Il futuro del tennis italiano si chiama Tyra Grant

Sembra un po’ Serena Williams, con i capelli legati in innumerevoli treccine, promettendo di portare in campo la stessa grinta e la stessa potenza da fondocampo. Poi, però, il sorriso e l’accento tradiscono Roma e Pavia insieme. Un melting-pot culturale rivelato fin dal nome: Tyra Caterina Grant. Il Foro Italico prima e il tennis in generale poi impareranno a conoscerla: diciassette anni compiuti due mesi fa, un enorme potenziale tecnico e una bandiera dietro al cognome che da maggio in poi non è più la stessa. Era a stelle e strisce prima, è tricolore adesso. L’Italia nel futuro, lo sport nel destino: Tyra Grant è figlia di Tyrone, ex cestista statunitense con una ricca carriera in Serie A, tra le 54 presenze nel Teramo Basket e le esperienze all’Olimpia Milano, alla Virtus Bologna e alla Reyer Venezia. Sua madre, Cinzia, invece, è italianissima, di Vigevano, ed è stata lei a trasmetterle la passione del tennis, guidandola nei primi passi in campo e poi preferendo seguirla come sua manager. I geni di papà, la protezione di mamma: la miscela perfetta. Una miscela che sembra poter portare bene anche a suo fratello Tyson, classe 2011, descritto come altrettanto promettente. Ma questa è un’altra storia, probabilmente davvero troppo prematura in questo momento. La carta d’identità di Tyra dice 12 marzo 2008, anno che, a volerci vedere una spolverata di destino, è stato un po’ crocevia di una generazione d’oro. Nei successivi sette anni, l’Italia vinse due Slam , più altre tre finali . Nel mezzo tre Fed Cup, il trionfo di Pennetta a Indian Wells nel 2014 e il Career Grand Slam in doppio di Errani e Vinci. Poi la stagnazione, fino al 2024 e alla magia di Jasmine Paolini in campo. Nove anni di difficoltà, un’eternità per il movimento. E, si sa, il miglior modo di costruire, più che di ricostruire, è affidarsi ai giovani. Attirarli con la forza di un progetto, metterli al centro di una programmazione impostata su di loro. E chissà che Tyra Grant non sia stata una di quelle che è cresciuta nel mito delle 'Fab 4' in tricolore dal momento che proprio ai confini d’Italia ha iniziato a prendere in mano sul serio la racchetta, a 8 anni, trasferendosi a Bordighiera, al Centro di Riccardo Piatti, il primo mentore. Se questo vi ricorda qualcosa – e qualcuno – che dalla Liguria è arrivato in cima al mondo, siete sulla strada giusta. E infatti, correva l’anno 2017 o forse 2018: una Tyra con l’età ancora a una cifra incrociava un adolescente Jannik Sinner che preferiva seguire la propria strada piuttosto che mettersi alla prova con i tornei juniores, mai granché frequentati dall’attuale numero 1 al mondo. Dal clima mite di Bordighiera al profumo di mare in Florida, sempre in equilibrio tra Italia e Stati Uniti: nel 2023, Grant ha lasciato il Piatti Tennis Center per trasferirsi a Orlando, dando alla USTA la speranza che il cuore si era un po’ più sbilanciato verso le strisce che non verso il tricolore. Ed è proprio dalla Florida che la diciassettenne romana ha iniziato a conquistare il mondo – per il momento juniores – del tennis, soprattutto in coppia con Iva Jovic, altra teenager prodigio dalla doppia identità, che rappresenta gli Stati Uniti, ma che ha nel cognome e nel sangue chiare origini serbe. Da dicembre 2022 a luglio 2024, Grant e Jovic insieme hanno vinto l’Orange Bowl , gli Australian Open e soprattutto Wimbledon . Prima, però, Grant si era anche tolta la soddisfazione di vincere il Roland Garros 2023 insieme all’altra connazionale Clervie Ngounoue, sconfiggendo in finale le teste di serie numero 1 Korneeva e Saito. Risultati con i quali Tyra è entrata in top 10 ITF juniores sia in singolare che in doppio . “Quando ho iniziato ad allenarmi con la federazione statunitense ero quella con il ranking più basso, ma ho lavorato sodo e sono contenta dei progressi che ho fatto, e che mi hanno portato oggi a invertire la situazione”, ha raccontato Grant, spiegando i segreti di una crescita meteorica. Bordighera e Orlando che cercano e trovano un punto di incontro a Cannes: non è la seconda parte di un film, ma è la sintesi trovata da Grant, che, tornata in Europa, ha preferito l’Accademia di Jean-René Lisnard, ex allenatore di Mirra Andreeva – a proposito di baby fenomeni – alla tranquillità di Novara. Tre strade, un unico percorso che inevitabilmente porta a Roma, agli Internazionali d’Italia, torneo per il quale Tyra Grant ha ricevuto una prestigiosa wild card. Wild card che si spera possa essere onorata, considerate anche le qualità tecniche e tattiche della classe 2008 nata nella Capitale. “Adoro la terra rossa anche se il mio gioco resta molto aggressivo. Ho un diritto carico che funziona bene sul rosso e un servizio in kick che mi aiuta molto”, ha spiegato. Inutile dire che in casa USTA la notizia non è stata accolta con entusiasmo. Anzi, la Federazione statunitense ha attribuito la vera 'ratio' di questa scelta a una maggiore possibilità di ricevere fondi e supporto per il prosieguo della carriera, avendo l’Italia una unica tennista in top 50 , contro le ben 10 americane . I precedenti che risalgono agli ultimi anni, però, giustificano la volontà di non rappresentare più gli Stati Uniti nello sport. Parlando di tennis, Naomi Osaka, nata in Giappone, ma cresciuta negli Stati Uniti da mamma giapponese e papà di Haiti, ha scelto di tenere fede alle proprie origini nipponiche, diventando la sportiva più pagata di sempre. Stesso percorso per Eileen Gu, sciatrice freestyle nata in California ma con mamma cinese, che ha scelto di rappresentare la Cina per la minor quantità di atleti di rilievo negli sport invernali e che, nel 2022, è diventata la più giovane campionessa olimpica nel freestyle, con due medaglie d’oro e una d’argento vinte alle Olimpiadi di Pechino. Tornando al tennis, anche se già tra le prime 400 al mondo, Tyra Grant ha avuto ridotte, ma significative esperienze da professionista. La diciassettenne nata a Roma ha già giocato le prime qualificazioni Slam, agli US Open 2024: esperienza non particolarmente fortunata, dal momento che ha raccolto soltanto tre game contro la numero 3 del seeding Hailey Baptiste. Meglio invece è andata in doppio misto dove Grant è arrivata in semifinale insieme ad Aleksandar Kovacevic, sconfitti dalla coppia italiana Errani/Vavassori, che poi ha vinto il titolo a New York. Il debutto a livello WTA è arrivato con la wild card a Miami tre mesi fa ed è stato bagnato dalla sconfitta con un doppio 6-4 contro l’austriaca Julia Grabher che, curiosamente, era stata sconfitta dall’amica Jovic due settimane prima a Indian Wells. Poco male: la prima vittoria “tra le grandi” è arrivata nelle qualificazioni di Madrid contro l’ex semifinalista di Wimbledon 2022 e attuale top 100 Tatjana Maria, regolata con un doppio 6-3, prima poi di essere fermata dalla bielorussa Aliaksandra Sasnovich. Uno splendido futuro, che aspetta di diventare ancora più luminoso nella città eterna – e non è un caso che Grant sia stata scelta come madrina per il sorteggio degli Internazionali d’Italia – meglio però sarà per lei non dichiarare a Roma la propria fede juventina. A lei e a Federico Cinà il compito di portare l’Italia oltre. Sognando Sinner, volendo essere soltanto Tyra.

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