PAOLO PAGANI ha visto faccia a faccia, da vicinissimo, il leader della classifica. Che ostenta sicurezza, simpatia e grande calma. Ma quella storia della clinica viennese e del pentito Kohl potrebbe fare male, molto male, più degli attacchi di Di Luca...
di PAOLO PAGANI
Il vulcanico Menchov, maglia rosa da una settimana, ha dunque a disposizione il Vesuvio per mandare lapilli e lava. Scrivendo così i titoli di coda al Giro 2009. Da quando battè Di Luca in cima all'Alpe di Siusi, il 13 maggio scorso, giorno preciso del Centenario della corsa, il russo sta davanti all'abruzzese. Che però ha promesso di restituire la pariglia nella salita (13 km duri) napoletana di oggi pomeriggio. Forte (si fa per dire) della tappa del Blockhaus dell'altro ieri, Danilone, chiamato tra gli addetti ai lavori Il Predestinato, un po' come LeBron James nell'Nba, vuole attaccare. Ed è convinto da 48 ore (ce lo disse proprio al Blockhaus) che Menchov stia cedendo. Lassù in Abruzzo gli rubò pochi secondi in graduatoria, mettendolo dietro nel finale della tappa.
Ora: che il russo sia sotto assedio, è tutta da vedere. Il russo difatti non russa, ma è anzi straconvinto che il Giro sia suo senza tante storie. Però c'è un però. Il solito. Menchov deve temere se stesso. Nel senso che la "solita" spada di Damocle del doping può fargli male, molto male, molto più delle stilettate che Di Luca gli ha giurato. A Menchov non fa paura il vulcano, neanche tanto così. Ma come giustissimamente ha scritto Giovanni Bruno che la sa lunga, il pentimento dell'austriaco Kohl e la sporca faccenda del sangue ossigenato nella clinica viennese cui lo stesso Menchov (come tanti altri) si rivolse in passato, potranno fare danni ingenti. Il ciclismo ci sta ricascando? Dovremo assistere un'alltra volta a un vincitore di corsa a tappe in odore di squalifica a impresa archiviata, come già tante volte al Tour?
"Il magistrato di Vienna vuole parlare con me?", ha sibilato anche ieri come già al Blockhaus il russo della Rabobank, "Non sono mai stato contattato. Ora penso a finire il Giro, poi se vorranno interrogarmi facciano pure. Io sono tranquillissimo...". Visto da vicino, in effetti, Menchov ostenta sicurezza. E simpatia. Ma, se... Stiamo a vedere. La sensazione è che la sporca faccenda non sia finita, ma sia anzi soltanto all'inizio. Il doping può danneggiare più della pioggia di lapilli & lava agonistica che Di Luca vuole rovesciare in testa al rivale dalla cima del Vesuvio.
Il vulcanico Menchov, maglia rosa da una settimana, ha dunque a disposizione il Vesuvio per mandare lapilli e lava. Scrivendo così i titoli di coda al Giro 2009. Da quando battè Di Luca in cima all'Alpe di Siusi, il 13 maggio scorso, giorno preciso del Centenario della corsa, il russo sta davanti all'abruzzese. Che però ha promesso di restituire la pariglia nella salita (13 km duri) napoletana di oggi pomeriggio. Forte (si fa per dire) della tappa del Blockhaus dell'altro ieri, Danilone, chiamato tra gli addetti ai lavori Il Predestinato, un po' come LeBron James nell'Nba, vuole attaccare. Ed è convinto da 48 ore (ce lo disse proprio al Blockhaus) che Menchov stia cedendo. Lassù in Abruzzo gli rubò pochi secondi in graduatoria, mettendolo dietro nel finale della tappa.
Ora: che il russo sia sotto assedio, è tutta da vedere. Il russo difatti non russa, ma è anzi straconvinto che il Giro sia suo senza tante storie. Però c'è un però. Il solito. Menchov deve temere se stesso. Nel senso che la "solita" spada di Damocle del doping può fargli male, molto male, molto più delle stilettate che Di Luca gli ha giurato. A Menchov non fa paura il vulcano, neanche tanto così. Ma come giustissimamente ha scritto Giovanni Bruno che la sa lunga, il pentimento dell'austriaco Kohl e la sporca faccenda del sangue ossigenato nella clinica viennese cui lo stesso Menchov (come tanti altri) si rivolse in passato, potranno fare danni ingenti. Il ciclismo ci sta ricascando? Dovremo assistere un'alltra volta a un vincitore di corsa a tappe in odore di squalifica a impresa archiviata, come già tante volte al Tour?
"Il magistrato di Vienna vuole parlare con me?", ha sibilato anche ieri come già al Blockhaus il russo della Rabobank, "Non sono mai stato contattato. Ora penso a finire il Giro, poi se vorranno interrogarmi facciano pure. Io sono tranquillissimo...". Visto da vicino, in effetti, Menchov ostenta sicurezza. E simpatia. Ma, se... Stiamo a vedere. La sensazione è che la sporca faccenda non sia finita, ma sia anzi soltanto all'inizio. Il doping può danneggiare più della pioggia di lapilli & lava agonistica che Di Luca vuole rovesciare in testa al rivale dalla cima del Vesuvio.