Edison Peña, dalle viscere cilene ai grattacieli di New York
Altri SportIl minatore correva dieci chilometri al giorno lungo le gallerie della sua "prigione" sottoterra: ora lo farà sulle strade di Manhattan, per 42 km, fino a Central Park. Gli organizzatori della celebre maratona lo hanno infatti invitato per il 7 novembre
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Le foto: il salvataggio dei minatori
Dalle viscere della terra a Central Park. A 800 metri di profondità Edison Peña correva. Correva dieci chilometri al giorno lungo le gallerie della sua prigione per esorcizzare la paura di non farcela, di non vedere più la luce del sole e i volti dei familiari.
Alla fidanzata Angelica scriveva lettere cariche d'angoscia, che lo facevano ritenere come uno dei minatori più deboli, uno di quei soggetti che rischiava di crollare. Lui però, appassionato di triathlon, allo sport si era sempre aggrappato. E ha continuato a farlo nelle condizioni più critiche, con gli scarponi da lavoro che gli procuravano vesciche. Finché Angelica ha convinto i responsabili dei soccorsi a calargli dal pozzo un paio di scarpe da corsa, quelle che usava in superficie per allenarsi.
Il rituale si è ripetuto, giorno dopo giorno, fino all'ultimo: le paure non svanivano, ma perlomeno Edison così riusciva a controllarle. Una volta riemerso, scacciato l'incubo, ha ricevuto l'invito degli organizzatori della maratona di New York. Ci ha pensato un po', sarebbe stata la prima volta su un percorso di 42 km. Ma poi ha accettato. Vinte le tenebre e i loro demoni, sulle strade di Manhattan gli sembrerà di volare.
Le foto: il salvataggio dei minatori
Dalle viscere della terra a Central Park. A 800 metri di profondità Edison Peña correva. Correva dieci chilometri al giorno lungo le gallerie della sua prigione per esorcizzare la paura di non farcela, di non vedere più la luce del sole e i volti dei familiari.
Alla fidanzata Angelica scriveva lettere cariche d'angoscia, che lo facevano ritenere come uno dei minatori più deboli, uno di quei soggetti che rischiava di crollare. Lui però, appassionato di triathlon, allo sport si era sempre aggrappato. E ha continuato a farlo nelle condizioni più critiche, con gli scarponi da lavoro che gli procuravano vesciche. Finché Angelica ha convinto i responsabili dei soccorsi a calargli dal pozzo un paio di scarpe da corsa, quelle che usava in superficie per allenarsi.
Il rituale si è ripetuto, giorno dopo giorno, fino all'ultimo: le paure non svanivano, ma perlomeno Edison così riusciva a controllarle. Una volta riemerso, scacciato l'incubo, ha ricevuto l'invito degli organizzatori della maratona di New York. Ci ha pensato un po', sarebbe stata la prima volta su un percorso di 42 km. Ma poi ha accettato. Vinte le tenebre e i loro demoni, sulle strade di Manhattan gli sembrerà di volare.