L'INCONTRO. Giacobbe verso il Mondiale dei massimi leggeri contro Kraj: ''Non mi piace parlare prima, sarà il ring a dire tutto''. Diretta esclusiva venerdì 24 ottobre su SKY Sport 2 a partire dalle 22.45
di LUIGI VACCARIELLO
Una storia esagerata - La storia di Giacobbe Fragomeni, nella sua straordinaria crudezza e durezza, non ha nulla da invidiare a quelle dei più grandi pugili afromericani cresciuti a pane e delinquenza nei ghetti suburbani delle grandi metropoli a stelle e strisce. La sua vita emana emozioni forti anche per quelli che non adorano questo sport. Papà violento (morto nel 1990 per cirrosi epatica) dal bicchierino facile. La mamma che lo lascia orfano 10 anni dopo: per vederla l’ultima volta, rientra di corsa dalle Olimpiadi di Sydney. La sorella che si spegne per HIV. Le droghe e le cattive compagnie che si impossessano della sua vita, fino all’incontro con il “nonno”, Ottavio Tazzi, che lo accoglie come un figlio nella sua Palestra in San Babila e gli trasmette l’amore per la boxe e le cose sane della vita.
Ha fatto di tutto, Giacobbe Fragomeni. E’ uno di quelli che la vita l’ha presa sempre a pugni. Venerdì notte Giacobbe salirà sul ring del PalaLido di Milano, diretta SKY Sport 2 a partire dalle 22.45, contro il ceco Rudolf Kraj per realizzare un sogno: diventare campione del mondo dei massimi leggeri WBC. Nella stessa occasione, oltre all’olimpionico dei Massimi Roberto Cammarelle e all’esordio assoluto del nipote di Fragomeni, Antonio Moscatiello, si affronteranno anche Simona Galassi e Stefania Bianchini per la rivincita del Mondiale dei pesi mosca.
Patrizio Oliva, un padre - Al fianco di Giacobbe, nella conferenza stampa di presentazione, c’è Patrizio Oliva, indimenticato campione napoletano, che oltre ad allenarlo, anche se può apparire strano visto che si tratta di un boxeur, gli fa da padre e lo protegge quando arriva qualche domanda scomoda dalla platea. L’incontro tra Patrizio e Fragomeni è datato 1998. Giacobbe prende il posto di Aurino, il pugile adorato dall’aficionado Roberto Saviano, in una esibizione Campania-Usa a Chicago. Così quando gli si chiede se gli piacerebbe, un giorno, allenarsi con lo scrittore di Gomorra, Oliva, che in quei posti ci è nato, interrompe il suo pugile, che palesa un certo imbarazzo (“Non so”) nel rispondere e dice: “Saviano deve essere di insegnamento ai giovani. Ha dimostrato che c’è un’altra strada per distruggere la criminalità”.
"Un calvario sfidare Giacobbe" - Oliva carica il pugile milanese: “Allenare uno come lui è una grande fortuna, non si tira mai indietro. Mi fido delle qualità di Giacobbe. Se contro di lui non sei in forma, le 12 riprese diventano un calvario”. E’ un rapporto stretto, intenso, ma non certamente omosessuale quello tra il tecnico campano e il pugile lombardo, come conferma con un velo di ironia lo stesso Fragomeni: “Sono andato via da Milano per allenarmi perché l’evento è grosso. Poi io Patrizio dovevamo riprendere degli aspetti. Abbiamo un grande rapporto, ma non siamio mica due froci, oh! Arrivo a questo match in grande forma grazie ai suoi consigli, quelli del preparatore atletico San Giorgio e del dott. Marassi”. Giacobbe non ha paura dell’altezza del suo avversario (1,82 m per Kraj, 1,77 m per l’azzurro, ndr), uno che sembra uscito da un film di Rocky e dal quale ti aspetti da un momento all’altro un “Ti spiezzo in due”.
"Trentanove anni non sono troppi" - Fragomeni arriva al grande appuntamento, tardi, a 39 anni, ma non vuol sentire parlare di pressione: “Quella la provo solo quando metto su i guantoni. Solo i problemi fisici non mi hanno consentito di combattere prima per il titolo. Rispetto il mio avversario, così come ho fatto con tutti i miei precedenti rivali, ma io non temo le sue caratteristiche. Non mi piace parlare prima, sarà il ring a dire tutto”. Giacobbe che ha il corpo innaffiato di tatuaggi (in bella vista sul collo c’è il nome dell’adorata figlioletta, Letizia come la sorella, ndr) è sicuro di sé e con Oliva ha già pensato ad un’aggiunta in caso di vittoria: “Frangar non Flectar” (Mi piego ma non mi spezzo). Il messaggio per Kraj è chiaro: le parole di Ivan Drago con Fragomeni non vanno più di moda.