La lenta ripartenza del nuoto. Martinenghi torna in acqua a Milano

NUOTO
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Prosegue a rilento, e tra tanti problemi, la ripresa degli allenamenti degli sport individuali. Nel nuoto la situazione è davvero complicata: risultano aperte meno di 10 piscine in tutt’Italia. A Milano è tornato a nuotare Nicolò Martinenghi, il giovane campione primatista italiano dei 100 rana.

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È una ripartenza lenta, lentissima. L’istantanea del nuoto italiano è questa: piscine chiuse, molte vasche svuotate e lo sconforto totale dell’intero settore acquatico. I costi di gestione di una piscina sono tradizionalmente già alti, tra pompe d’acqua, assorbimenti elettrici, lavaggi dei filtri, se adesso aggiungiamo le spese per predisporre gli strumenti di prevenzione e sanificazione, richiesti dalle linee guida del Ministero dello Sport, il risultato appare desolante. In tutt’Italia si nuota in meno di 10 piscine, con la prospettiva deprimente che alcune potrebbero non riaprire nemmeno più. Senza i grandi numeri dell’attività di base, cioè i corsi e le scuole nuoto, non è possibile tenere a regime gli impianti, mancano i fondi necessari.

 

A Milano è in funzione una sola piscina, la Samuele di via Mecenate, che ha ripreso nelle ultime 24 ore l’attività solo per gli agonisti, atleti di interesse nazionale. Tra di loro c’è Nicolò Martinenghi, primatista italiano dei 100 rana (58”75), 20enne in rampa di lancio nel gotha mondiale. La piscina del Nuoto Club Brebbia, dove è cresciuto, vive la difficile realtà economica degli altri piccoli centri: non ha la possibilità di aprire solo per far nuotare il suo campione, non al momento.

Insieme all’allenatore, Marco Pedoja, Martinenghi fa la spola lungo la A4, avanti e indietro da Varese, dove vive, a Milano, così come il gruppo degli azzurri di Gianni Leoni (Arianna Castiglioni, Matteo Rivolta, Silvia Scalia, Ilaria Scarcella) che fanno base a Busto Arsizio.  Dai chilometri necessari per raggiungere la vasca al distanziamento sociale di un metro da rispettare. Gli spogliatoi sono chiusi, ci si cambia sugli spalti con 60 metri quadrati a disposizione. Si entra a gruppi con ingressi separati: chi finisce non incrocia chi inizia.

Un allenamento di 4 Km, giusto per riprendere, non c’è l’obiettivo di gare riavvicinate ma è fondamentale la componente psicologica di tornare a dare del tu all’acqua  dopo 6 settimane di allenamenti casalinghi a secco.  

 

“Pensavo molto peggio”, confessa sorridente l’azzurro tesserato per il gruppo sportivo della Polizia di Stato. “Temevo di far tanta fatica invece ho trovato buone sensazioni, la sensibilità c’è quindi sono contentissimo. Credo che la mia soddisfazione derivi soprattutto da un fattore mentale, avevo una voglia enorme di nuotare dopo tanto tempo. Mi sento un privilegiato a poterlo fare, rispetto ad altri amici della Nazionale che sono ancora fermi per colpa di questa pessima situazione che coinvolge le piscine italiane. Gli Europei e le Olimpiadi sono stati rinviati al 2021, c’è tempo per prepararsi, adesso è importante ricominciare nel migliore dei modi”.

 

Marco Pedoja, il coach che ha plasmato il suo allievo trasformandolo in campione, annuisce: "A livello aerobico Nicolò non ha fatto alcuna fatica. Forse noi allenatori ci preoccupiamo troppo della fase di pausa fuori dall’acqua. Sto invece notando che non c’è tutta questa gran differenza tra 6 settimane di stacco contro le tradizionali 2/3 settimane che si fanno durante le vacanze”.

A livello psicologico come si riesce a stimolare un campione che non ha un obiettivo a medio o breve termine?

“Lui è molto tranquillo, sereno”, prosegue Pedoja. “Prima di iniziare gli allenamenti qui a Milano abbiamo riflettuto insieme su come fronteggiare questo nuovo orizzonte, non sappiamo che significato abbia una intera estate senza competizioni, Niccolò è abituato a ragionare a breve termine, ha fatto così anche quando è tornato dopo il lungo stop per infortunio la scorsa primavera. Mi aveva detto: voglio fare il tempo per qualificarmi ai Mondiali di Gwanju e dopo due mesi lo ha nuotato. Nella chat di Whatsapp che ho con i miei colleghi allenatori italiani ci scambiamo opinioni sullo spirito di adattamento che dovranno dimostrare i nostri atleti. La verità è però una sola, e non a caso fa la differenza: il campione è quello che sa adattarsi, sempre”.

 

Ecco dunque la nuova realtà di Martinenghi, del gruppo che insieme a lui nuota provvisoriamente in via Mecenate a Milano, così come il gruppo di di Federica Pellegrini a Verona, o le realtà di Caserta, Brescia e pure Bolzano con i tuffi di Tania Cagnotto. L’elenco delle città con una piscina aperta termina qui. Sono realtà che, in questo momento, in tutto il Paese sono una rarità.