Pato: "Andai via dal Milan per guarire. Ma ho i rossoneri nel cuore""

Serie A
Alexandre Pato, attaccante del Tianjin Quanjian (fonte lapresse)
02_pato_lapresse

L'attaccante brasiliano si racconta: "Berlusconi decise di trattenermi, disse che ero una bandiera. L'anno dopo ho insistito per andare via, dovevo ritrovare fiducia nel mio corpo. In Cina si parla molto di Milan. Donnarumma? Ha 18 anni, fa quello che si sente. Con Cannavaro parlo italiano, ma qui il calcio non è facile"

Una nuova vita in Cina per Alexandre Pato, per un’intrigante sfida con il Tianjin Quanjian di Fabio Cannavaro. Già 7 gol in campionato, impatto importante nella Super League. Con un pensiero, però, sempre all’Italia e agli anni con il Milan in Serie A. Quelli in cui, Pato, è diventato grande. "Sono innamorato dell’Italia: oggi sono felice in Cina e sono felice di contribuire a questo progetto di sviluppo del calcio, ma in futuro chissà…- ha dichiarato il brasiliano in un’intervista a La Gazzetta dello Sport - Se andrei all’Inter? Perché no, sono un professionista".

"Milan-PSG: ecco com'è andata"

Dal Sud America all’Europa, portato in Italia a neanche 18 anni dal Milan. Tanti sprazzi di talento cristallino, poi parecchie delusioni e qualche infortunio di troppo a limitarlo. Pato ha lasciato Milano a gennaio del 2013, un anno dopo il trasferimento al PSG sfumato clamorosamente. Pato in Francia, Tevez al Milan: era tutto fatto, ma poi… "Berlusconi per due volte ha cercato di trattenermi. La prima nel gennaio 2012: non andare al PSG non fu una scelta mia – racconta il brasiliano - Barbara mi disse che suo padre voleva parlarmi ed il presidente mi chiamò mentre facevo colazione dicendomi che non sarei dovuto andare via perché ero un simbolo e così rispettai la sua volontà. Tuttavia continuavo ad avere problemi fisici. Per Berlusconi rimanevo incedibile ma lo convinsi a vendermi dicendogli che sarebbe stato per il mio bene. Dovevo ritrovare fiducia nel mio corpo. Qualcuno anche nel Milan mi diceva che non avrei più potuto giocare ma lo sapevo che non era così. Per questo sono andato via, dovevo cambiare modo di allenarmi e i tempi di recupero. Al Corinthians in 20 giorni mi hanno modificato la preparazione e ho ricominciato a stare bene".

"In Cina si parla molto di Milan"

Cosa accomuna oggi Pato e il Milan? Un presente cinese. “Non so chi siano di preciso i proprietari del Milan ma posso dire che qui c’è una grande passione per il calcio – prosegue - Lo studiano e hanno denaro da investire. Sono già una grande potenza a livello economico e vogliono diventarlo anche nel pallone. Ho giocato nel Milan di Berlusconi e se il Milan è così amato nel mondo lo deve a lui ma il club aveva bisogno di un investimento importante. Sono contento che siano entrati e che stiano già facendo acquisti. Qui si parla molto del Milan: vorrei tornasse quello di 5-6 anni fa".

"Donnarumma? Sta facendo ciò che si sente"

Pato parla poi anche di Donnarumma: "Ha solo 18 anni ma ha un grande talento ed è seguito da un procuratore molto intelligente. Di certo avrà le sue ragioni: sta facendo ciò che si sente. Io a 17 anni ho avuto l’opportunità di andare al Real ma ho scelto il Milan, che in quel momento era la squadra più seguita e più titolata. Ora è un altro Milan. Ancelotti mi diceva che i bravi devono stare con i bravi. Chi è forte va in campo, indipendentemente dall’età: io a 17 anni giocavo con Pirlo, Seedorf, Maldini, Kakà e tanti altri… Ancelotti per me è stato un mentore e Cannavaro come impostazione è simile a lui. Ora mi sta facendo fare la prima punta, mi piace molto. Con Allegri invece avevo un rapporto solo giocatore-allenatore, zero contatti fuori dal campo. Però i più vincenti anche in Europa sono quelli che creano empatia con i loro uomini: Ancelotti ne è la dimostrazione". Sulla Juventus: "È cresciuta molto dentro e fuori dal campo. Hanno il loro stadio ed una proprietà molto presente. Allegri ha proseguito il lavoro di Conte e l’anno prossimo possono vincere la Champions, non ho visto tanta distanza col Real". 

"Con Cannavaro parlo italiano"

E un po' d’Italia, Pato l’ha trovata al Tianjin Quanjian. "“Con Cannavaro ed il suo staff parlo in italiano, coi miei compagni in inglese e con la mia ragazza portoghese – spiega - Così mi tengo in allenamento anche se qui ogni giocatore ha un traduttore, ma voglio cercare di essere autonomo. È stato Cannavaro a convincermi del suo progetto. Il club mi aveva cercato prima di cambiare allenatore ma non mi sentivo pronto per un cambiamento così radicale. Essere allenato da lui è uno stimolo enorme: poteva scegliere tra tanti giocatori ma ha voluto e ciò mi riempie d’orgoglio. Il campionato? Tutti pensano che in Cina giocare sia semplice ma non è così. Però ti danno tempo e libertà, a differenza dell’Europa. Ho fatto 7 gol in 14 partite e ora siamo sesti e ai quarti di Coppa di Cina. Il nostro obiettivo è restare in Super League anche se il sogno sarebbe la Champions d’Asia. Il livello non è come in Europa o Sudamerica ma si sta alzando grazie ai grandi allenatori arrivati come Capello, Lippi e Cannavaro".