Addio Alessandra, una partita difficile giocata col sorriso
Altri SportIl saluto di tutta la redazione sportiva di Sky alla collega Alessandra Caramico, prematuramente strappata all'affetto di parenti, amici e colleghi. La sua avventura nel giornalismo, la grande passione per il golf
Un volto, una voce in tv possono diventare familiari anche se lo spettatore non sa nulla della persona che racconta quell'evento, nel nostro caso quello sport. Forse sarà anche giusto così, ma per una volta permetteteci un'eccezione. Per Alessandra Caramico che non c'è più, per una donna che avrebbe meritato di vincere la coppa del mondo della vita.
Un sorriso può nascondere tutto, anche il dramma più lacerante. Il sorriso di Alessandra negli ultimi otto anni ha fatto di più, molto di più. Ha regalato serenità a noi, quando avrebbe potuto disperarsi, avrebbe potuto maledire tutto e tutti per essere stata lei condannata a giocare la partita più difficile da vincere. Difficile, ma non impossibile. Se lo è detto e ripetuto da subito, da quando il primo verdetto era stato pronunciato: cancro, non malattia incurabile.
I medici sarebbero stati conquistati dalla sua dolcezza, dalla sua voglia di vivere. Sono diventati suoi amici, orgogliosi di accompagnarla lungo il sentiero più tortuoso, il più ingiusto. Sì, perché può esserci ingiustizia anche nel percorso di un'esistenza.
Parlando di golf, lo sport al quale si era dedicata godendo del privilegio di avere come maestro il fuoriclasse Mario Camicia, la sua partita l'ha giocata sempre in rimonta, fino a quell'ultima buca, fatale a lei e a tutti noi, rimasti impietriti senza quel sorriso e quella voce.
Un sorriso può nascondere tutto, anche il dramma più lacerante. Il sorriso di Alessandra negli ultimi otto anni ha fatto di più, molto di più. Ha regalato serenità a noi, quando avrebbe potuto disperarsi, avrebbe potuto maledire tutto e tutti per essere stata lei condannata a giocare la partita più difficile da vincere. Difficile, ma non impossibile. Se lo è detto e ripetuto da subito, da quando il primo verdetto era stato pronunciato: cancro, non malattia incurabile.
I medici sarebbero stati conquistati dalla sua dolcezza, dalla sua voglia di vivere. Sono diventati suoi amici, orgogliosi di accompagnarla lungo il sentiero più tortuoso, il più ingiusto. Sì, perché può esserci ingiustizia anche nel percorso di un'esistenza.
Parlando di golf, lo sport al quale si era dedicata godendo del privilegio di avere come maestro il fuoriclasse Mario Camicia, la sua partita l'ha giocata sempre in rimonta, fino a quell'ultima buca, fatale a lei e a tutti noi, rimasti impietriti senza quel sorriso e quella voce.