Albertone Tomba, la terza manche è in libreria

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La copertina del libro scritto da Lucilla Granata con Alberto Tomba (Sperling & Kupfer)
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LUCILLA GRANATA, giornalista di SKY Sport, nella prima biografia autorizzata del campionissimo bolognese racconta appassionatamente il "dietro le quinte" di 20 anni di gare. Un predestinato alla grandezza che ha conosciuto, però, periodi terribili. Eccoli



di LUCILLA GRANATA

A Bologna la neve veniva di rado in quegli anni, ma il destino aveva scelto così. Che un cittadino diventasse uno dei più grandi campioni della storia dello sci. Perché questo è stato Alberto Tomba e per questo, a dieci anni esatti dal suo ritiro, il circo bianco  ancora lo rimpiange. Al di là dei tanti successi, delle 50 vittorie, delle medaglie olimpiche e mondiali, Alberto Tomba è stato ed è rimasto un’icona. Lo spot migliore per uno sport che senza di lui ha perso molto: un talento inimitabile, ascolti tv, ma anche tifosi e sponsor.

Nella sua prima biografia autorizzata: Alberto Tomba, prima e seconda manche, edita da "Sperling and Kupfer" (208 pagine, 18 €) e già disponibile in tutte le librerie, Tomba ripercorre così non solo tutta la sua carriera, ma per la prima volta mi racconta i dietro le quinte  di 20 anni di gare. Dai rapporti contrastati con la stampa ai suoi amori veri e presunti, sbattuti sempre e comunque in prima pagina. Dalle amicizie nate sulle piste da sci, pochissime quelle autentiche, alla rivalità con alcuni dei suoi avversari. Non tralascia neanche di raccontare i guai avuti con la Finanza. Le accuse pesantissime, l’enorme pressione mediatica di quel periodo, la difficoltà di gestirla mentre ad aspettarlo c’era sempre e comunque un nuovo cancelletto di partenza e un intero Paese che era disposto a perdonargli quasi tutto, tranne un secondo posto.

E’ un Tomba maturo quello che racconta. Un Tomba a cui gli anni hanno regalato il giusto distacco, ma che rifiuta, comunque, l’obiettività. Per troppo tempo ha letto quello che gli altri pensavano di lui, l’interpretazione che davano dei fatti che gli succedevano. E per una volta dunque ha deciso di raccontare il suo punto di vista, di spiegare le sue ragioni, la sua verità. Frequentava assiduamente le discoteche, scappava dai ritiri, andava a letto tardi e si alzava mentre i suoi colleghi tornavano già dalle piste da sci dopo un duro allenamento. Ma quando metteva gli sci incantava tracciando traiettorie perfette, con uno stile che sfidava spesso e volentieri le leggi della fisica.

Certo, spesso ha dimostrato di non conoscere le mezze misure, ma leggendo questo libro, mettendovi seduti dalla sua parte, alla fine inizierete a chiedervi se, tutto sommato, abbiano un senso… Nel libro si racconta di quando Alberto, nel 2006 all’Olimpiade invernale di Torino entrò allo stadio Olimpico come primo degli ultimi quattro tedofori. L’immagine del grande campione che alza la fiaccola all’ingresso dello stadio è stata di sicuro impatto e suggestione, ma c’è un retroscena che Alberto non ha voluto si scrivesse nel libro e che ora voglio confidare. Io ho conosciuto Alberto per ragioni professionali, ma l’amicizia con lui è nata soprattutto perché sono sempre stata una sua grande tifosa. Per questo a Torino, dove mi trovavo come inviata di SKY a Casa Italia , presi Alberto da parte e gli dissi: non è giusto che tu sia il primo tedoforo ad entrare nello stadio, dovresti essere l’ultimo, quello che accende il braciere!

Sembravo una bambina, continuavo a ripetere "dai fallo lo stesso, fallo lo stesso". Alberto mi guardò un po’ stranito e mi rispose: "Sì, certo, come no, entro allo stadio, passo davanti a tutti, Belmondo compresa (era lei l’ultima tedofora designata, la campionessa di fondo, ndr), e accendo il braciere… tu sei più pazza di me". Forse era vero, ma io continuo a pensare che spettasse a lui essere l’ultimo tedoforo. Non solo: qualche mese prima dell’Olimpiade, Alberto era in uno stato di forma splendido e io provai a convincerlo a partecipare ai Giochi. Sciava con la stessa classe di sempre e i tempi erano assolutamente in linea per giocarsela con i migliori del mondo. Lui, però, non ne volle neanche discutere…”Mi sono ritirato 8 anni fa – mi disse- forse non ti rendi conto”. Come sarebbe andata, non lo  sapremo mai. Quel che è certo, è che da Alberto, ci si può aspettare sempre tutto, anche e presto… una terza manche.