Il Papa che si dimette di lunedì. Come un allenatore stanco

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Sua santità, Papa Benedetto XVI, con Franz Beckenbauer. Una colonna del Bayern e della nazionale tedesca

Quando l’Ansa ha battuto la notizia, il mondo s’è fermato. Quando il Papa s’è accorto che l'energia fisica stava assottigliandosi, ha deciso di compiere un gesto poco praticato, quasi inedito per la Chiesa. Regalando tutta la grandezza di una Notizia

Quando l’Ansa ha battuto questa notizia, il mondo s’è fermato. Tutto il mondo, senza distinzioni di colore o di religione: il Papa si dimette, con tanto di data di scadenza, 28 febbraio alle ore 20. Quel giorno ne saranno trascorsi 2872 dall’elezione, avvenuta il 19 aprile del 2005 per sostituire il Papa più amato, Giovanni Paolo II.

Dimesso come un amministratore di una banca, un presidente del Consiglio o… un allenatore di calcio. Di lunedì, poi, proprio quando le cronache degli avvenimenti sportivi lasciano il campo al dopo. Ma questa notizia appartiene alla Storia, non alla cronaca.

Sui banchi delle superori avevamo appreso del gran rifiuto di Celestino V, un monaco che si sentiva quasi inadeguato a sostenere il peso immenso della Chiesa e del suo potere. Papa Ratzinger il peso l’aveva sostenuto benissimo in questi otto anni, dando subito prova di forza. L’ammirazione che mostrava quando riceveva gli atleti - campioni e campionesse, ma anche giovanissime speranze – era sincera, entusiastica. Proprio quando s’è accorto che quella energia fisica stava assottigliandosi, ha deciso di compiere un gesto solitamente poco praticato e quasi inedito per la Chiesa.

Vivere da ex Papa non sarà facile, mancano modelli e testimonianze. Difficile immaginarselo in giardino o davanti alla tivù a tifare Bayern, la passione certa che arriva dal suo passato. Per  programmare il futuro c’è tempo. Resta la Notizia, una prima volta alla quale nessuno aveva mai pensato.