NFL, Bruce Arians: il coach molto "particolare" dei Cardinals

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Massimo Marianella

Bruce Charles Arians, 64 anni, allenatore degli Arizona Cardinals (Foto Getty)
Arians

"L'uomo che sussurrava ai Quarterbacks" e che ha allenato i migliori delle ultime generazioni, ha vinto battaglie ben più difficili fuori dal campo. Un personaggio umano, bravo e diretto, tutto da scoprire

Flag! Beh nel football di oggi abbastanza comune vederne volare una in campo. Un po’ meno se si tratta di una sola squadra in campo e ancora meno se è la passeggiata del sabato per provare gli schemi. Un bambino però si è messo a correre sul campo ed è stata chiamata la penalità di “troppi uomini in campo”. Risate generale di tutti gli Arizona Cardinals e il bimbo, figlio di uno dei giocatori, convinto ad uscire. Una flag (immaginaria) che però offre la foto migliore di Bruce Arians, il capo allenatore che ha chiamato la penalità. Sì, perché è l’unico ad aprire le porte alle famiglie di tutti i giocatori della squadra per l’allenamento di rifinitura. Convinto che la squadra sia una famiglia e allora tutti i componenti possono partecipare. Arians è uno degli allenatori più bravi e più umani di tutta l’NFL, arrivato al vertice dopo un percorso umano e professionale non comune. Quest’anno proverà ancora a portare i suoi Cardinals al Superbowl. Come giocatore non lo ricorda quasi nessuno perché non ha avuto una carriera nei pro, ma a Virginia Tech è stato un ottimo quarterback di movimento (negli anni ‘70 un precursore) che si è levato la soddisfazione anche di stabilire il record per una singola stagione di TD segnati su corsa (11) che resiste anche dopo gli anni a Virginia Tech di Michael Vick.

L’NCAA per Arians non è stato il trampolino x l’NFL, ma per cominciare ad allenare ed è in panchina che è arrivato il grande salto tra i professionisti. Franchigie diverse (Kansas City, New Orleans, Indianapolis, Pittsburgh e Arizona) con ruoli diversi, ma sempre nel reparto d’attacco. Allenatore dei QB, dei running backs, dei ricevitori, offensive coordinator e finalmente Head Coach. Un’occasione arrivata maledettamente per caso quando da Offensive Coordinator dei Colts ha dovuto sostituire Chuck Pagano che doveva combattere con la leucemia. Arians ha fatto talmente bene da vincere il premio di allenatore dell’anno (il primo dei 2 sul cv) per volare l’anno dopo ad Arizona per il suo primo vero ruolo di Head Coach con i Cardinals. Quest’estate ha pubblicato una biografia dal titolo di “The Quarterbacks whispers” (l’uomo che sussurrava ai QB) perché nei suoi vari ruoli e franchigie ha lavorato con quasi tutti i migliori delle ultime due generazioni: Manning,  Palmer, Brees, Rothlisberger e Luck; che grandi lo erano prima, ma che certamente con lui sono diventati migliori. Le sue sono sempre squadre divertenti da vedere perché da uomo d’attacco gioca un football spettacole e offensivo. In totale come capo allenatore ha un ottimo record di 48 vinte e 23 sconfitte, ma soprattutto lo scorso anno ha sconfitto anche l’avversario più duro, un tumore alla prostata, con il solito sorriso. Da Offensive Coordinator degli Steelers ha vinto 2 anelli del Superbowl, ma la vera sfida (possibile anche se la difesa è un punto interrogativo) è ora arrivarci con i Cardinals da Capo allenatore. Dopo ogni partita la sua macchina è carica di bevande e organizza nel parcheggio un barbecue per tutti i suoi giocatori e famiglie e state certi che sarebbe capace di organizzare un tailgate party anche nel parcheggio dello stadio del prossimo Superbowl. Con la coppola d’ordinanza che Bruce Ariens non leva mai come il sorriso dal volto. Un allenatore diverso. Bravo, umano e diretto.