Ballerini, il ct che ha fatto grande il ciclismo azzurro

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Franco Ballerini e Paolo Bettini ai Mondiali del 2008
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Cristiano Gatti, inviato del quotidiano 'Il Giornale', ricorda il ct della nazionale di ciclismo morto in un rally: "Persona vera. Ha sempre amato il fuoristarda da quando era ragazzino. Polvere e pietre, come in quei successi alla Roubaix". LA GALLERY

MARCELLO LIPPI RICORDA FRANCO BALLERINI

di CRISTIANO GATTI
 
inviato speciale del quotidiano 'Il Giornale'



Una persona vera ed elegante, ecco chi era Franco Ballerini. Lui, il ct della nazionale italiana di ciclismo, è stato il classico esempio di sportivo che non ha raccolto grandi successi nella propria carriera agonistica, ma è invece riuscito a dare il meglio come tecnico. Nell'uno e nell'altro ruolo, però, non si è mai risparmiato.

La sua passione per il fuoristrada nasce da ragazzino. Correva in bici, ma appena poteva saliva su un'altra sella, quella della moto da cross. Dalle due ruote al rally il passo è stato breve. Polvere e percorsi sterrati, dunque, come quelli della Parigi-Roubaix. Non è un caso, allora, che proprio in questa corsa Ballerini abbia ottenuto, nel 1995 e nel 1998, le maggiori soddisfazioni come ciclista.

E poi l'avventura da commissario tecnico. Ballerini ha il grande merito di aver dato continuità al lavoro svolto da Alfredo Martini, suo predecessore e del quale era stato gregario. Una linea che ha consegnato al ciclismo italiano rispettabilità e serietà. Qualità che ci sono state riconosciute in tutto il mondo. Martini e Ballerini hanno reso forte e vincente la squadra azzurra. Impresa non facile, perché i trionfi ai Mondiali e alle Olimpiadi sono arrivati nonostante le evidenti difficoltà dell'intero movimento italiano.

Sarà difficile, da domani, trovare una terza figura in grado di seguire questa strada. Una starda piena di polvere e pietre, come quelle che Ballerini amava tanto.