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NBA, risultati della notte: Houston schianta gli Spurs, Boston crolla in casa con Utah

NBA

Chris Paul e James Harden segnano 28 punti a testa e dominano contro San Antonio per conquistare la 12esima vittoria consecutiva. Boston invece crolla in casa contro Utah, nonostante l'infortunio dopo un minuto di Rudy Gobert. Chicago continua a vincere trascinata dalla strana coppia Mirotic-Portis, Denver ha bisogno di un supplementare per piegare New Orleans. Successo in trasferta di Detroit a Indiana, vincono anche Miami, Portland e Toronto

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Houston Rockets - San Antonio Spurs 124-109

IL TABELLINO

Se neanche una grande squadra come San Antonio riesce a fermare la corsa dei Rockets, viene da chiedersi chi potrà farlo. Da quando è tornato Chris Paul, infatti, la squadra di D’Antoni ha inanellato 12 vittorie in fila, che diventano 13 se consideriamo la prima vittoria stagionale in casa dei Golden State Warriors. L’ultimo a vincere le prime 13 partite giocate da titolare con una nuova maglia è stato Dennis Rodman con quella dei Chicago Bulls nel 1995-96, una squadra che riuscì a vincere 72 partite — una quota che Paul e soci potrebbero avvicinare continuando di questo passo (la proiezione delle 23 vittorie in 27 partite è un record di 70-12). La gara contro San Antonio, per la verità, ha ben poco da raccontare se non il dominio totale dei Rockets, che non sono mai andati sotto nel punteggio per tutti i 48 minuti e hanno vinto ciascuno dei primi tre quarti fino a costruire un massimo vantaggio di 28 lunghezze. Ventotto come i punti segnati tanto da James Harden (pur in difficoltà al tiro con 6/18 e 2/11 da tre, ma costantemente in lunetta con 14/16) quanto da Chris Paul, che aggiungendo 8 assist e 7 recuperi è diventato il primo giocatore di sempre a realizzare una prestazione del genere contro gli Spurs. Negli ultimi 10 anni solo dieci volte è stata realizzata una gara da almeno 28+8+7 e sei di queste portano la firma di “CP3”, che insieme ai 6 assist di Harden ha ispirato un quintetto tutto in doppia cifra (18+10 per Capela con 9/11, 12+10 per Anderson e 11 per Ariza, più 14 per Eric Gordon dalla panchina). Per gli Spurs non c’è stato molto da fare, con i soli Aldridge (16 con 8/21 al tiro) e Leonard (12 in 17 minuti) a toccare la doppia cifra tra i membri del quintetto base. 

Boston Celtics - Utah Jazz 95-107

IL TABELLINO

Anche senza Gordon Hayward in campo, era evidente che i Jazz si fossero segnati questa gara sul calendario: grazie a uno dei migliori Ricky Rubio della stagione e un’altra grande prestazione del rookie Donovan Mitchell, Utah ha colto una vittoria importantissima sul campo della miglior squadra della Eastern Conference, interrompendo una striscia di quattro sconfitte consecutive. A rendere ancora più impressionante il successo di Utah c’è il fatto che è riuscita a farcela anche senza Rudy Gobert, uscito dopo un solo minuto a seguito della caduta sulla sua gamba sinistra del compagno Derrick Favors (peraltro uscito anche lui per una gomitata involontaria allo zigomo da parte di Jaylen Brown). I primi responsi parlano di una distorsione al legamento mediale per il lungo dei Jazz, che già aveva saltato diverse partite tra novembre e dicembre, ma paradossalmente la sua assenza ha permetto ai Jazz di accoppiarsi meglio con i Celtics, scappando via nel secondo quarto senza più voltarsi indietro. Merito soprattutto dei 22 punti di Ricky Rubio, dei 17 con 9 assist di Mitchell e dei 17 a testa dalla panchina tanto di Rodney Hood quanto dell’ex Jonas Jerebko, oltre a poter riabbracciare Joe Johnson dopo 21 partite di assenza. Ai Celtics invece, arrivati alla terza sconfitta nelle ultime cinque gare, non sono serviti i 33 punti di Kyrie Irving e i 21 di Al Horford, complice un secondo quarto tremendo (14 errori consecutivi al tiro per cominciarlo e 4/21 per soli 13 punti) e una grande difesa per contenere ogni tentativo di rimonta dei padroni di casa. “Bisogna dar loro credito, perché si sono meritati la partita segnando tiri difficili a ripetizione” ha concesso Horford con grande eleganza. “Questo gruppo ha carattere e continuerà a competere indipendentemente da tutto” ha invece commentato un orgoglioso coach Snyder.

Milwaukee Bucks - Chicago Bulls 109-115

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Se tre indizi fanno una prova e quattro lanciano un segnale, cinque iniziano a diventare una tendenza. I Chicago Bulls stanno vincendo e questa non è neanche la notizia più importante da raccontare perché per farlo stanno cavalcando la miglior coppia della NBA: Bobby Portis e Nikola Mirotic. Nessuno fa meglio del loro duo in tutta la lega, dopo che per giorni si è atteso un chiarimento a tutti apparso soltanto di facciata. Si odieranno pure, forse, ma in campo decisamente non si vede: +34 di Net Rating in due in 54 minuti di utilizzo. Numeri che hanno stravolto la stagione dei Bulls, che avevano vinto tre delle prime 23 gare e adesso sembrano non riuscire a smettere di farlo. “Io e Niko non stiamo davvero pensando a tutto quello che è successo. Siamo focalizzati soltanto sulla squadra, siamo dei professionisti. Questo è prima di tutto il nostro lavoro”. Un mestiere fatto davvero per bene dai due, con Portis che ha messo a referto il suo massimo in carriera (27 punti), condendoli con 12 rimbalzi, a cui si sono aggiunti i 22 di Mirotic. “Entrambi abbiamo fatto un grosso passo avanti, comprendendo quale sia il modo migliore per giocare insieme”. Dall’altra parte sono 29 punti a testa per Giannis Antetokounmpo e Khris Middleton, con il greco che ha tirato 11/18 dal campo, aggiungendo 16 rimbalzi e guidando i Bucks all’undicesima gara in fila oltre quota 100 punti. Una magrissima consolazione per una squadra che zitta zitta, nonostante tutto, il quarto posto a Est se l’è andato a prendere.

Denver Nuggets - New Orleans Pelicans 117-111 OT

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Se i New Orleans Pelicans vogliono arrivare ai playoff non possono permettersi di perdere partite come questa, anche su un campo difficile come quello di Denver dove solo due squadre finora hanno vinto in 13 tentativi. Dopo essere stati avanti anche di 18 ed entrando nell’ultimo quarto con un vantaggio di 10 lunghezze, i Pelicans si sono fatti rimontare fino a subire il sorpasso, complice una distorsione alla caviglia di Anthony Davis (28 punti e 12 rimbalzi) che ha lasciato campo aperto alla schiacciata di Mason Plumlee. New Orleans è comunque riuscita a riportarsi avanti grazie a un gioco da tre punti di DeMarcus Cousins (29 punti con 5/8 da tre per lui), ma dopo un’altra schiacciata a rimbalzo d’attacco di Plumlee, il tiro della vittoria di Jrue Holiday (25 punti) è stato stoppato da Torrey Creig, alla sua prima partenza in quintetto della carriera. Nel conseguente supplementare è poi salito in cattedra Will Barton: la guardia dei Nuggets, che aveva saltato l’ultima partita per problemi alla schiena, ha stretto i denti e ha segnato 11 dei suoi 19 punti nei 5 minuti di overtime, vale a dire tutti quelli di Denver tranne due liberi segnati da Jamal Murray. Con i 21 punti del miglior marcatore Gary Harris i Nuggets festeggiano soprattutto il ritorno in campo di Nikola Jokic, uscito dalla panchina per segnare 13 punti e 11 rimbalzi in 22 minuti. “La caviglia fa un po’ male, ma non è niente di preoccupante” ha detto dopo la gara. Non dovrebbero esserci grosso problemi nemmeno per Davis, rimasto in campo dopo la piccola distorsione subita nel finale.

Indiana Pacers - Detroit Pistons 98-104

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Questa volta non è andata come l’ultima: memore del vantaggio di 22 punti sprecato nell’ultimo incontro con i Pacers, la squadra di Stan Van Gundy ha rischiato di dilapidarne uno di 16 a poco più di 9 minuti dalla fine, con Indiana che ha avuto anche il tiro del sorpasso nelle mani di Myles Turner a 30 secondi dalla fine, senza però riuscire a completare la clamorosa rimonta. Il lungo ha comunque chiuso con 24 punti insieme ai 26 del solito Oladipo (ma con 8/22 al tiro), non abbastanza però per contrastare i 23 con 13 rimbalzi di Andre Drummond — eccellente specialmente a inizio gara — e i 15 di un sorprendente Reggie Bullock, che sta giocando benissimo da quando è stato promosso in quintetto anche per sopperire all’assenza di Avery Bradley, tenuto fuori per un problema all’adduttore. Per Stan Van Gundy si tratta della vittoria numero 500 in carriera a fronte di 354 sconfitte. 

Charlotte Hornets - Miami Heat 98-104

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Non poteva esserci più vittoria di squadra di questa per Erik Spoelstra: con Whiteside e Winslow infortunati, gli Heat hanno mandato 7 giocatori su 9 in doppia cifra ma con nessuno sopra i 16 punti di Tyler Johnson e Wayne Ellington (autori di un clamoroso 9/14 da tre in due), a testimonianza di un roster ben allenato e dal talento diffuso. I materiali ideali per un allenatore come Spoelstra, che con questo successo sale a quota 495 vittorie sulla panchina degli Heat pareggiando il record del suo mentore Pat Riley, che tenterà di superare già stanotte nella sfida con i Clippers. Per Charlotte invece, sempre priva del suo allenatore Steve Clifford per motivi di salute, si tratta della quinta sconfitta in sei partite, finendo sotto di 17 punti e risalendo solo fino al -2 grazie alle acrobazie di Kemba Walker, che nonostante un infortunio al polso è riuscito a segnare 25 punti ma senza trovare il supporto dei compagni.

Orlando Magic - Portland Trail Blazers 88-95

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Prima della stagione nessuno si aspettava che i Blazers potessero essere un’eccellente squadra difensiva, eppure eccoci qui: anche la vittoria sul campo dei Magic non è stata esteticamente gradevole, ma tenendo gli avversari al 38.6% dal campo Lillard e McCollum (21 punti per il primo e 20 per il secondo) sono riusciti a tenere a portare a casa l’ottavo successo in trasferta su 13 partite. Un ritorno alla normalità particolarmente gradito per coach Stotts, visto che la sua squadra aveva concesso punti su punti agli avversari nella striscia di cinque sconfitte in fila precedenti alla trasferta in Florida, dove nell’ultima gara hanno superato anche i Miami Heat. A Orlando non è bastato il solito Nikola Vucevic, produttivo ma inconsistente con 26 punti e 14 rimbalzi, per evitare la quarta sconfitta in fila (15 delle ultime 18). Ad aggiungersi al danno della sconfitta anche la beffa del nuovo infortunio di Aaron Gordon (appena rientrato da una commozione cerebrale e subito uscito per uno stiramento al polpaccio) e di una rimonta da -17 che si è interrotta sul più bello dopo essere tornati a -5 a tre minuti dalla fine, prima di essere ricacciati indietro da un canestro del rientrante Jusuf Nurkic (9 punti e 11 rimbalzi in 25 minuti). 

Toronto Raptors - Brooklyn Nets 120-87

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A fine terzo quarto, la partita tra Raptors e Nets era talmente senza storia che l’unico motivo di interesse era vedere se Kyle Lowry sarebbe riuscito a conquistare l’ultimo rimbalzo per chiudere l’undicesima tripla doppia in carriera. Detto, fatto: il playmaker di Toronto ha avuto bisogno di soli 98 secondi nell’ultimo quarto per finire con 10 punti, 10 rimbalzi e 12 assist e guadagnare il meritato riposo in panchina, anche perché il vantaggio era un comodo +28. A realizzarlo ci avevano pensato i 31 punti di DeMar DeRozan e i 18 di Serge Ibaka, dominando in area (73 punti realizzato da Toronto nel pitturato ) e confermando il record di 10 vittorie e 1 sola sconfitta in casa dei Raptors, il migliore di tutta la NBA. Gli avversari, alla seconda partita di un back-to-back, non sono riusciti a mandare nemmeno un giocatore del quintetto in doppia cifra, dando poi spazio ai nuovi arrivi Nik Stauskas (22 punti e 7 assist per il canadese davanti ai connazionali) e Jahlil Okafor (10 punti in 23 minuti tentando anche due triple ma senza successo nel giorno del suo 22esimo compleanno) nella peggior sconfitta della stagione per scarto finale.