Beamon, quel salto nel futuro che stupì il mondo intero

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Bob Beamon
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LA MEMORIA. La gara del secolo si disputò il 18 ottobre 1968 ai Giochi di Città del Messico: con il suo 8.90 lo statunitense riscrisse la storia del salto in lungo, migliorando il primato mondiale di 55 centimetri. GUARDA IL VIDEO

The jump, il salto. Bastano poche lettere per identificare l'impresa realizzata il 18 ottobre 1968 da Bob Beamon, che, saltando 8.90 nel lungo alle Olimpiadi di Città del Messico, firmò il più mitico record mondiale nella storia dell'atletica leggera. Un autentico balzo nel futuro. Nato a South Jamaica, New York, il 29 agosto 1946, Beamon cresce con la nonna perché suo padre è un tipo violento e ha già minacciato la moglie di uccidere il bambino. Mentre frequenta le scuole superiori, Robert si avvicina all'atletica e viene notato dal celebre coach Larry Ellis. Ha una struttura fisica eccezionale (190 centimetri per 75 chilogrammi) e, passato alla Texas University, diventa uno dei migliori interpreti statunitensi del salto in lungo.

"Una volta che metterà insieme tutti i pezzi di un salto farà cose eccezionali", dice il primatista mondiale Ralph Boston. Già nel 1967 Beamon arriva a 8.11 e il personale di 9"5 sulle 100 yards ne conferma il grande talento. L'anno successivo salta Sacramento e 8.39 ventoso a Echo Summit, 8.33 apresentandosi tra i favoriti alle Olimpiadi di Città del Messico. Non ha più un coach, perché il suo istituto lo ha sospeso dopo che si era rifiutato di gareggiare contro la Brigham Young University, da lui accusata di razzismo nei confronti dei neri. Passa così ad allenarsi con Boston, che in pratica gli fa da coach ufficioso. Il 17 ottobre, giorno delle qualificazioni del lungo ai Giochi messicani, Beamon commette due nulli, ma al terzo tentativo atterra a 8.19 e accede alla finale. La gara del secolo inizia il 18 ottobre alle 15.40. Beamon è il quarto a saltare e riscrive la storia: con il suo 8.90 finisce al di là della visuale dell'occhio elettronico che serve per la misurazione e i giudici sono costretti a ricorrere al classico nastro di acciaio.

IL VIDEO DELL'IMPRESA DI BEAMON NEL 1968

Lo statunitense, abituato a piedi e pollici, fatica un po' a comprendere che il suo otto metri e novanta centimetri è qualcosa di inimmaginabile. "Ditemi che non sto sognando", grida Beamon mentre salta e piange sulla pedana. Ha migliorato il primato mondiale di 55 centimetri! "Hai ucciso questa specialita'- gli dice sconsolato il britannico Lynn Davies, oro olimpico nel 1964- noi adesso faremo una figura da scemi". La prende con filosofia, invece, Boston: "Quattordici anni di salti possono bastare, da domani penserò ad altro". I 2.248 metri di altitudine di Città del Messico e il vento favorevole di due metri al secondo, limite massimo consentito, hanno avuto la loro parte, ma l'eco mondiale dell'impresa di Beamon è comunque grandissima. Il ragazzo del Queens non si ripeterà più, saltando al massimo 8.22, ma dovranno passare ventitré anni per vedere qualcuno fare meglio: ai Mondiali di Tokyo 1991 lo statunitense Mike Powell arriva a 8.95, battendo Carl Lewis in uno dei più bei duelli della storia dell'atletica. La misura della prodezza di Beamon, che è sposato con una produttrice cinematografica e vive a Miami, la dà il fatto che il suo 8.90 è ancora il secondo salto di ogni epoca. Insomma, quello rimarrà per sempre the jump.