Era un uomo. Ora è donna. L'ingaggio della pallavolista da parte della squadra calabrese di Serie A2 ha scatenato tante polemiche. In un'intervista esclusiva a Sky Sport 24, lei spiega: "La mia è stata una trasformazione completa. Non sono più forte delle altre ragazze"
"La mia essenza è di donna e io ho cambiato per me, per la mia essenza; la pallavolo è il mio lavoro”. Taglia subito corto Tifanny Pereira de Abreu, schiacciatrice della Golem Palmi (Reggio Calabria) che domenica scorsa ha giocato la sua prima partita di volley in un campionato professionistico femminile. Già, perché Tifanny fino al 2014 era Rodrigo, nato uomo, ma solo fisicamente. Nella sua testa, nel suo essere è sempre stata donna.
"Gli ormoni mi hanno cambiata" - Quei 28 punti in tre set e mezzo messi a segno domenica con la maglia della Golem Palmi hanno scatenato un putiferio su Tifanny. Tanto che questa mattina Emanuele Catania, dg della Volley Millenium Brescia è arrivato a dire: "Cosa succede se andiamo in Brasile, ingaggiamo tre trans e portiamo a giocare nel campionato di A2 femminile? Vinciamo il campionato". Anche in questo caso, però, la risposta di Tifanny non si è fatta attendere, e ai microfoni di Sky Sport 24 ha detto: "Possono andare in Giappone o in India, non è che se uno è trans sa giocare a pallavolo. Devono trovare tre trans, ma brave a giocare a pallavolo - La mia è stata una trasformazione completa - dice Tifanny - emozionale e fisica. Gli ormoni mi hanno cambiata, non ho molta più forza di tante altre ragazze che giocano a pallavolo. Ho deciso di fare questo passo perché ho sempre vissuto per gli altri, ma poi ho detto basta, ora voglio vivere per me".
La capitana psicologa - A Palmi l’hanno accolta a braccia aperte, tifosi, dirigenza e compagne di squadra, come il capitano Francesca Moretti, che oltre a giocare a pallavolo è anche psicologa. "È una ragazza, una donna eccezionale che sta affrontando al meglio tutto il clamore mediatico di cui è investita. È una donna coraggiosa e combattente che accetta le critiche e le difficoltà tutta questa situazione potrebbe destabilizzare il suo equilibrio e noi ci teniamo a proteggerla da tutto questo. Per noi è stata fondamentale dal punto di vista dello spirito. È riuscita a fare dei punti di intelligenza non solo con la forza fisica. È utile a tutto il gruppo prima di tutto dal punto di vista mentale".
L'amore per il volley e per un judoka - È innamorata Tiffy, come la chiamano in squadra, innamorata certo della pallavolo, ma anche di un ragazzo, un judoka al quale è legata sentimentalmente. E poi ha la possibilità di andare a vedere i suoi connazionali che giocano nella Tonno Callipo Vibo, a due passi da Palmi. Il suo futuro? "Non ho molto tempo per il futuro. Ho 32 anni e ancora pochi di pallavolo. Questo è il mio lavoro e devo sfruttarlo prima possibile e al meglio, perché non durerà in eterno". Finito l’allenamento Tiffy esce con Fabiola, la sua amica brasiliana che gioca a pallavolo a Gioiosa Jonica, ma vive a Palmi. Le polemiche, le parole e anche i fiori. Quelli del presidente della Lega volley Mauro Fabris che dopo le polemiche ha inviato a Tiffy un mazzo di fiori per scusarsi: "Li ho graditi molto. Io non faccio niente contro la legge. Sono in regola. Il Cio (comitato olimpico internazionale) prima e la Fivb (federazione internazionale volleyball) poi hanno detto che io sono in regola e posso giocare a pallavolo". Le essenze di Tifanny, la pallavolo e l’essere donna, finalmente non solo nella mente.