E' il Giro più veloce di sempre, ma è colpa delle discese

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Corridori impegnati in una discesa durante la 15a tappa di questo Giro del Centenario
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PIER AUGUSTO STAGI approfitta della giornata di riposo per analizzare cos'è stato finora questo Giro e cosa si appresta a diventare. Dopo sedici tappe e 2.807 chilometri percorsi, la media generale è di 40,039 km/h, da record...

di PIER AUGUSTO STAGI
direttore Tuttobici
da L'Aquila



E' da dicembre che diciamo che questo Giro è un giretto, che mancano le montagne, quelle vere, quelle da 15 all'ora, ad eccezione della tappa del Monte Petrano, di ieri. Un Giro decapitato, piallato, privo di pendenze severe e vette all'insù. Un Giro senza montagne storiche, simbolo di uno sport che vive di montagne e di monumenti naturali, come lo Stelvio, la Marmolada, le Tre Cime di Lavaredo, il Gavia, il Mortirolo e via elencando.  

Fino a questo punto, però, siamo nell'ordine dell'opinione personale di pochi, che giorno dopo giorno sta diventando dei più. A suffragare le nostre sensazioni, ecco che arrivano in aiuto i numeri. Pallosi quanto si vuole, ma inesorabili. Questo Giro può passare alla storia per essere il più veloce di sempre. Sia ben chiaro, lo diciamo prima che qualcuno possa gridare allo scandalo o storcere il naso: le medie sono alte non perché i corridori hanno ritrovato chissà quale pozione o ritrovato, ma semplicemente perché se si mettono troppi chilometri contro il tempo, poche salite e molte, moltissime discese, questa è la logica conseguenza.

Il Giro più lento? Quello del 1914, vinto da Calzolari: 23,374 la media. Negli anni Ottanta, tra i più lenti, ci sono quelli vinti da Bernard Hinault. Giri duri, quelli: uno (1985) corso alla media di 35,897; l'altro (1982) alla media di 36,447. E i più veloci? I più veloci sono sostanzialmente due: quello di Beppe Saronni datato 1983 (media 38,937) e il più veloce in assoluto, che vale il record stabilito da Gilberto Simoni, nel 2003: 38,917 km/h.

Quello del Centenario può essere ricordato come il più veloce di sempre. Dopo sedici tappe e 2.807 chilometri percorsi, la media generale è di 40,039 km/h, nonostante ieri (Monte Petrano) si sia pedalato ai 32 all'ora. Numeri che ci dicono inequivocabilmente quanto dura sia stata fino a questo momento la «corsa rosa». Un Giro senza montagne, con una media da record, che per batterla occorreranno altri cento anni. Un Giro veloce, velocissimo, che ieri, lungo la discesa del monte Catria, si è distinto per eccesso di prudenza. Questo è quello che almeno sostengono i tecnici della Provincia di Pesaro e Urbino. E dire che in questo Giro ne abbiamo viste di ogni tipo: discese a capofitto e pericolose come quelle di Culmine di San Pietro (dove è caduto Pedro Horrillo), oppure quella del Maloja, veloce e su fondo bagnato: lì, la bandierina rossa di Vito Mulazzani, storico motociclista dell'organizzazione, non si è vista.

Ieri, invece, lungo la discesa del Catria, gli spettatori hanno potuto notare, in piena competizione, con un Popovych lanciato come una palla di cannone ad oltre 90 chilometri orari, seguito a poche centinaia di metri da Damiano Cunego, un Vito Mulazzani con una mano sull'acceleratore e l'altra con la bandierina: azione questa ben più pericolosa del fondo stradale. Una "safety car" in piena regola, che normalizza la corsa. Un atto che non hanno gradito i tecnici della Provincia di Pesaro e Urbino, i quali, per l'occasione, hanno speso 450 mila euro per asfaltare 5 chilometri di discesa con uno speciale composto. "Una pavimentazione ecologica nella quale è stata macinata la ghiaia con uno speciale prodotto atossico di origine americana che di fatto è un collante ­ ci ha spiegato l¹ing. Raniero De Angelis, direttore generale lavori pubblici della Provincia di Pesaro Urbino ­. Un asfalto bituminoso ecologico, con elevato impatto ambientale e notevole aderenza. Mi sembra che siano scesi tutti molto bene, e non vedo il perché si sia dovuto fare un'azione così plateale su un fondo stradale che era perfetto". Stranezze di questo Giro, che vede le montagne dove non ci sono, e i pericoli pure.