Ciclismo. Kohl: "Mi ritiro, senza doping è impossibile"
Altri SportCondannato per positività all'Epo di ultima generazione (Cera) e squalificato per due anni, il 27enne austriaco, terzo al Tour 2008, ha annunciato il suo ritiro dall'attività: "Non voglio più vivere nella menzogna e poi nessuna squadra mi ingaggerebbe"
Condannato per doping per la positività all'Epo di ultima generazione (Cera) e squalificato per due anni, il ventisettenne ciclista austriaco Bernhard Kohl ha annunciato il suo ritiro dall'attività. "Non voglio più vivere nella menzogna", ha detto il ciclista, terzo al Tour de France del 2008, ai giornalisti. "Senza doping è impossibile. E chi dice la verità non può più tornare nel sistema. Nessuna squadra mi ingaggerebbe". Kohl ha poi messo in dubbio la reale efficacia dei controlli antidoping: "Mi hanno sottoposto ad almeno 200 test e in un centinaio sarei dovuto risultare positivo".
Ammettendo di avere iniziato ad assumere Epo a 19 anni, Kohl ha quindi detto che ovviamente nessun ciclista in attività confesserà mai di doparsi. "Quando i giornalisti ti chiedono la tua posizione sul doping, cosa puoi dire se sei nel sistema da ormai tre, quattro anni?". Il suo scopo ora è mettere la sua esperienza al servizio dei giovani, "per uno sport pulito", nella speranza che le sostanze assunte non pregiudicheranno il suo fisico: "Non posso sapere cosa mi accadrà fra venti, trent'anni. Ora non mi dopo più da un anno".
Kohl non ha fatto i nomi di chi "rifornisce" i ciclisti, limitandosi a parlare di persone "all'interno dello sport" ed ha confermato che il suo nome in codice presso il laboratorio viennese dove si praticavano trasfusioni vietate era "Shrek". Il ciclista ha collaborato con gli inquirenti dall'ottobre del 2008.
Ammettendo di avere iniziato ad assumere Epo a 19 anni, Kohl ha quindi detto che ovviamente nessun ciclista in attività confesserà mai di doparsi. "Quando i giornalisti ti chiedono la tua posizione sul doping, cosa puoi dire se sei nel sistema da ormai tre, quattro anni?". Il suo scopo ora è mettere la sua esperienza al servizio dei giovani, "per uno sport pulito", nella speranza che le sostanze assunte non pregiudicheranno il suo fisico: "Non posso sapere cosa mi accadrà fra venti, trent'anni. Ora non mi dopo più da un anno".
Kohl non ha fatto i nomi di chi "rifornisce" i ciclisti, limitandosi a parlare di persone "all'interno dello sport" ed ha confermato che il suo nome in codice presso il laboratorio viennese dove si praticavano trasfusioni vietate era "Shrek". Il ciclista ha collaborato con gli inquirenti dall'ottobre del 2008.