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NBA, coach Lue la spara grossa: "Boston attacca meglio degli Warriors"

NBA

Le dichiarazioni di coach Lue saranno destinate a far discutere: “Difendere contro l’attacco di Boston è più difficile che contro quello di Golden State”

Provocazione o commento inopportuno? Qualunque fosse l’intento di coach Tyronn Lue, il suo affondo sembra essere andato decisamente a vuoto, visto che la sostanza del contorto discorso fatto ai microfoni dei cronisti prima della decisiva gara-5 di questa notte contro i Celtics è stato: “Difendere contro l’attacco di Boston è più difficile che farlo contro quello di Golden State”. Una notazione che stride in maniera evidente con la realtà dei fatti (e dei numeri), oltre che con il buon senso. “Non sto pensando a Golden State, siamo concentrati solo ed esclusivamente su Boston”, ha esordito coach Lue, alla domanda di chi voleva sottolineare le difficoltà che attenderanno i Cavaliers alle Finals in caso di qualificazione. “Secondo me il tipo di giochi che stanno sviluppando i Celtics in attacco sono più difficili da difendere rispetto a quanto fatto dagli Warriors”. Una dichiarazione molto rumorosa, tenendo conto che nelle ultime due partite i bianco-verdi sono stati costretti a fare a meno anche di Isaiah Thomas, il miglior realizzatore di squadra con i suoi 23 punti di media in questi playoff: “Golden State sfrutta spesso dei giochi a due, mentre i giocatori di Boston continuano a muoversi di continuo in campo e a proporre una grande varietà di opzioni. Ti ritrovi a dire spesso e volentieri ‘Dannazione’, mentre Brad continua a incitarli, a farli correre da una parte all’altra, senza abbassare mai il ritmo. È molto complesso giocarci contro, molto difficile.”.

“Celtics più imprevedibili senza Thomas”

Parole che inevitabilmente necessitano di una spiegazione aggiuntiva, che l’allenatore campione NBA in carica prova a motivare appellandosi all’imprevedibilità dettata dall’assenza di grandi realizzatori individuali (?): “Con Isaiah fuori dai giochi, un giocatore che gli garantiva quasi 30 punti a partita, loro hanno iniziato ad attaccare in maniera totalmente differente e questo non ci permette di prevedere in alcun modo cosa ci riserveranno nella prossima partita. Ma sono felice degli aggiustamenti che siamo riusciti a fare in gara-4, dopo che ci avevano sorpreso nel primo match giocato a Cleveland”. Fronteggiare una squadra che al momento dispone dei 16 punti di Bradley come principale arma offensiva, non sembra essere però un’impresa titanica, oltre al fatto che un’indicazione del genere sembra sottintendere l’idea che i Celtics siano una squadra molto più funzionale senza il loro miglior giocatore. A quel punto Lue è costretto a correggere il tiro: “Non sto dicendo quello, qualcuno ha provato a insinuarlo. Ovviamente non voglio dire una cosa del genere, anche perché in una situazione in cui il punteggio è in equilibrio, a chi puoi pensare di affidare un pallone così pesante? Quello è il momento in cui Thomas diventa decisivo per la sua squadra. Sono bravi a muovere di continuo il pallone, ma quando arrivano i possessi in cui il pallone scotta, la sua assenza si fa sentire”. Una retromarcia soltanto parziale; a quella definitiva potrebbero costringerlo gli Warriors dal prossimo 1 giugno.