Dramma sul Bianco. Morti gli alpinisti dispersi da 7 giorni

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Il recupero dei corpi di Olivier Sourzac e Charlotte De Metz, dispersi sul Bianco (Getty)
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Le condizioni meteo sono migliorate e hanno permesso ai soccorritori francesi di avvistare i due alpinisti, Olivier Sourzac e Charlotte De Metz, a 4.026 metri tra le rocce lungo la via di discesa della Walker e il ghiacciaio sospeso della Whymper. LE FOTO

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Individuati immobili, ormai morti, gli alpinisti dispersi sul Monte Bianco da una settimana. Gli uomini della gendarmeria di Chamonix hanno trovato la guida alpina Olivier Sourzac e Charlotte De Metz, dispersi da mercoledì scorso sulle Grandes Jorasses, nel massiccio del Monte Bianco.

Le condizioni meteo questa mattina sono migliorate e hanno permesso ai soccorritori francesi di avvistare i due  alpinisti a 4.026 metri, la quota che era stata comunicata dalla guida nel corso della sua ultima telefonata. La zona è compresa tra le rocce lungo la via di discesa della Walker e il ghiacciaio sospeso della Whymper. Il soccorso alpino valdostano si è occupato del recupero dei corpi con un elicottero decollato poco dopo le 11.30 dall'eliporto di Courmayeur: a bordo, oltre al pilota, due guide alpine e il medico.

Accovacciati in una nicchia tra le rocce, appoggiati su una corda arrotolata e legati alla parete: così gli uomini del Soccorso alpino valdostano hanno trovato i corpi privi di vita della guida alpina Olivier Sourzac e della sua cliente Charlotte De Metz, dispersi sulle Grandes Jorasses. Erano a 4.026 metri di quota, sulla via normale che dalla punta Walker scende sul versante italiano, a sinistra del seracco Whymper. Sono morti assiderati, probabilmente tra sabato e domenica scorsi. La svolta nelle ricerche, dopo giorni di maltempo che ha praticamente impedito i sorvoli in elicottero, è arrivata in mattinata.

Durante una perlustrazione le guide francesi a bordo dell'Ec 145 del Peloton d'haute montagne di Chamonix hanno notato, verso le 11, un lembo di una giacca rossa che spuntava nella montagna imbiancata. Neanche un quarto d'ora dopo dall'hangar di Courmayeur è decollato l'elicottero del Soccorso alpino valdostano - competente per territorio - che ha impiegato una manciata di minuti per giungere sul posto e individuare i corpi, semisepolti nella neve. Calato con il verricello, il medico-rianimatore Andrea Ortu ha rilevato - con un termometro timpanico - la temperatura corporea (che era poco superiore allo zero) dei due sfortunati alpinisti prima di comunicare via radio il verdetto: "Sono morti".

Le guide alpine hanno quindi liberato i corpi e li hanno trasportati a valle. Ora spetta alla guardia di finanza di Entreves sbrigare le pratiche burocratiche di questa drammatica vicenda che ha tenuto con il fiato sospeso le comunità intorno al Monte Bianco.

Olivier Sourzac, di 47 anni, di Passy (Alta Savoia), era un'esperta guida alpina, in particolare un forte rocciatore con numerose scalate all'attivo nel massiccio del Monte Bianco. Anche la sua cliente, Charlotte De Metz, quarantaquattrenne di Fontainebleau (periferia parigina), era un'abile alpinista e faceva parte del Club alpino francese. Insieme avevano scalato il temibile Pilone centrale del Freney, itinerario divenuto celebre dopo la tragedia (quattro morti) che nel 1961 colpì una spedizione italo-francese guidata da Walter Bonatti.

I due erano partiti martedì scorso da Chamonix. Obiettivo: la via Linceul sulla parete nord delle Grandes Jorasses, classificata TD (molto difficile), 750 metri di ghiaccio verticale. Hanno trascorso la notte al rifugio Leschaux e, il giorno dopo, hanno attraversato l'omonimo ghiacciaio per arrivare all'attacco della via. La progressione è stata però più lenta del previsto - e questo ritardo, assieme ad un errore di valutazione sulle previsioni meteo, è la probabile causa della tragedia - rendendo necessario un primo bivacco in parete. Giovedì sono sbucati sulla cresta des Hirondelles (3.900 metri), hanno raggiunto la punta Walker (4.200 metri) e iniziato la discesa dalla via normale italiana.

Ma il maltempo li ha presto costretti a fermarsi. Hanno trascorso la notte in mezzo alle rocce e la mattina di venerdì hanno nuovamente tentato di scendere fino al ghiacciaio. Poche centinaia di metri e poi lo stop. "Le condizioni sono impossibili, non si vede niente e il vento è fortissimo. Ritorniamo alle rocce dove ci siamo fermati la notte scorsa e aspettiamo li"' ha detto Olivier Sourzac nell'ultimo contatto telefonico con i soccorritori d'oltralpe prima che le batterie si esaurissero.

Impossibile salire con l'elicottero su entrambi i versanti, dalla Francia è arrivato un gruppo di alpinisti esperti - coordinato da Bruno Sourzac, fratello del disperso - che si è spinto fino a 3.500 metri per un disperato salvataggio a piedi. Progetto abbandonato quasi subito per l'elevato rischio valanghe. Le temperature in quota - fino a -30 gradi - hanno da subito lasciato poche speranze di sopravvivenza. Uno, due, tre, quattro giorni ad aspettare una schiarita. Ieri tre sorvoli senza esito. Fino a questa mattina quando quel lembo di giacca rossa tra la neve ha fatto capire che la tragedia si era consumata.



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