Semeniuk: "Amo Perugia, proveremo a regalarle un'altra Champions"

Durante le sue telecronache delle partite della Sir Susa Scai Perugia su Sky Sport, Stefano Locatelli di tanto in tanto si riferisce a Kamil Semeniuk con il soprannome di 'RoboCop', come il poliziotto metà uomo e metà macchina del famoso film degli anni '80. Sarà per i 194 centimetri di muscoli esplosivi, o per la sua espressione glaciale e concentrata, una macchina quasi perfetta che in campo non fa sconti agli avversari. Originario di Kedzierzyn-Kozle, nel sud della Polonia , si è affermato nella squadra della sua città come uno dei migliori schiacciatori di tutto il panorama europeo, prima di tentare il 'salto' nel 2022 e di approdare a Perugia, dove nella stagione 2024/2025 è stato uno dei protagonisti della cavalcata della squadra di Angelo Lorenzetti culminata con la vittoria della Champions League, l'unico trofeo che gli mancava in bacheca dopo 3 Supercoppe, 2 Mondiali per Club, 1 Coppa Italia e 1 Serie A ottenute in soli tre anni. Con un contratto fresco di rinnovo, e con un amore sincero per l'Umbria, la missione del 'RoboCop' del volley è quella di vincere ancora tanto. Sta per ricominciare la Champions League, di cui siete campioni in carica. Prima fase contro Berlino, Praga e Las Palmas. Come vedi questi girone? "Diverso, prima di tutto. Forse il nostro gruppo non è il più difficile, almeno sulla carta, ma cambia poco perché negli altri gironi ci sono formazioni incredibili. Il livello è forse ancora più alto, sarà molto interessante ma anche molto complicato difendere il titolo. Ogni partita conta, ogni singolo set può fare la differenza nella seconda fase del torneo, quando passano le più forti. Giochiamo la prima davanti al nostro pubblico: vincere non sarebbe male, farlo senza perdere un set sarebbe ancora meglio" Perugia è cambiata pochissimo rispetto all'anno scorso, il gruppo è rimasto praticamente lo stesso. Quanto può essere importante per provare a riconfermarsi? "Sarà un punto di forza, senza dubbio. Il gruppo dei titolari è rimasto intatto: ci conosciamo bene l'uno con l'altro, abbiamo dei meccanismi che funzionano in campo, sappiamo come comportarci e come reagire a seconda della situazione, sia in vantaggio sia in svantaggio. L'alchimia in una squadra è molto importante" Sei originario della Polonia, un Paese che ha una grande tradizione nel volley. Quale è stata la motivazione che ti ha spinto a venire in Italia? "Ormai ho iniziato il quarto anno a Perugia, sono molto contento della mia scelta. Non è stato facile, perché giocavo a casa mia, nello Zaksa, la squadra della mia città. Eravamo una squadra forte, abbiamo vinto quasi tutto quello che potevamo vincere. Io e mia moglie eravamo consapevoi che avremmo cambiato la nostra vita, ma era un'esperienza che avrei voluto provare almeno una volta nella mia carriera. Uscire dalla zona di confort, pur prendendosi dei rischi, per venire in una squadra con ambizioni e obiettivi altissimi. Sapevo fin dal primo momento che venendo a Perugia ci sarebbe stata la pressione di vincere, ma oggi rifarei quella stessa scelta" Ti immaginavi che saresti rimasto così a lungo qui? "Sapevo che sarebbe stato per almeno tre anni, fino alla naturale scadenza del contratto. Qui a Perugia però non mi manca niente, sto bene e ho tutto per continuare a competere ad alti livelli. La decisione di continuare è stata semplice, ne ho parlato con mia moglie ma abbiamo scelto in un attimo, anche lei è contenta della nostra vita in Italia. A Perugia siamo nel posto giusto" Com'è l'ambiente di Perugia per un pallavolista? "Non facile. Perché le aspettative sono alte. In questi anni abbiamo vissuto alti e bassi, non sempre abbiamo centrati i nostri obiettivi, ma è il mondo dello sport. Alle volte serve fare un passo indietro per poi farne uno ancora più lungo in avanti. La mentalità di Perugia è di provare a vincere ogni competizione in ogni stagione: non è facile, ma qui la pallavolo si vive in questo modo. E mi piace molto" Fuori dal campo invece, cosa ti piace della vita in Italia? "Il clima, sicuramente. L'inverno in Polonia è molto pesante, a Perugia raramente la temperatura scende sotto lo zero. Ovviamente il cibo. E il calore della gente, quando sono arrivato sono stati tutti molto gentili, anche quando non parlavo ancora italiano. Si vive proprio bene qui" Torniamo al campo. Quali sono le squadre che possono mettervi più in difficoltà in questa stagione? "Difficile scegliere. In Italia ci sono Trento e Verona, che sono le due più vicine in classifica e sono quelle che ci hanno già battuti in Serie A. In Champions invece c'è Zawiercie, gli avversari della finale della scorsa edizione, che ci hanno portati fino al tie-break dopo essere stati sotto 2-0. Anche loro si conoscono bene, come noi hanno cambiato pochissimo all'interno della squadra e saranno un avversario molto complicato" Cosa vuol dire per uno schiacciatore avere come compagno un palleggiatore come Simone Giannelli? "È una bella roba . È un giocatore che sa trasmettere grande sicurezza nei momenti di difficoltà, perché ha giocato tante finali, tante parte difficili, e sa come si fa. Quando la sfida conta, lui è in grado sempre di tranquillizzarci, contro ogni avversario. E poi la sua qualità. Non è quel tipo di giocatore che ha bisogno di fare esercizi a oltranza, gli viene tutto naturale. Mi trovo bene con lui, se un pallone che mi gioca non è il massimo, per altezza o per velocità, possiamo confrontarci senza problemi e lui di certo quello successivo lo giocherà come ne abbiamo parlato. Questo aspetto è fondamentale per uno schiacciatore come me" Dal campo alla panchina: qual è la qualità migliore, secondo te, di coach Angelo Lorenzetti? "Del coach apprezzo tantissimo la sua preparazione tattica. Sa tutto di ogni avversario: schemi, movimenti, statistiche. Ci tiene a studiare ogni situazione di gioco. Siamo sempre molto preparati alla vigilia di ogni partita" Dalla panchina alla proprietà: il presidente Gino Sirci ama follemente il volley. Ne avevi mai visti di presidenti così in Polonia? "Li abbiamo anche noi, ma non fino a questo punto . Il presidente Sirci è unico. Lui vive la partita, tutte le emozioni in ogni singolo possesso. Glielo si legge in faccia, dalle espressioni o dalle reazioni in tribuna. Lo apprezzo molto anche per la sua onestà: dopo ogni partita non manca di farci dei complimenti o delle critiche a seconda se abbiamo giocato bene o male. È molto sincero nei suoi commenti" Nel 2026 ci sarà l'Europeo, e si giocherà anche in Italia. Quanto ti piacerebbe trovare gli Azzurri in finale? "Sarebbe interessante. Anche perché sono sicuro che l'Italia avrà voglia di 'vendicarsi' dopo la sconfitta del 2023 in casa . Un Europeo è un torneo lungo e complicato, arrivare in finale non sarà facile per nessuna delle due squadre, anche se entrambe abbiamo l'obiettivo di giocare per la vittoria. Il livello sarebbe altissimo, le emozioni anche. Se potessi scegliere un'altra finale contro l'Italia non mi dispiacerebbe"

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Semeniuk: "Amo Perugia, proveremo a regalarle un'altra Champions"

Simone Dagani