Quanto ci mancherà il rovescio di Gasquet: storia di un bimbo (quasi) prodigio

Un petit garçon. Avrebbe dovuto essere soltanto quello. Un ragazzino a cui piaceva giocare a tennis. Si è ritrovato ad essere suo malgrado la speranza di una nazione intera. È l’inizio degli anni Novanta, Richard Gasquet ha circa otto anni, vive a Sérignan, in Occitania, si allena nel circolo della sua mamma e del suo papà, in cameretta ha appesi i poster dei suoi idoli, Pete Sampras ed Henri Leconte, quando non gioca a tennis guarda tennis: l’infanzia che vivono molti enfants prodiges. Il problema è quel rovescio, a una mano, naturale, con un movimento di preparazione perfetto, come se l’avesse progettato l’intelligenza artificiale. La posizione dei piedi, l’apertura delle braccia, la torsione delle spalle: tutto comme il faut. La voce si sparge, i giornalisti vanno a trovarlo al circolo di famiglia; i genitori, orgogliosi, spalancano le porte di casa. I fotografi prendono nota, entrano nella cameretta della creatura. È tutto bello, è tutto nuovo. C’est magnifique . Qualche settimana dopo, sul numero di febbraio 1996, eccolo, quel rovescio, in copertina. La prima pagina di ‘Tennis Magazine’ è tutta dedicata a lui, il titolo è carico di aspettative. Richard G, 9 anni. E poi: ‘È lui il campione che la Francia attende?’. La risposta è no, e quel titolo non aiuta. Nove anni sono troppo pochi per diventare una star, anche per chi del tennis è follemente innamorato. Richard G. ama colpire la pallina, si annoia ad allenare il servizio , è un esteta a uso e consumo di sé stesso, le attenzioni che riceve dagli altri non lo interessano, anzi, lo infastidiscono. Vorrebbe giocare a tennis, invece gli chiedono di diventare un eroe nazionale. Vaste programme. “Forse avevamo riposto troppe speranze” dirà anni e anni dopo Corinne Dubreuil, la fotografa della prima immagine di copertina del francese. A sua discolpa, le premesse per pensare in grande, però, c’erano eccome. Anno 1999, Les Petits As de Tarbes, i campionati mondiali per Under 14. I futuri campioni passano tutti da quel torneo. In quell’edizione ai quarti di finale Gasquet affronta Nadal, vince il francese in rimonta, 6-7, 6-3, 6-4. Da quel momento in poi, nelle foto dell’epoca, si vede un ragazzino impacciato che firma autografi, parla davanti ai microfoni, si mette in posa di fianco a Yannick Noah. Non è più magnifico, e non è nemmeno un sogno che non potrà far altro che avversarsi. Diventa una specie di incubo, il metodo migliore per rendere odioso uno sport che avevi davvero amato. Gli hanno chiesto troppo e soprattutto glielo hanno chiesto troppo presto. Il suo rovescio ha falsato ogni analisi sul suo conto. Un giorno, quando ormai tutti i danni erano stati compiuti, ha detto: “Sono stato una cavia per l’analisi comportamentale”. Alla domanda se tutta quella attenzione sia stata un fardello lui risponde seccamente: “Certo che sì”. La fragilità di un ex petit garçon diventa ancora più palese se paragonata all’apparente invincibilità dei suoi contemporanei. Contro Nadal, Gasquet ha vinto una volta da under. Nei diciotto anni successivi, 18 partite e 18 sconfitte. Novak Djokovic contro di lui ha perso un’unica volta su 14 match, al Masters di fine anno del 2007. Contro Roger Federer la statistica è un po’ meno crudele, 2 vittorie su 21 match. Il loro primo scontro diretto è nel 2005, ai quarti di finale di Monte-Carlo, rovescio a una mano contro rovescio a una mano, lo svizzero è numero uno del mondo, vince il francese 7-6 al terzo set. Un’altra scintilla di magnifica illusione. Nei vent’anni successivi il tennis si è evoluto, è diventato più veloce, Richard G. è rimasto tale e quale a quello dell’immagine di copertina di Tennis Magazine. ‘Il principe che non ha voluto diventare Re’ lo ha soprannominato l’Equipe. E ancora: ‘Malconcio e scintillante’, un giocatore romantico, più un eroe tragico che il campione che la Francia si aspettava, gioia per gli occhi dei nostalgici ma amato anche dai modernissimi come ha dimostrato Jannik Sinner, il suo ultimo avversario prima di diventare un ex. Rendendogli omaggio sul Philippe Chatrier il numero uno del mondo ha detto: “Richard verrà ricordato da molte persone”. Ed è vero. Alla voce ‘Richard Gasquet’, sul sito dell’Atp attualmente si legge: numero 166 del ranking, 16 titoli vinti in carriera, 609 vittorie e 407 sconfitte. 983 le settimane trascorse in top 100, 146 in top 10, 74 le apparizioni nei tornei del Grande Slam, 22 al Roland Garros, il torneo di casa. Il suo ultimo tiro da giocatore professionista è un dritto diagonale. Ma non sarà quell’ultimo errore non forzato della sua carriera il colpo con cui verrà ricordato. Richard G. è sempre stato il suo rovescio scintillante, mai malconcio, lui no. Irriducibile, a una mano sola in un mondo che aveva deciso che a dominare sarebbero stati i bimani. I cannibali e non i naif come lui, un ex petit garçon a cui è piaciuto giocare a tennis.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Quanto ci mancherà il rovescio di Gasquet: storia di un bimbo (quasi) prodigio

Giorgia Mecca