Gasquet: mica ero drogato, era solo un bacio alla coca

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Richard Gasquet (23 anni) evita una pesante squalifica: erano solo baci alla coca...
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Il tennista francese evita 2 anni di squalifica convincendo la Federazione Internazionale che la positività riscontrata a marzo era dovuta ad effusioni scambiate con una ragazza che aveva assunto stupefacenti. Ma quante storie simili nel mondo dello sport

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RICHARD GASQUET.
Un bacio alla sposa? No, alla coca.  Ecco come avrebbe assunto la polverina bianca il tennista  francese Richard Gasquet, 23 anni, n. 32 del mondo, che  rischiava una squalifica di due anni e invece potra' tornare in  campo dopo essersi fermato soltanto 2 mesi e mezzo. I giudici  del tribunale della Federtennis mondiale hanno creduto alla  versione fornita dal giocatore che ha raccontato di avere  assunto la coca mentre baciava una ragazza che aveva appena conosciuto in un pub. Secondo la Corte, dunque, sarebbe stata  lei a 'contaminare' Gasquet.

MARCO BORRIELLO. Il mondo dello sport è comunque pieno di episodi abbastanza  singolari legati all'assunzione di sostanze proibite. Ce n'è davvero per tutti i gusti. Anche Marco Borriello venne  'contaminato' da una donna, la modella argentina Belen Rodriguez, con la quale ha avuto una relazione. Un paio di anni  fa l'attaccante del Milan venne trovato positivo a due  metaboliti del cortisone, ma negò di aver assunto la sostanza e rimediò una squalifica di soli 3 mesi. A scagionarlo fu proprio  la bella Belen, rivelando di avere trasmesso a Borriello un  fungo ai genitali dopo un rapporto sessuale non protetto e di avergli poi passato la pomata al cortisone che il medico le  aveva prescritto.

DIETER BAUMANN. In tema di doping non è mai mancata la fantasia: atleti e  calciatori trovati positivi hanno sciorinato difese a volte  grottesche, pur di evitare di incorrere nei fulmini dei  tribunali antidoping. Il campione olimpico dei 5 mila, Dieter Baumann, accuso' un dentifricio per giustificare la presenza abbondante di Nandrolone nelle proprie urine.

BUCCHI, MONACO E DAVIDS.
I calciatori  perugini Bucchi e Monaco, tra i primi trovati positivi al  Nandrolone, puntarono il dito contro la carne di cinghiale.  Pochi mesi più tardi, un altro giocatore, questa volta della  Lazio, il portoghese Fernando Couto, non si lasciò trovare  impreparato quanto a immaginazione e cercò di salvarsi, tirando  in ballo la propria chioma fluente e dando la colpa ad un non  ben identificato shampoo al... Nandrolone, naturalmente. E la  fantasia passo' anche per lo sciroppo omeopatico destinato a curare la tosse dello juventino Edgar Davids.

I CAVALLI DI BATTAGLIA NEGLI ANNI 80. Gastronomia e cosmesi, vero cavallo di battaglia dei calciatori al Nandrolone, sono niente se messi a confronto con quanto esibito da atleti di altre discipline. Un capitolo a parte meritano le giustificazioni a luci rosse: una ciclista, trovata positiva a sostanze anabolizzanti, si difese dicendo di aver avuto un rapporto orale con un altro atleta che faceva uso di sostanze anabolizzanti. Stessa scusa avanzata dal marciatore spagnolo, Daniel Plaza. E il testosterone alle stelle riscontrato nel velocista americano, Dennis Mitchell, avrebbe avuto origine da una lunga serata all'insegna del sesso e della birra. Peruzzi e Carnevale, a inizio anni '90, vennero  squalificati per l'assunzione del Lipopill, un farmaco  dimagrante, lo stesso utilizzato da Maradona.

LYUDMILLA ENQVIST. Gelosie familiari, invece, nella difesa del'ostacolista  russa, Lyudmila Enqvist, che giustifico' la presenza nelle  analisi di anabolizzanti per un dispetto del marito dal quale si  era separata. Nella casistica non mancano le accuse agli  integratori 'corrotti', in particolare quelli in vendita su internet. La spiegazione non è servita all'ottocentista  azzurro, Andrea Longo, uno dei pochi però ad aver pagato con un lungo stop.

LA CARAMELLA DI GIBO. E che dire della caramella alla cocaina fornita al  corridore Gilberto Simoni dalla zia, che gli costò il ritiro dal Giro d'Italia del 2002?

SOTTO LA TENDA. Anche il figlio del leader libico, Saadi Al Gheddafi, fu pizzicato dall'antidoping, quando cercava gloria nel Perugia di Gaucci: imputo' la propria positività ad  una pomata contro il mal di schiena.