Un anno, un ricordo: il 2016 di Daniele Barone

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Daniele Barone

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Ogni giorno, durante le feste, un personale ricordo del 2016 da parte dei volti di Sky Sport. L'evento vissuto, raccontato oppure sentito più vicino

Quella panchina e quelle lacrime. Un abbraccio, un sconfitta ed un trionfo. Ce li ricorderemo. Una notte di inizio giugno, la serie A sta aspettando: o uno o l’altro, è la finale di ritorno del play off, o il Trapani o il Pescara, Cosmi e Oddo. Uno solo. 90 minuti ancora, l’ultimo verdetto.

All’andata, quattro giorni prima, ha vinto il Pescara 2-0. Il Trapani, davanti alla sua gente, deve tentare la rimonta: con due gol di scarto a suo favore si prenderebbe la sua prima storica promozione in A. Comincia che più forte non si può e dopo pochi minuti è già avanti con il gol di Citro, il Messi di Fisciano, uno scugnizzo che il direttore sportivo Daniele Faggiano aveva scoperto un paio di anni prima tra i dilettanti.

I diecimila del Provinciale sono leoni che ruggiscono, il Pescara barcolla per un po’ ma tiene. Anzi, quando nel secondo tempo Verre si inventa il gol del pareggio con un tiro da lontanissimo che sorprende Nicolas, il portiere brasiliano del Trapani, si capisce che la festa ha preso una direzione precisa.

A Piazza Salotto, il cuore della città abruzzese, migliaia di persone la stanno guardando sul maxischermo. Il gol di Verre è un boato, il conto alla rovescia verso il fischio finale dell’arbitro è un carnevale brasiliano. Quello che succede poi è solo festa. Una lunghissima festa. Il Pescara torna in A dopo tre anni, Oddo chiude il cerchio con quella maledetta finale di un anno prima, contro il Bologna.
Quella sera si era arreso. Questa volta vince due volte: schizzare in campo con le braccia levate verso il cielo non è il suo primo pensiero, il suo primo pensiero va allo sfidante, allo sconfitto, al suo allenatore di un po’ di anni prima (a Lecce).

Cosmi sta piangendo, solo, sulla panchina. Con la consapevolezza di aver portato una squadra che nessuno aveva pensato potesse arrivare tanto in alto e che a febbraio ancora galleggiava in mezzo alla classifica fino a pochi centimetri dal paradiso. Non ce l’ha fatta. L’abbraccio di Oddo è un’immagine mai vista. Ed è come un messaggio fortissimo: “Siete stati grandi. Comunque”.

Pochi secondi. Le mani del più giovane sulla testa, sulle spalle dell’avversario. Non riusciranno a placare la delusione, non potranno annullare quel senso di rimpianto che Cosmi si porterà dentro per parecchio ma fanno in fretta a diventare i frammenti più belli del campionato. Anzi, bellissimi.

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