Il numero uno al mondo, Geir Helgemo, è risultato positivo a testosterone e clomifene: squalifica di un anno e revoca di tutti i titoli del 2018. Poco importa che quelle sostanze non migliorino le prestazioni di un giocatore di carte: il verdetto della Federazione è stato inflessibile, mentre il bridge si conferma uno degli sport con più dopati al mondo
A raccontarla si rischia di non essere creduti: il campione mondiale di bridge, Geir Helgemo, è stato squalificato dalla Wbf, la Federazione Internazionale, e non perché sorpreso a barare con le carte in mano, ma per doping. Il numero uno al mondo è risultato infatti positivo al testosterone sintetico e al clomifene (utilizzato solitamente per la fertilità femminile dalle donne che non ovulano) nel settembre 2018 e sospeso dalla Commissione antidoping fino al 20 novembre 2019.
Helgemo, 49 anni, nato in Norvegia ma rappresentante del Principato di Monaco nelle competizioni di bridge, ha fallito un test antidoping in occasione di un torneo a Orlando, in Florida: al giocatore sono stati revocati tutti i titoli, le medaglie e i punti della World Bridge Series 2018, e dovrà anche rimborsare i costi per le udienze del comitato antidoping, pari a 3.659 euro.
Quanto doping nel bridge
Poco importa che in teoria, come sottolineato da Kari-Anne Opsal, presidente della Norwegian Bridge Federation - quelle sostanze "non migliorano le performance" di un giocatore di carte: il verdetto della Wbf, Federazione riconosciuta dal Cio, è stato inflessibile con Helgemo, che dovrà stare lontano dal tavolo verde per un anno.
Il doping nel bridge è probabilmente una pratica che può stupire, ma in realtà è piuttosto frequente. Una classifica della Wada, l'Agenzia mondiale anti-doping, lo considera addirittura lo sport con più dopati al mondo. Nel corso del 2016, per esempio, sono stati trovati positivi 22 giocatori su 100 test, percentuale veramente impressionante.