trofeo. E allora bentornato, Jannik. Il Foro ti aspetta. L’Italia pure. Il tennis soprattutto. Senza di te - diciamolo - ha perso un po’ del suo swing.

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Stefano Meloccaro