L'ex atleta azzurro racconta in una lettera la sua battaglia contro il cancro. Convalescente dopo un’operazione in piena emergenza Covid, è tornato alla vita e adesso assapora ogni piccola cosa: "Sorseggio l'acqua e mi sembra la cosa più buona che ci sia"
“Vorrei dire a coloro che vedono tutto nero che anche bere un bicchiere d’acqua con una fettina di limone è stato per me un sogno che si realizzava quando, tolto i tubi e le flebo, mi hanno detto che potevo tornare a sorseggiare l’acqua in modo normale e non mi avrebbe provocato nessun dolore o fastidio. Io ogni giorno sogno quel bicchiere d’acqua. Durante tutto il giorno sorseggio l’acqua e mi sembra sempre la cosa più buona che ci sia. È così, quando si torna a desiderare il ‘normale’”.
Un bellissimo messaggio, carico di speranza, che vuole però essere anche un invito a riscoprire il piacere delle piccole cose: è quello che l’ex saltatore in alto azzurro Alessandro Talotti ha affidato a una lettera pubblicata sul “Messaggero Veneto”, in cui racconta la battaglia contro il cancro che sta affrontando da alcune settimane. Due Olimpiadi alle spalle (Atene 2004 e Pechino 2008), oggi il 39enne Talotti è a casa, convalescente dopo un’operazione in piena emergenza Covid, ed è tornato alla vita dopo aver vissuto momenti di paura.
“Oggi ho iniziato il mio secondo ciclo di chemioterapia. Tutta la mia triste avventura è iniziata i primi di marzo con un’operazione all’intestino, proprio in concomitanza dell’insorgere dell’emergenza covid-19. Ho avuto modo di pensare molto in queste settimane. Alla mia situazione, al mondo che guardavo da una finestra correre ai ripari. Agli italiani che stanno riorganizzando le loro vite tra scuola e lavoro all’interno delle quattro mura domestiche. C’è chi la vive bene, chi la prende peggio. C’è chi parla di “guerra”, salvo poi postare una foto della griglia pronta con le migliori prelibatezze sopra. Ho pensato molto a chi soffre in questa situazione di quarantena e isolamento. A chi soffriva già prima. Per la salute, per i pochi soldi, o ancor peggio per i pochi affetti. Ho pensato alle donne maltrattate, alle situazioni di violenza domestica in cui purtroppo in molti vivevano anche prima del Covid-19, e che con l’isolamento si sono aggravate.
Ho perso un caro amico dell’atletica, Donato Sabia a causa del virus. Pensavo a lui e al dolore di tutti quei familiari che hanno perso un proprio caro che se ne è andato in silenzio, senza un ultimo abbraccio. Fino ad ora ho tenuto per me e per i miei amici più stretti la mia triste storia. La storia che ho scoperto essere quella di tanti altri. Non ero mai stato in ospedale neanche per una appendicite. Sì, qualche analisi del sangue e qualche visita a parenti in convalescenza. Ora che da settimane sono dentro e fuori dagli ospedali quasi ogni giorno, mi accorgo di quante persone stiano facendo il mio stesso percorso e immagino a quante prima e purtroppo anche in futuro saranno costrette ad affrontarlo.
Ecco vorrei dire a coloro che vedono tutto nero che anche bere un bicchiere d’acqua con una fettina di limone è stato per me un sogno che si realizzava quando, tolto i tubi e le flebo, mi hanno detto che potevo tornare a sorseggiare l’acqua in modo normale e non mi avrebbe provocato nessun dolore o fastidio. I miei amici più cari lo sanno già questo aneddoto dell’acqua perché gliel’ho raccontato subito, ma vorrei che lo sapessero tutti perché tornare ad apprezzare le piccole cose è fondamentale in questi momenti".