Anabolandia: i genitori cercavano doping per i figli minori

Altri Sport
Calcio, basket, atletica leggera, ciclismo, triathlon, pattinaggio, tennis e non solo. Il mondo dello sport trema per l'ennesimo scandalo doping
sport_ciclismo_doping_epo

I Nas di Bologna arrestano 4 persone (54 gli indagati) in 17 Province: associazione a delinquere per favorire prescrizione, fornitura e uso di doping in varie discipline. Intanto, il ciclista Riccò è sospeso dalla Federciclo "a tutela della sua salute"

I genitori si davano da fare per reperire farmaci dopanti per i figli minorenni o poco più che minorenni: è uno degli spaccati che emerge dall'operazione Anabolandia dei carabinieri del Nas di Bologna, coordinata dalla Procura di Rimini, che ha portato quattro persone agli arresti domiciliari (un medico e tre tra dirigenti e informatori scientifici dell'industria farmaceutica Sandoz), una all'obbligo di dimora, al sequestro di un ambulatorio e altre 54 persone nel registro degli indagati, molte delle quali sono atleti di calcio, basket, atletica leggera, ciclismo, triathlon, pattinaggio e tennis.

Al setaccio 17 Province - Le perquisizioni hanno riguardato 17 province tra Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Lazio, Umbria, Puglia, ed hanno portato al sequestro di quella che e' stata definita una copiosa documentazione probatoria, di 500 confezioni di farmaci dopanti e di decine di dispositivi medici, tra cui siringhe e speciali strumenti utilizzati per la somministrazione dei medicinali anabolizzanti.

Il ruolo dei genitori - Il ruolo dei genitori nel reperire sostanze dopanti per i figli atleti emerge in almeno tre casi. Ad esempio c'è il caso di un genitore che si dava da fare per portare dal medico riminese Vittorio Emanuele Bianchi - arrestato all'aeroporto di Bologna al rientro dagli Usa e attorno a cui ruota tutta l'operazione antidoping - i suoi figli tennisti, entrambi minorenni. Secondo l'accusa il medico (che la Commissione di Disciplina della Federazione medico sportiva italiana già nel 2005 aveva squalificato per sei anni) nel giugno 2009 prescriveva con la complicità e "su sollecitazione" del padre dei tennisti, ad uno Stanozololo, un anabolizzante, e Gonasi, che stimola la produzione di testosterone, non giustificati da condizioni patologiche; all'altro, oltre Stanazololo e Gonasi, anche Omnitrope, un ormone della crescita.

Quel ciclista under 23 - Stesso copione nel caso di un ciclista under 23 (allora ventenne) accompagnato dal padre nel giugno 2009 dal medico. Al giovane venne prescritta una terapia dopante a base di Andriol (cioe' testosterone), Gonasi e Synachten (ormone che stimola il cortisolo). Su richiesta di padre e figlio poi il medico spiego' indicazioni sui tempi di sospensione della terapia per evitare la positivita' ai controlli antidoping. E ancora c'e' la vicenda di un padre che, nel luglio 2009, porto' dal medico una figlia ciclista professionista, allora ventunenne, e un figlio ciclista amatoriale, allora ventisettenne. Alla figlia sarebbe stata data l'epo, al figlio testosterone.

Il capitolo calcio -
C'è poi il capitolo calcio: "Se gli metti mano all'ormone, questi giocano da serie A", diceva il dott.Bianchi, a Danilo Chiodi, preparatore atletico del Rimini Calcio, nel 2009, a ridosso della decisive partite dei playout di serie B che i romagnoli giocarono contro l'Ancona. Il Rimini, alla fine, venne retrocesso. Ora, dopo una mancata iscrizione al campionato, è in serie D.

Tutte le pratiche dopanti -
Chiodi - dice l'accusa - per "alterare fraudolentemente le prestazioni agonistiche degli atleti" della sua squadra contattava il medico concordando il 'trattamento' di tre atleti con Gonasi 5000 (un prodotto che stimola il corpo alla produzione di testosterone, quindi senza immissione dall'esterno) ed emotrasfusioni con ozono. Il primo contatto è datato 3 giugno 2009, il 6 si doveva giocare la gara di andata ad Ancona. Il 4 andò dal medico il giocatore Emiliano Milone (poi passato allo Spezia calcio, squadra che ha lasciato nel marzo scorso dopo un infortunio al ginocchio) per farsi fare una emotrasfusione con ozonoterapia, pratica dopante. Bianchi poi nella stessa occasione prescrisse, mettendo un nome di fantasia sulle ricetta, Eprex, cioè Epo, e Gonasi. In una conversazione intercettata tra i due il medico spiegava che "l'epo e' fondamentale". Al giocatore preoccupato dei controlli antidoping sangue-urine dei playout, Bianchi garanti': "con queste terapie non ci sono tracce".

I Nas intanto filmavano tutto - Eprex e Gonasi vennero poi presi in farmacia dallo stesso dott.Bianchi che poi li consegnò a Milone. Il tutto è avvenuto sotto gli occhi degli investigatori del Nas, che filmarono e fotografarono la scena. Dopo la partita di andata, giocata ad Ancona e finita 1-1, il preparatore del Rimini contatto' di nuovo il medico, sempre ascoltato dagli investigatori. Bianchi spiegò che si sarebbe assentato per qualche giorno ma garanti' che l'ossigeno-ozonoterapia sarebbe stata praticata da un infermiere di sua fiducia. Cosi' il 12 giugno l'infermiere fece la terapia a Milone. Nonostante tutto, però, il 13 il Rimini venne sconfitto dall'Ancona 1-0 in casa e fu retrocesso.

Riccò sospeso "a tutela della salute" - E intanto la Commissione Tutela della Salute della Federazione Ciclistica Italiana, presieduta dal Dott. Luigi Simonetto, ha provveduto a sospendere l'atleta Riccardo Riccò dall'attività agonistica per motivi inerenti alla tutela della salute dell'atleta stesso. Il provvedimento della Fci fa seguito al grave episodio che all'inizio dell'anno ha visto protagonista Riccò, sul quale c'è un'indagine della Procura della Repubblica di Modena. Il corridore emiliano il 6 febbraio venne ricoverato a Pavullo e poi trasferito all'ospedale di Modena per un blocco renale. In quell'occasione, secondo il referto medico che fu stilato, Riccò dichiarò ai sanitari di essersi sottoposto a un'autotrasfusione con il suo stesso sangue, conservato nel frigorifero da 25 giorni. Un'affermazione poi ritrattata dal ciclista, che spiegò di non essere cosciente al momento del ricovero. Avrebbe dovuto essere la stagione del rilancio e invece Riccò rischia di fermarsi di nuovo. E' probabile infatti a questo punto un nuovo stop da parte del Coni per il ciclista che, essendo recidivo, in base alle nuove norme varate quest'anno dalla Federazione ciclistica, rischia la radiazione.

Commenta la notizia nei forum di Sky.it