"Io, campione di chess-boxing: il ring come una scacchiera"

Altri Sport
Prima di incontrare il chess-boxing Gianluca Sirci era un pugile professionista
gianluca_sirci

Dopo aver vinto il titolo europeo, il biologo Gianluca Sirci può diventare campione del mondo di scacchi-pugilato. Il “Dottore” ci racconta tutto sullo sport ibrido in cui “la battaglia si gioca sul quadrato, ma la guerra sulla scacchiera”

di Francesco Giambertone

Al centro della discoteca “Paradiso” di Amsterdam c’è un ring. Al centro del ring, appoggiata su un tavolo di metallo, c’è una scacchiera. Seduti uno di fronte all’altro, due energumeni a petto nudo e in pantaloncini muovono a turno i pezzi sulle caselle bianche e nere. Dopo quattro minuti si alzano, infilano i guantoni e iniziano a scazzottarsi. Dopo altri tre minuti, si siedono di nuovo e riprendono dove avevano lasciato. E’ il 16 novembre 2003 e al centro della discoteca si sta disputando il primo incontro della storia del chess-boxing, lo “scacchi-pugilato”: un assurdo sport ibrido creato in un fumetto e reso reale da un artista olandese.

Dieci anni dopo, questa disciplina non è più un’esibizione artistica ma uno sport vero che cresce anche in Italia. Il presidente della neonata Federazione Italiana Scacchi Pugilato (Fisp), Volfango Rizzi, spiega che “la capitale del chess-boxing è Londra, seguita da Berlino. Ma ci sono molti atleti anche in India e nei paesi dell’est”. Soprattutto in Russia, dove il prossimo 28 novembre si assegnerà il titolo mondiale, attualmente vacante. A giocarselo contro il padrone di casa ci sarà un gigante italiano di un metro e novanta per 120 chili: Gianluca Sirci detto “il Dottore”, 41enne biologo di Foligno, è il campione europeo di scacchi-pugilato che punta al titolo iridato.

La filosofia che ha ispirato la disciplina, ci racconta Sirci, “è unire lo sport più fisico e quello più mentale, che in realtà hanno molto in comune”. Si gioca in 11 riprese, alternando un round di quattro minuti con torri, alfieri e cavalli a uno di tre minuti con i guantoni. Chi fa scacco matto o mette ko l’avversario, vince. Sirci ha scoperto il chess-boxing 7 anni fa, quando era un pugile professionista sul viale del tramonto: “Nel 2003 ero arrivato in finale agli Assoluti italiani di boxe, ma ero stato battuto un certo Cammarelle... Non avevo più futuro nel pugilato”, ammette senza rimpianti. Poi su internet ha conosciuto il chess-boxing, dove ha ritrovato la passione per gli scacchi nata per caso ai tempi dell’università: “Ora mi alleno tutti i giorni, due ore di boxe e una sui libri: per diventare un grande scacchista bisogna studiare ogni tattica e strategia, e spesso nemmeno basta”.

Sul ring di Mosca lo aspetta il 25enne russo Nikolay Sazhin, “fortissimo a scacchi e molto forte a boxe. Dovrò sfruttare bene le prime tre riprese di pugilato perché qui sono favorito, e poi starò attentissimo. La battaglia – assicura Gianluca – si vince sul ring, la guerra sulla scacchiera”. La finale europea Sirci non l’ha vinta grazie a un montante, ma facendo scacco matto. Ci riproverà sul palco più importante tra pochi giorni, magari mangiando il Re del suo avversario. Assicura che c’è più gusto che con un gancio, perché “quando perdi a scacchi non hai scuse e per questo fa male”, peggio di un diretto sul naso. Ha ragione, se è vero che il campione russo Kasparov disse che “non esiste sport più feroce degli scacchi”. Ma a differenza di Sirci non lo ha mai provato su un ring.