Tennis Heroes – Sampras vs Agassi, storia di una rivalità iconica

Uno a tinta unita, l’altro coloratissimo. Eppure, tutti e due a stelle e strisce. Sampras e Agassi per un bel pezzo hanno dominato il tennis, dopo McEnroe – rimanendo a questioni americane - e prima di Federer. Differenti che più differenti non si può: per lo stile, di gioco e non solo, per le caratteristiche tecniche e persino per la modalità di comunicazione. Uno tendenzialmente silenzioso, Pete, l’altro decisamente chiassoso, Andre. Passati alla storia, in Italia, come 'Pietrino' e 'Andreino', grazie ai vezzeggiativi utilizzati in telecronaca dalla coppia Tommasi-Clerici. È un’altra coppia, in questo caso, a parlare di loro – quella composta da Panatta e Bertolucci – esibendosi nel terzo faccia a faccia della serie 'Tennis Heroes'. Adriano e Paolo, seduti uno di fronte all’altro nello studio Sky Sport, sono sempre più padroni dello spazio e dei tempi imposti dalla televisione. Distribuiscono risposte e si susseguono riproponendo l’intesa che li ha fatti grandi ai tempi della prima vittoria italiana in Coppa Davis. Pronti a coalizzarsi per difendersi dalle simpatiche irruzioni dell’intelligenza artificiale, che si fa viva per mezzo delle incursioni di Stefano Meloccaro, uomo di provata esperienza tennistica al servizio del prodotto. Tra un aneddoto e l’altro, a proposito della rivalità oggetto della terza puntata, Adriano e Paolo tirano fuori una curiosità che in pochissimi ricordano. Sapete quanti anni aveva Agassi la prima volta che Panatta l’ha visto alle prese con racchetta e palline? Appena dieci! Sede dell’incontro Las Vegas, zona Agassi, città dove come noto tutto è da considerarsi possibile. E tra le mille luci, un bambino pieno di capelli grazie ai buoni uffici di Pancho Gonzales – stella del tennis Usa e all’epoca marito della sorella di Agassi - ebbe l’occasione fare qualche scambio con il grande Panatta. “E già si capiva che aveva talento”, conferma Panatta, dimostrando di ricordarsi quell’episodio come fosse ieri. La memoria legata a Sampras, invece, è decisamente più vicina nel tempo, e rimanda all’epoca della sua apparizione nel tennis professionistico. Se Pete serviva meglio, Andre rispondeva come nessuno, soprattutto di rovescio. È stato proprio lui, concordano i nostri Heroes, il primo tennista capace di fare della risposta il punto focale del proprio gioco nell’epoca dei grandissimi battitori, Sampras compreso. E sulla falsariga di Agassi si sono mossi, successivamente, grandi e grandissimi esponenti del gioco come Hewitt e Djokovic. Dall’altra parte, a fare le fortune di Sampras – oltre al fulminante colpo di inizio gioco – sono stati il dritto e il gioco di volo. Iconica in proposito quella sua capacità di andare su a piedi pari per colpire lo smash. Trentaquattro scontri diretti, il primo vinto a Roma da Agassi nel 1989 e l’ultimo da Sampras a New York nel 2002, ventidue Slam in singolare sommando quelli vinti da uno e quelli conquistati dall’altro. Sampras avanti 20 a 14 nei faccia a faccia e 14 a 8 nella graduatoria legata ai Major, ma indietro sulla terra battuta dove Andre è riuscito a trionfare, il riferimento è chiaramente al Roland Garros 1999, e lui no. E un campione diventa sul serio infinito – sostengono gli eroi presenti in studio – solamente quando riesce a prendersi Parigi. Sampras, d’altra parte, sul rosso ha sempre pagato lo scotto di un rovescio non all’altezza dei pesi massimi, in chiave sia offensiva sia difensiva. “Il suo era un tennis che pendeva da una parte”, ironizza alla sua maniera Bertolucci. Una lacuna che non intacca la storia di un uomo capace di trasformare Wimbledon nel suo giardino di casa, sette titoli dalle parti di Church Road, prima di essere costretto a lasciare a Federer la chiavi del tempio. Con Adriano e Paolo il salotto è sempre frizzante. Ecco perché, successi e tecnica a parte, non può mancare una citazione per la nota vicenda del parrucchino indossato da Agassi proprio al Roland Garros, protagonista di uno dei passaggi più noti di 'Open', la biografia di Agassi letta in tutto il mondo. L’immagine era tutto, per lui, mentre per quell’altro molto meno. È anche per questo motivo, chissà, che PS e AG si sono rispettati ma senza amarsi, vivendosi come due colleghi di altissimo livello in costante lotta per spartirsi la torta e per affermare la propria superiorità prima negli States e poi nel mondo. Se Sampras è stato esplosività allo stato puro, Agassi ha portato in giro un tennis stile ping-pong basato su anticipo e ritmo forsennato. È stato un acceleratore, in questo senso, capace di traghettare quel tennis antico al quale tutto sommato – al netto della potenza – Sampras ancora apparteneva, verso l’evoluzione rappresentata dal modo di giocare dei tennisti di contemporanei. Un ponte tra passato e presente. Esattamente come Panatta e Bertolucci, testimoni dell’epoca più romantica che il tennis abbia mai espresso.

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Tennis Heroes – Sampras vs Agassi, storia di una rivalità iconica

Matteo Renzoni