Silenzi, frasi enigmatiche, una rubrica del telefono smarrita... Dura tutta un'estate la trattativa che nel 2002 porta il Fenomeno alla Casa Blanca, subito dopo la conquista della Coppa del Mondo. L'Inter lo rimpiazza con Crespo: un affare-lampo in cui a "ballare" sono in 5
Se ne stava lì, con quella mezzaluna in testa e il sorriso con lo spazio tra i denti che non si vedeva da un po’. Ronaldo che singhiozza il 5 maggio, Ronaldo con il ginocchio che si piega, Ronaldo il Fenomeno che non si regge in piedi mentre scende dalla scaletta dell’aereo: immagini cancellate in una sera, quella del 30 giugno 2002, con due gol alla Germania nella finale Mondiale. Ronaldo è tornato, “e adesso ce lo godiamo noi”, pensano i tifosi dell’Inter che l'hanno aspettato con pazienza e amore. Loro in particolare sono idealmente in prima fila quando, a fine partita, si allungano i primi microfoni sotto il naso del Fenomeno per rubarne parole a caldo e inevitabili ringraziamenti.
Il futuro?, gli chiedono. Dribbling secco da campione: “Ci penserò con tranquillità”. Prossimi obiettivi? (Mourinho qui avrebbe risposto “Ma io non sono pirla”, visto che si tratta chiaramente della stessa domanda di prima riformulata in maniera diversa): “Sono un ragazzo ambizioso, desidero continuare a vincere”. Secondo dribbling, un po’ meno secco. Dai che ora lo dice: voglio vincere lo scudetto con l’Inter.
“Le Olimpiadi, per esempio”. Cosa? Ha veramente detto “le Olimpiadi”?
Perché non dice "Inter"?
L’Inter non viene mai nominata, ma c’è qualche irriducibile che ci crede ancora. Si sarà dimenticato, c’è da capirlo: la stanchezza, l’emozione, l’adrenalina. Adesso ha in testa solo il Brasile (oltre a quella mezzaluna). E invece no. Altro che stanchezza: questo è un discorso frutto di un piano studiato freddamente a tavolino, degno di un vero politico. Con tanto di presa in giro finale (neanche lui è un pirla) quando chiude tutto soddisfatto con un “Non che mi sentissi in debito con il Brasile, ma adesso mi sento proprio bene”. Non c’è nessun altro con cui hai debiti, Ronie?
Dall’altra parte del mondo, intanto, Moratti lo coccola: “È come Pelè e resterà con noi al 101%”. Palla a Ronaldo, che però non replica nemmeno al suo presidente. Nessuna smentita, ma soprattutto nessuna conferma. Diamogli qualche giorno di vacanza.
Maledetta rubrica del telefono
Il 3 luglio, finalmente, Ronaldo parla. O meglio, lo fa uno dei suoi manager, Aleixandre Martins, per conto suo. “Ronaldo non lascerà l'Italia e l'Inter: sarà regolarmente presente al ritiro. Durante i Mondiali non ha mai parlato dell'Inter semplicemente perché era concentrato sulla Coppa”. Si diffonde anche la voce secondo cui Ronie avrebbe già telefonato ai compagni in ritiro a Bormio e al presidente, giustificando il suo silenzio prolungato: “Sono rientrato in Brasile e sono state smarrite le mie valigie, con tutti i numeri di telefono: per questo non ho chiamato nessuno”. A scuola ne inventavamo di migliori, ma il sito ufficiale del club nerazzurro riporta ugualmente le sue parole, per tranquillizzare i pochi tifosi disposti ad abboccare.
Intanto passa un’estate: fiumi di inchiostro sui giornali e di parole tra vicini di ombrellone. Siamo quasi a fine agosto e di Ronaldo ancora nessuna traccia. L’imminente gong del calciomercato gioca a favore dell’Inter: non si può vendere e sostituire un giocatore del genere nel giro di pochi giorni.
Doppio passo e via
Lucido e freddo come lo era stato in area di rigore al cospetto di Kahn, il 22 agosto Ronaldo porta a termine il suo piano con la coltellata finale. Dal Brasile, le sue parole stavolta non lasciano spazio alla speranza: “L’unica cosa certa è la mia volontà di non restare più all’Inter. Ho i miei motivi, che farò sapere ai miei tifosi al momento giusto, ma li conosce anche la squadra”. Tradotto: non sopporto più Cuper. Dopo quasi due mesi, intanto, ecco accontentati i tifosi: ha nominato per la prima volta l’Inter.
Mercado bailado
A questo punto, il club nerazzurro ha una settimana di tempo per imbastire un super affare in uscita con il Real Madrid (in cima ai sogni di Ronie) e in entrata con la Lazio, visto che il sostituto ideale del brasiliano è stato individuato in Hernan Crespo. Due tra le trattative più importanti, complesse e costose della sua storia, tenute in piedi contemporaneamente (da una dipende l’altra), e da concludere nel giro di pochi giorni. Al gran ballo si aggiungono anche Santiago Solari, che il Real vorrebbe inserire nell’operazione per abbassare la quota cash ma che non è convinto del trasferimento, e Bernardo Corradi, appena riscattato dal Chievo e già in ritiro con i nerazzurri – dove peraltro si sta ben comportando nelle amichevoli estive –, richiesto dalla Lazio come parziale contropartita. Oltre a Morientes, che il presidente Perez cerca di convincere ad accettare il Barcellona, cessione che gli garantirebbe una ventina di milioni. Tutti in ballo: dirige Ronaldo.
Come accade sempre in questi casi, il nodo si scioglie quasi al fotofinish: l’ultimo giorno è decisivo, con Morientes che rifiuta il Barça (e non mollerà nemmeno la maglia numero 9, costringendo il Fenomeno a vestire l’11 nella sua prima stagione al Real), Corradi che tentenna fino all’ultimo ma poi viene convinto e l’ufficialità di “Ronaldo al Real Madrid, Crespo all’Inter” che arriva alle 23.25 dell’ultimo giorno utile per presentare le liste Uefa (la chiusura era a mezzanotte). Pochi minuti dopo, il Fenomeno mette nuovamente in mostra il suo spazio tra i denti tornando a sorridere.