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NBA, Irving domina, James chiude: Cleveland a un passo dalle Finals

NBA

Il playmaker dei Cavs realizza il suo massimo in carriera ai playoff con 42 punti, guidando la rimonta da -16. James commette 4 falli nel primo tempo, ma segna 15 dei suoi 34 punti nell’ultimo quarto e Cleveland chiude gara-4 112-99. Boston torna a casa per evitare l’eliminazione in gara-5

Nel momento più difficile dei playoff, per avere ragione dei Boston Celtics i Cleveland Cavaliers sono tornati alla formula che li ha portati di nuovo a una vittoria dalle Finali NBA: affidarsi ai propri Big Three. Sono LeBron James, Kyrie Irving e Kevin Love a prendersi la maggior parte dei meriti per il successo in gara-4 per 112-99, salendo sul 3-1 nella serie e guadagnandosi il primo match point per eliminare i bianco-verdi. Una vittoria arrivata in maniera tutt’altro che semplice, visto che nel primo tempo sono stati i Celtics a costruire un vantaggio arrivato anche a +16, capitalizzando sulle 9 palle perse dei padroni di casa con 13 punti a testa per Jae Crowder e Avery Bradley, i migliori realizzatori di squadra alla fine rispettivamente con 18 e 19 punti. Soprattutto, i Celtics hanno iniziato a crederci quando — la prima volta in oltre 1.200 partite di carriera — LeBron James è dovuto tornare in panchina dopo aver commesso il suo quarto fallo nel solo primo tempo, esponendo i suoi a un possibile parziale decisivo visto che per tutta la stagione i Cavs sono andati malissimo nei minuti senza il loro Re. È stato proprio in quel momento, però, che paradossalmente i Celtics hanno perso la partita: Cleveland infatti ha “vinto” i minuti senza James grazie a una prestazione straordinaria di Kyrie Irving, che ha chiuso il primo tempo a quota 18 punti tenendo i suoi a contatto all’intervallo (57-47) per poi scatenarsi nella ripresa, con un terzo quarto irreale da 21 punti, suggellando il suo massimo in carriera ai playoff da 42 con l’ultimo canestro della gara, un sottomano mancino dopo aver mandato al bar con una finta dietro la schiena l’intera difesa dei Celtics tra il pandemonio dei tifosi di Cleveland, che assaporano già il terzo episodio della trilogia contro i Golden State Warriors.

Gara a due facce

La differenza tra i due tempi è stata lampante: i Cavs hanno tirato con il 47% nel primo tempo, ma sono totalmente esplosi nel secondo segnando con un incredibile 71% dal campo, con un parziale da 21/24 dopo aver sbagliato i primi due tiri della ripresa. In questo modo i campioni in carica sono riusciti a trasformare uno svantaggio di -10 a inizio terzo quarto in un vantaggio di 7 prima dell’inizio dell’ultima frazione, dove questa volta LeBron James — a differenza di gara-3 — ha chiuso la pratica segnando 15 punti (24 dei suoi 34 nel secondo tempo, con 15/27 dal campo, 5 rimbalzi e 6 assist) togliendosi di dosso la ruggine di una partita in cui, oltre alle 5 palle perse e i già citati 4 falli, ha anche sbagliato una incredibile schiacciata da solo dopo uno strepitoso passaggio d’apertura in precario equilibrio di Kevin Love. Proprio il terzo membro dei Big Three si è reso protagonista di una gara di sorprendente solidità e intensità, chiudendo con 17 punti (6/13 dal campo) ma soprattutto con 5 assist e 17 rimbalzi su 21 “occasioni” (pallone entro un metro e mezzo), il suo massimo in carriera ai playoff. Ovvio però che la maggior parte dei riflettori vada a Irving, che nel corso del suo incredibile terzo quarto si era anche procurato una distorsione alla caviglia sinistra chiudendo uno dei suoi classici sottomani acrobatici, rimanendo però in campo e mettendo a ferro e fuoco la difesa dei Celtics che non ha trovato una contromisura alle sue creazioni dal palleggio. Irving ha chiuso la sua miglior prestazione ai playoff con 42 punti grazie a un 15/22 dal campo e un 4/7 da tre, ma soprattutto realizzandone 22 nei 10 minuti passati in panchina da James, di fatto facendosi carico dell’attacco dei Cavs nel momento più difficile (anche perché la panchina ha prodotto solo 7 punti).

Giù il cappello

È la seconda volta che i Cavs completano una rimonta partendo da una doppia cifra di svantaggio all’intervallo (la prima è stata la storica gara-3 contro Indiana da -26), come solamente i Golden State Warriors sono riusciti a fare in questi playoff. Un percorso a braccetto che li vede ora separati da una sola vittoria di Cleveland per incontrarsi di nuovo, anche se Boston non intende farsi da parte così facilmente, in particolare sul proprio campo. Per gli ospiti di serata ci sono stati anche 16 punti con 7 assist di Al Horford (ma con soli 3 rimbalzi) e 15 di Kelly Olynyk, ma nessun membro della squadra è stato in grado di chiudere con un plus-minus positivo e Marcus Smart è "tornato sulla Terra" con 8 punti e 1/9 al tiro dopo i 27 di gara-3. I Celtics hanno sentito la mancanza di Isaiah Thomas soprattutto nel secondo tempo, chiuso con soli 42 punti segnati e un rating offensivo di 93.7 contro il 118.8 dei primi 24 minuti. Soprattutto, Boston è stata surclassata dalla grandezza di James e Irving, perché dopo aver toccato il massimo vantaggio sul +16 (49-33 a 5:30 dalla fine del secondo quarto) sono stati battuti 60-50 dalle due stelle dei Cavs per il resto della gara. È la differenza tra avere delle stelle oppure non averle: Boston ha mostrato cuore e ha provato fino all’ultimo a riaprire la serie, ma davanti a una prestazione da 59.5% al tiro (la migliore di questi playoff) orchestrata da giocatori di questo calibro “non si può far altro che togliersi il cappello”, come ha dichiarato amaramente coach Brad Stevens.