Pecoraro: "Intercettazione non è di Agnelli"

Serie A
Rosy Bindi, presidente dell'Antimafia, e il Procuratore federale Giuseppe Pecoraro (Foto LaPresse)
pecoraro_bindi_lapresse

Il Procuratore FIGC davanti alla Commissione Antimafia ammette l'errore ma spiega il motivo del deferimento: "I biglietti sono stati distribuiti anche a persone legate alla criminalità". Rosy Bindi: "A noi basta sapere che le mafie in Italia arrivino persino alla Juve". I primi di maggio Agnelli all'Antimafia. Ma non solo lui: verranno ascoltati anche dirigenti di altre sette squadre

"L'intercettazione di cui si è parlato l'altra volta (fra D'Angelo e Calvo dell'agosto 2016, ndr), su cui sono state dette tante cose, è un'interpretazione che è stata data. Noi abbiamo dato una certa interpretazione, perché da quella frase sembrava ci fosse una certa confidenza fra Agnelli e Dominello, ma probabilmente era del pm quella frase. Anzi, da una lettura migliore la attribuisco al pubblico ministero". Lo ha affermato Giuseppe Pecoraro, procuratore FIGC, nell'audizione presso la Commissione Distrettuale Antimafia. La frase inizialmente attribuita ad Agnelli era questa: “Hanno arrestato due fratelli di Rocco Dominello. Lui è incensurato, abbiamo sempre parlato solo con lui”.

Intercettazione e biglietti

"E' vero, quell'intercettazione non riguarda Andrea Agnelli – ha detto la presidente dell'Antimafia, Rosy Bindi -. Ma a noi basta sapere che le mafie in Italia arrivino persino alla Juve". “Al di là delle intercettazioni, io mi occupo della gestione dei biglietti e abbonamenti – ha proseguito Pecoraro -. Se c’è in questa gestione una permeabilità della dirigenza juventina questa non riguarda me ma la Commissione Antimafia e la procura. Una cosa è certa: i biglietti sono stati distribuiti anche a persone legate alla criminalità. Tra chi dominava nel bagarinaggio degli abbonamenti e dei biglietti - e si parla di una cifra alta - c’era anche Dominello”.

Il processo sportivo

“I motivi del deferimento sono vari - ha spiegato Pecoraro -: l’articolo 12 del Codice di giustizia sportiva dice che non è possibile il bagarinaggio. Della gestione dei biglietti era a conoscenza anche Agnelli. La responsabilità è in primo luogo del presidente della società che era consapevole o comunque non ha vigilato sulla gestione dei biglietti. C’è una responsabilità diretta e una indiretta per essere rappresentante legale della società. A noi interessa la condotta antisportiva e di slealtà, questo concetto è nel Codice sportivo: un dirigente non può avere un certo tipo di comportamento. A noi interessa che i biglietti siano stati venduti da parte di soggetti malavitosi, c’è un interrogatorio dove si parla di fondi non solo per la famiglia ma anche per quelle dei detenuti”.

Per quanto riguarda il processo sportivo sui presunti rapporti tra Juventus e la ’ndrangheta l’udienza è fissata per il 26 maggio: “Il Tribunale federale nazionale ha scelto questa data per far sì che non ci siano effetti sul campionato di Serie A - prosegue Pecoraro - e in modo tale che tutto possa avvenire con la massima serenità”.

Non solo Agnelli

I primi di maggio invece verrà ascoltato in Antimafia il presidente della Juventus Andrea Agnelli. Lo ha detto il coordinatore del comitato Mafia e Sport della Commissione parlamentare antimafia, Marco Di Lello. Secondo quest'ultimo entro l'estate l'indagine verrà conclusa e che verranno convocati anche il capo della Polizia Gabrielli e il presidente della Federcalcio Tavecchio. Previste anche le audizioni dei presidenti delle Leghe di serie A e B quando saranno eletti e, oltre alla Juve, i dirigenti responsabili dei club di Crotone, Genoa, Lazio, Inter, Milan, Napoli e Roma.