Addio a Gattai, fu presidente del Coni e della Federsci
Altri SportSi è spento a Milano a 84 anni uno degli uomini simbolo della Valanga Azzurra e dei mitici anni '70 dello sci italiano. A capo del comitato olimpico dal 1987 al 1993, tifoso dell'Inter di Angelo Moratti, fu anche consigliere della società nerazzurra
Milanese di nascita, avvocato di professione, interista per fede calcistica, quando si pensa ad Arrigo Gattai, l'ex presidente del Coni del 1987 al 1993 scomparso oggi a 84 anni viene subito in mente l'epopea della Valanga Azzurra e dei mitici anni '70 dello sci italiano. Anche se raccolse il testimone nel '76, all'apice dei successi di Gustav Thoeni e Piero Gros.
L'avvocato Gattai se ne è andato oggi dopo mesi di malattia, in punta di piedi, senza clamori per un uomo che è stato l'emblema dello sport italiano per quasi un ventennio, prima alla guida della Federazione degli Sport invernali e poi del Coni dal 1987 al 1993. Lo sport lo segna fin da ragazzo: prima praticandolo, come tutti i ragazzi borghesi della Milano bene, poi abbracciandolo politicamente. Laureatosi in Giurisprudenza, Gattai diventa un civilista abile e ricercato ma la svolta della sua carriera è dovuta alla sua fede interista che un giorno gli fa conoscere Angelo Moratti: un incontro fatale per il 27enne avvocato. E' il 1955 quando entra nel cda dell'Inter come consigliere. In quel board conosce pure Servello, uno dei boss milanesi del Msi. Le sue simpatie di destra lo portano nel 1964 a trovarsi candidato nelle liste missine. Gattai rimane a fianco di Moratti fino al '67, godendosi gli anni folgoranti della Grande Inter di Herrera.
Nel 1970 entra nel mondo della federsci, scalandone via via i gradini negli anni in cui Thoeni-Gros salgono su quelli del podio. E nel 1976 raccoglie il testimone dal presidente Omero Vaghi. Per la Fisi è la rivoluzione; per Gattai un altro trampolino di lancio che nemmeno il 'caso' David (la giovanissima e talentuosa speranza azzurra per 6 anni in coma vegetativo a causa di una rovinosa caduta a Lake Placid, nel '79) riesce a fermare. Due anni dopo è vicepresidente del Coni e grazie alla rinascita del movimento sciistico che con gli anni va pian piano recuperando la sua immagine di Federazione 'vincente' diventa l'erede designato di Franco Carraro superando l'antagonista e potentissimo Primo Nebiolo. Il passaggio di consegne avviene nel 1987. Per sei anni Arrigo Gattai tiene le redini del mondo dello Sport, apprezzato soprattutto per la sua indubbia abilità nel lavoro diplomatico dentro e fuori Italia, ma il punto più alto della sua carriera dirigenziale coincide anche con l'inizio del suo tramonto politico, cui le spedizioni olimpiche di Seul e Barcellona non diedero certo una mano.
Gli anni '90 sono più bui per l'ex avvocato alle prese con diverse vicende solo giudiziarie e non più sportive - da cui uscì prosciolto o assolto - legate alla ristrutturazione dell'Olimpico, all'evasione contributiva, ai finanziamenti illeciti, alle assunzioni facili. Un'uscita di scena dal mondo sportivo, che in questo fine settimana lo ricorderà con un minuto di silenzio.
L'avvocato Gattai se ne è andato oggi dopo mesi di malattia, in punta di piedi, senza clamori per un uomo che è stato l'emblema dello sport italiano per quasi un ventennio, prima alla guida della Federazione degli Sport invernali e poi del Coni dal 1987 al 1993. Lo sport lo segna fin da ragazzo: prima praticandolo, come tutti i ragazzi borghesi della Milano bene, poi abbracciandolo politicamente. Laureatosi in Giurisprudenza, Gattai diventa un civilista abile e ricercato ma la svolta della sua carriera è dovuta alla sua fede interista che un giorno gli fa conoscere Angelo Moratti: un incontro fatale per il 27enne avvocato. E' il 1955 quando entra nel cda dell'Inter come consigliere. In quel board conosce pure Servello, uno dei boss milanesi del Msi. Le sue simpatie di destra lo portano nel 1964 a trovarsi candidato nelle liste missine. Gattai rimane a fianco di Moratti fino al '67, godendosi gli anni folgoranti della Grande Inter di Herrera.
Nel 1970 entra nel mondo della federsci, scalandone via via i gradini negli anni in cui Thoeni-Gros salgono su quelli del podio. E nel 1976 raccoglie il testimone dal presidente Omero Vaghi. Per la Fisi è la rivoluzione; per Gattai un altro trampolino di lancio che nemmeno il 'caso' David (la giovanissima e talentuosa speranza azzurra per 6 anni in coma vegetativo a causa di una rovinosa caduta a Lake Placid, nel '79) riesce a fermare. Due anni dopo è vicepresidente del Coni e grazie alla rinascita del movimento sciistico che con gli anni va pian piano recuperando la sua immagine di Federazione 'vincente' diventa l'erede designato di Franco Carraro superando l'antagonista e potentissimo Primo Nebiolo. Il passaggio di consegne avviene nel 1987. Per sei anni Arrigo Gattai tiene le redini del mondo dello Sport, apprezzato soprattutto per la sua indubbia abilità nel lavoro diplomatico dentro e fuori Italia, ma il punto più alto della sua carriera dirigenziale coincide anche con l'inizio del suo tramonto politico, cui le spedizioni olimpiche di Seul e Barcellona non diedero certo una mano.
Gli anni '90 sono più bui per l'ex avvocato alle prese con diverse vicende solo giudiziarie e non più sportive - da cui uscì prosciolto o assolto - legate alla ristrutturazione dell'Olimpico, all'evasione contributiva, ai finanziamenti illeciti, alle assunzioni facili. Un'uscita di scena dal mondo sportivo, che in questo fine settimana lo ricorderà con un minuto di silenzio.