La guida al Sei Nazioni 2022, squadra per squadra

ultimo uomo

Mauro Mondello

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Pregi e difetti delle sei squadre impegnate nel torneo, che si prospetta molto equilibrato. La prima avversaria dell'Italia sarà la Francia, grande favorita per la vittoria finale. Tante assenze nell'Inghilterra che resta competitiva. L'ultima edizione è stata vinta a sorpresa dal Galles

Il Sei Nazioni di rugby 2022 torna in grande stile dopo il torneo in tono minore dello scorso anno, disputato interamente senza pubblico e chiusosi con l'inattesa vittoria del Galles. Per la 128esima edizione (la 23esima giocata nel formato a sei squadre) è proprio il ritorno degli spettatori la notizia più importante. Il Sei Nazioni, con il corollario quasi mistico di rivalità storiche e tradizioni centenarie che si porta dietro, non può prescindere dal Swing Low, Sweet Chariot che si alza spontaneo dalle tribune del Twickehnam di Londra, o dal canto Flower of Scotland che rimbomba nel Murrayfield di Edimburgo, mentre il suono delle cornamuse cresce in lontananza. Il torneo di rugby più antico del mondo ha un'atmosfera che trasuda festa e battaglia: quello che sta per partire si prospetta come un Sei Nazioni orgogliosamente classico, un torneo che, da tradizione, si chiuderà con l'arrivo della primavera e la fine dei mesi più freddi. Il ritorno del pubblico negli stadi, con norme differenti in ogni paese causa Covid-19, non è l'unica novità dell'edizione 2022. World Rugby, la federazione mondiale della palla ovale, e il board del Six Nations, hanno deciso di introdurre una nuova regola che verrà testata per la prima volta a livello internazionale nel corso della competizione, anche nel torneo femminile e in quello maschile Under 20. In un momento in cui si discute molto della salute dei giocatori e della necessità di studiare nuove regole che limitino gli impatti, soprattutto le concussioni causate dai colpi alla testa, è stata approvata una modifica al regolamento che riguarda i movimenti del tallonatore durante le mischie ordinate. La nuova indicazione prevede che il numero 2, in fase di legatura e fino al momento dell'ingaggio, debba tenere un piede in avanti, come freno, così da ridurre il carico di forza al momento della collisione con il diretto avversario. Si tratta di una modifica all'apparenza banale, ma che potrebbe risultare molto importante per la sicurezza dei giocatori, garantendo più stabilità alle mischie chiuse, nel tentativo di ridurre i crolli. Sul fronte dei pronostici il torneo si delinea molto aperto. I test match autunnali hanno fatto registrare le vittorie di Galles e Scozia contro l'Australia, dell'Inghilterra contro il Sudafrica e i successi di Irlanda e Francia nelle sfide contro gli All Blacks, con i francesi, soprattutto, protagonisti di una prestazione, specie nel gioco alla mano, stratosferica. Les Bleus, più di ogni altro XV, hanno trasmesso la sensazione di essere vicini al completamento di un percorso di crescita iniziato ormai più di due anni fa, dimostrando di poter contare su un bacino di giocatori molto profondo. Per questo, in un Sei Nazioni estremamente equilibrato, nel quale in potenza tutte le partite (a parte, purtroppo, quelle con l'Italia) hanno un pronostico aperto, la Francia parte come la favorita. Ecco pregi e difetti di ogni squadra in ordine di possibilità di vittoria. 

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1. Francia

Su una cosa sono tutti d'accordo, addetti ai lavori e appassionati: la squadra allenata da Fabien Galthié è la più talentuosa del torneo, addirittura nelle top 3 mondiali, in termini di qualità tecniche individuali. Al XV francese finora è però mancata consistenza, la capacità di trasformare l'enorme patrimonio rugbistico di cui dispone in risultati concreti. Il Sei Nazioni 2021, perso d'un soffio con una rovinosa sconfitta contro la Scozia, in casa e all'ultimo minuto, è la fotografia perfetta di una squadra dal potenziale immenso, che ha ora il dovere, a poco più di un anno dal mondiale di casa, di trovare definitiva solidità. La vittoria di novembre contro la Nuova Zelanda, un sontuoso 40 a 25, potrebbe aver fatto scattare qualcosa, sul fronte della fiducia, per la squadra francese, che deve provare a riportare a Parigi un trofeo vinto l'ultima volta nel lontano 2010. Mancheranno il capitano Ollivon, fuori per tutto il torneo, e l'ala Teddy Thomas, che potrebbe rientrare alla terza partita: due assenze importanti, specie quella di Ollivon, fra i migliori al mondo in terza linea, ma dovrebbero essere ben attutiti dalla profondità della rosa francese. Galthié può permettersi il lusso di affiancare allo straordinario numero 9 Dupont, eletto miglior giocatore del mondo 2021 e che erediterà i gradi di capitano da Ollivon, uno a scelta fra Ntamack e Jalibert, due aperture con caratteristiche diverse (più fisico, con più corsa, il primo, più completo e classico il secondo), ma entrambi top classe mondiali. Nel ruolo di tallonatore Les Bleus hanno trovato affidabilità nella coppia formata da Julien Marchand e Peato Maukava, cui si aggiunge una batteria di piloni sempre più solida, con Bamba e Atonio sugli scudi. Nel pacchetto di mischia, Willemsee è ormai un seconda linea di classe assoluta mentre c'è grande curiosità per vedere all'opera Cameron Woki. Il ventitreenne dei Bordeaux Begles, che unisce corsa e sostanza, ha fatto bene nei test match di novembre, può giocare in tutti i ruoli dal 4 all'8 e in assenza di Ollivon potrebbe trovare molto spazio, regalando a Galthié dinamicità e grande energia difensiva. Per i tre-quarti, detto della mediana extraterrestre, occhi puntati su Melvin Jaminet. Il numero 15 di Perpignan (ma ha già firmato con Tolosa per la stagione 2022/23), è una delle scommesse più riuscite del tecnico Galthié. Diversamente da nomi come Gros, Woki, Carbonel, Ntamack, Vincent, il 22enne Jaminet non faceva parte dell'Under 20 che vinse il mondiale 2018 e che si è rivelata un formidabile serbatoio di talento per la selezione maggiore francese. Nonostante la poca esperienza internazionale, Jaminet, con splendide letture e un gioco al piede chirurgico, ha figurato benissimo nel tour estivo e nei test-match autunnali della Francia e dovrebbe andare a comporre, con Penaud e Fickou, un triangolo allargato versatile e pieno di soluzioni. La Francia ha il calendario perfetto per provare a conquistare il Grande Slam. Un esordio casalingo morbido, contro un'Italia in perenne ricostruzione, che fungerà da rodaggio per la grande sfida, sempre in casa, contro l'Irlanda. Dopo la sosta Scozia e Galles fuori, per chiudere allo Stade de France, il 19 marzo, contro l'Inghilterra, nella partita che potrebbe riportare il Sei Nazioni in Francia per la prima volta dal 2010. «Due anni fa, quando sono diventato allenatore, le persone mi davano una pacca sulla spalla e mi dicevano buona fortuna» racconta il tecnico Fabien Galthié oggi, «invece, ovunque ci sentiamo dire che dobbiamo vincere per forza. Ci rendiamo conto di questo cambiamento, delle aspettative che ci sono su noi: è una cosa positiva. Noi vogliamo, e possiamo, vincere».

Fabien Galthié (Getty)
Coach Galthié (Francia) parla con un soldato prima di un allenamento al camp della Legione straniera di Aubagne - ©Getty

2. Irlanda

Otto vittorie consecutive, una serie di test autunnali convincenti coronata dal successo per 29 a 20 contro la Nuova Zelanda, la possibilità che il mitico capitano Johnny Sexton sia all'ultimo Sei Nazioni e un solo infortunio di rilievo, quello di Johnny Lowe. Il biglietto da visita della squadra allenata da Andy Farrell è di tutto rispetto e per questo bisogna aspettarsi un torneo di primo piano per un XV che ama giocare ad alto ritmo e arriva all'esordio con una formazione ampiamente rodata. L'assenza di Lowe all'ala priva senza dubbio l'Irlanda di un giocatore importante per i meccanismi difensivi e la grande capacità nell'utilizzo del suo piede sinistro, ma c'è attesa per l'esordio in maglia verde dell'australiano equiparato Mack Hansen, arrivato a Connacht dai Brumbies del Super Rugby e autore di un bell'inizio di stagione nella United Rugby Championship. La prima linea può contare sul recupero di Tadgh Furlong, un fuoriclasse assoluto nel suo ruolo, che garantisce solidità nelle fasi statiche e grande apporto in penetrazione e vicino ai punti di contatto. Accanto a lui sarà interessante vedere la crescita di Andrew Porter, un pilone versatile, forte e veloce, che a 26 anni è ormai nel pieno della maturazione. L'uomo più importante del pacchetto di mischia potrebbe però rivelarsi Tadgh Beirn. Il seconda/terza linea è forse oggi il giocatore più impattante in circolazione, a livello internazionale, al breakdown. Per il resto, Farrell dovrà lasciare fuori uno fra Iain Henderson e James Ryan in seconda linea e scegliere fra Peter O’Mahony e Josh van der Flier in terza, a testimonianza della profondità del gruppo irlandese. Al numero 8 riflettori puntati sul giovane Caelan Doris. Dopo un 2021 passato ai box a causa di un infortunio, Doris è stato eletto miglior giocatore dei test autunnali e sta vivendo una stagione di altissimo livello: questo Sei Nazioni potrebbe consacrarlo definitivamente sullo scenario del rugby internazionale. Come sempre, il XV d'Irlanda sarà guidato dal carisma e dalla classe del suo capitano, un Sexton che a 36 anni, 101 caps e 946 punti con la maglia irlandese, sogna di chiudere la sua esperienza portando a Dublino un trofeo che manca dal 2018. A numero 12 potrebbe spuntarla Bundee Aki, complementare a Sexton per il suo gioco abrasivo di penetrazione e la grande solidità difensiva: Aki si giocherà il posto con Henshaw e Ringrose, ma tutti e tre avranno un minutaggio molto alto nel corso del torneo. Attenzione, infine, al possibile debutto di Michael Lowry. Il ragazzo di Ulster 23 anni, è un numero 15 spettacolare, di eccezionale velocità e con linee di corsa fatte per contrattacchi elettrici di cui l'Irlanda potrebbe avere bisogno in determinate fasi delle partite. Come estremo partirà sicuramente Hugo Keenan, peraltro in grande spolvero nella prima parte di stagione a Leinster, ma occhio a questo ragazzo, che con il suo metro e settanta prova anche a ribaltare lo stereotipo del giocatore di rugby moderno. Occhio anche all'ala di Leinster, Robert Baloucoune. Il 24enne ha ben impressionato all'esordio contro gli Stati Uniti in autunno, mettendo in mostra eccellenti doti di finisher, velocità e prontezza all'offload: si giocherà il posto con Earls, Conwy e Larmour. L'Irlanda non ha un calendario semplicissimo. Se le sfide interne a Galles, Italia e Scozia sembrano alla portata, andare a vincere, nello stesso anno, a Londra e Parigi sarebbe davvero un'impresa d'altri tempi: è dalle campagne di Francia e Inghilterra che dipendono le chance di un possibile trionfo.

3. Inghilterra

Il penultimo posto del torneo 2021, eguagliando il peggior risultato di sempre per l'Inghilterra, è quasi costato la panchina all'australiano Eddie Jones, che ha rivoluzionato la squadra inserendo molti giovani e andando a vincere, nei test match autunnali, due partite contro Australia e Sudafrica fondamentali per ricostruire un po' di entusiasmo intorno al XV inglese. Il Sei Nazioni, però, è un'altra cosa. L'Inghilterra arriva ai nastri di partenza da meteora, una squadra piena di giovani (metà dei 29 giocatori parte della rosa per le prime due partite sono all'esordio nel torneo) e una serie di infortuni che hanno messo fuori gioco alcuni pezzi fondamentali della struttura di Eddie Jones. Sono soprattutto due le defezioni che fanno malissimo al XV della Rosa: Owen Farrell e Courtney Lawes. Il capitano Farrell, anche se spesso criticato, è un giocatore dal carisma insostituibile e anche per caratteristiche tecniche, con la sua versatilità che gli permette di variare fra 10 o da 12, la precisione al piede, la solidità difensiva, mancherà moltissimo all'impianto di gioco di Jones. Il seconda linea Lawes, designato capitano al posto di Farrell, sta giocando la migliore stagione della sua carriera, ma è fermo dal 16 gennaio a causa di una concussione. Potrebbe rientrare nel corso del torneo, forse già alla seconda partita con l'Italia, ma in gruppo zeppo di esordienti avrebbe fatto molto comodo nella bolgia del Murrayfield di Edimburgo, che accoglierà l'Inghilterra nel primo appuntamento del torneo. Altri assenze importanti sono quelle delle due ali titolari, Jonny May ed Anthony Watson, fuori per tutta la competizione, oltre che di Manu Tuilagi, Jonny Hill e Sam Underhill, che potrebbero invece farcela per la seconda parte del Sei Nazioni. In pratica Jones dovrà schierare una linea di tre quarti completamente rinnovata rispetto allo scorso Sei Nazioni, accelerando il processo di maturazione del talento più in vista della squadra inglese: Marcus Smith. 22 anni, cresciuto a Singapore, padre inglese e madre filippina, il numero 10 degli Harlequins di Londra, nonostante misure da rugby d'altri tempi (1 metro e 75 per 82 chili), è un giocatore completo, che accende la fantasia dei tifosi e potrebbe esaltare, portandolo a un livello superiore, il gioco ad alto ritmo della squadra inglese. Smith è un numero 10 rapido, con un'abilità naturale nel comandare la linea di tre quarti, capace di calciare con entrambi i piedi, moderno dal punto di vista tattico e con la capacità atletica, vista la grande velocità, di inserirsi palla in mano. Accanto a lui dovrebbero muoversi, anche per incrementare chili e centimetri in vista della battaglia difensiva, Henry Slade, 1 metro e 91 per 98 chili, e Mark Atkinson, 1 metro e 95 per 102 chili. Atkison, al Gloucester dal 2014, ha 1 solo cap in maglia inglese, nonostante i 31 anni, ma in attesa del recupero di Tuilagi e del rientro dal Covid di Joe Marchant potrebbe rivelarsi una scelta di sicurezza per garantire solidità ai meccanismi difensivi. Freddie Steward, 21 anni, è l'altro ragazzino terribile che sicuramente vedremo esordire già dal primo match del torneo. L'estremo dei Leicester Tigers ha grandi mezzi fisici (1 metro e 96 per 107 chili) e ha dimostrato sicurezza nel gioco aereo durante i test autunnali e la sua coordinazione, il controllo degli spazi, la corsa a falcate ampie che gli permette di coprire ampie porzioni di campo in difesa e di ribaltare rapidamente l'azione, lo rendono uno dei giocatori più interessanti da seguire nel Sei Nazioni 2022. In mischia grande curiosità per il probabile esordio al Sei Nazioni di Alex Dombrandt. Il 24enne degli Harlequins, in arrivo da una grande stagione, si giocherà la maglia numero 8 con Sam Simmonds e potrebbe garantire quella corsa di cui l'Inghilterra, nel ruolo, ha assoluto bisogno. Tom Curry, da flanker, potrebbe infine ricevere i galloni di capitano in attesa del rientro di Lawes. L'Inghilterra parte con una sfida difficile, a Edimburgo, contro una Scozia sempre più solida e in uno stadio caldissimo. Lì schiererà una squadra piena di giovani ed esordienti. Dovesse riuscire a conquistare la vittoria, potrebbe poi passare all'incasso con la trasferta di Roma e il match interno contro il Galles, per giocarsi il torneo nelle due sfide finali contro Irlanda e Francia.

4. Scozia

In un torneo equilibratissimo come quello di quest'anno, la Scozia giocherà ancora una volta il ruolo di squadra che ha tutte le carte in regola per vincere. Deve però riuscire a fare il passo finale verso la maturazione; dall'arrivo di Vern Cotter nel 2014 ad oggi, l'ha portata alla ricostruzione di un XV che è adesso competitivo anno dopo anno e che continua a sfornare talenti. Il Sei Nazioni 2021 si è chiuso con la vittoria all'ultimo secondo contro la Francia (che ha consegnato indirettamente la vittoria al Galles), mentre nei test autunnali la sconfitta contro il Sudafrica ha un po' appannato il successo di prestigio contro l'Australia. Gregor Townsend ha recuperato tutti i giocatori più importanti per questa campagna e sarà interessante vedere, soprattutto, quali saranno le scelte nei ruoli di tallonatore e terza centro. George Turner, a 30 anni, è un numero 2 affidabile e solido, ma da dietro spinge per una maglia da titolare il ventunenne Ewan Ashman, che si è presentato con una meta ai Wallabies, da subentrato, lo scorso novembre. Ashman è un tallonatore moderno, che sta crescendo benissimo nella Premiership inglese con la maglia del Sale e la cui versatilità è testimoniata dal record di mete, 7, segnate nel campionato del mondo Under 20 del 2019: sarà interessante vederlo in prima linea con i due piloni Lions, Fagerson e Sutherland. Da terza centro sarà battaglia fra Matt Fagerson e Magnus Bradbury. Fagerson è stato il titolare in tutti e tre i test match autunnali, ma Bradbury, con la maglia di Edimburgo, ha tirato fuori un inizio di stagione eccezionale, mettendo in mostra eccellenti doti da ball carrier, che potrebbero fare molto comodo alla Scozia. Attenzione, in mischia, anche a Rory Darge. Il flanker dei Glasgow Warriors, 21 anni, è stato da molti paragonato all'australiano Hooper per l'intensità del suo gioco e se non vedrà il campo dal primo minuto è soltanto perché nel suo ruolo, con la maglia numero 7, ha davanti il Lions Hamish Watson, eletto miglior giocatore del Sei Nazioni 2021. Anche WP Nel e Jonny Gray sono rientrati in squadra e scalpitano, dopo l'esclusione autunnale, per mostrare di essere ancora validi a livello internazionale. Sui tre quarti la Scozia può contare su una serie di giocatori di straordinaria affidabilità. Il ritmo di Ali Price, la creatività di Finn Russell, la solidità di Chris Harris, la potenza di Duhan van der Merwe e il talento a 360 gradi del capitano Stuart Hogg formano una linea di back strepitosa, formata peraltro da giocatori che hanno, tutti, partecipato al tour estivo dei Lions della scorsa estate. A questa formazione si aggiungerà uno dei giocatori più eccitanti di questo Sei Nazioni, il 22enne centro Cameron Redpath, che dopo lo splendido esordio del 2021 contro l'Inghilterra si è rotto il crociato ed è stato fermo otto mesi. Townsend ha deciso di includerlo nella lista di giocatori che affronteranno la sfida d'esordio contro l'Inghilterra, nonostante sia rientrato in campo con Bath solo da qualche settimana, con l'idea di sfruttare il suo talento stellare: bisognerà verificare se sarà già pronto per l'intensità del Sei Nazioni, dopo così tanti mesi fermo. La Scozia giocherà in casa il primo e il terzo incontro, in un Murrayfield già completamente sold out, contro Inghilterra e Francia. Al secondo turno il XV scozzese proverà ad andare a vincere a Cardiff, contro il Galles, un'impresa riuscita per l'ultima volta nel lontanissimo 2002. Quarto turno a Roma, contro l'Italia, prima di chiudere contro l'Irlanda, all'Aviva Stadium di Dublino: un terreno di gioco dal quale gli scozzesi non portano a casa la partita da ben 12 anni.

5. Galles

Leigh Halfpenny, Ken Owens, Josh Navidi, Justin Tipuric, George North, Dan Lydiate, Taulupe Faletau. Basterebbe questa lista di defezioni per dare un'idea delle difficili condizioni nelle quali il Galles si avvicina alla difesa del titolo conquistato dodici mesi fa. E invece a questa lista manca ancora un nome, il più importante, quello del capitano Alun Wyn Jones. A 36 anni il seconda linea degli Ospreys ha subito due operazioni alla spalla, infortunatasi durante il test match dello scorso autunno contro la Nuova Zelanda, e potrebbe rimanere fermo sino alla fine della stagione. L'assenza di Wyn Jones, oltre che pesante dal punto di vista tecnico, è decisiva sul fronte del carisma: la sola presenza del suo nome nelle formazioni in lista gara fa la differenza, per compagni e avversari. Ai tanti infortuni si aggiunge la mancanza di ritmo legata alle poche partite disputate dalla quattro province gallesi a causa di cancellazioni e quarantene legate al Covid-19. Wayne Pivac, l'allenatore che ha ricostruito il gioco dei Dragoni dalle ceneri post era Gatland, ha l'occasione di sfruttare questo torneo per testare la profondità della sua rosa in vista del mondiale 2023 e ricostruire la struttura di leadership del gruppo. Dan Biggar ha ereditato da Wyn Jones i gradi di capitano e da lui ci si aspetta un grande contributo tattico ed emotivo. Biggar ha già dimostrato di sapersi caricare la squadra sulle spalle e dovrà essere perfetto nella gestione del gioco ed essenziale sui calci piazzati. Per guidare la squadra potrà sicuramente contare sul supporto di su una delle storie più affascinanti di questo Sei Nazioni, quella di Ellis Jenkins. Jenkins subì nel 2018, a 25 anni e nel picco della sua carriera, al termine di una prestazione straordinaria contro il Sudafrica, una rottura dei legamenti che l'ha tenuto fuori per oltre due anni e rientra nel Sei Nazioni, dopo un inizio di stagione fantastico, con un ruolo da protagonista, viste le assenze di Navidi, Faletau e Tipuric. Nella stessa posizione di flanker agirà l'altra grande curiosità gallese di questo torneo, Tanie Basham. 22 anni, 6 caps, Basham è un giocatore completo, potente al breakdown e solido palla in mano: da lui ci si aspetta lo stesso impatto già mostrato nelle sfide contro Nuova Zelanda e Sudafrica dello scorso novembre. Da tenere a mente, nel pacchetto di mischia, anche il nome di Christ Tshiunza, 20 anni, 1 metro e 98 per 112 chilogrammi. Arrivato in Galles con la famiglia dal Congo, nel 2010, per fuggire dalla guerra, Tshiunza è una seconda linea su cui Pivac sta lavorando molto e che ha già fatto vedere cose importanti ad Exeter. Dopo l'esordio contro l'Australia di qualche mese fa, potrebbe raccogliere diversi minuti, soprattutto nell'ultimo quarto di partite, quando Pivac potrà sfruttare al massimo la sua esuberanza fisica e atletica. Sulla linea di tre quarti, detto di Biggar, la sicurezza si chiama Jonathan Davies, che dall'alto dei suoi 93 caps guiderà i centri per la battaglia difensiva in campo aperto. Attesa per il secondo Sei Nazioni di Louis Rees-Zammit. Dopo l'esordio sfolgorante dello scorso anno, l'ala di Gloucester è andata un po' a sprazzi, ma i mezzi tecnici e fisici non si discutono e la sua velocità, soprattutto le sue linee di corsa per attaccare eventuali buchi nei sistemi difensivi avversari, saranno fondamentali per il gioco del Galles, che dovrà sfruttare al massimo i suoi strappi. Biggar e compagni parte contro l'Irlanda, in trasferta, per un match che sulla carta vede i Dragoni ampiamente sfavoriti. Il turno casalingo contro la Scozia, alla seconda giornata, potrebbe costituire la chiave del torneo per la squadra di Pivac. Con una vittoria, si andrebbe a Londra con l'anima in pace, prima di dare battaglia, ancora a Cardiff, ai favoriti francesi per chiudere quindi in bellezza, con la trasferta di Roma.

6. Italia

Ennesima ricostruzione per gli Azzurri, che arrivano a questo Sei Nazioni dopo il disastroso torneo del 2021, che ha segnato il record negativo di punti subiti da quando l'Italia venne ammessa alla competizione: 239 in cinque partite. La Nazionale italiana di rugby ha vinto l'ultimo match ben sette anni fa. Era il 2015, un 22 a 19 contro la Scozia, portato a casa da un XV nel quale figuravano, fra gli altri, Ghiraldini, Furno, Mclean, Gori, a numero 10 il naturalizzato neozelandese Kelly Haimona: preistoria. Il nuovo allenatore dell'Italia, Kieran Crowley, arriva da un quinquennio di ottimi risultati con i Leoni del Treviso e sta provando a ricostruire, prima di tutto, la mentalità della squadra. «L’Italia al Sei Nazioni è entrata in un circolo vizioso, non sa più come vincere» ha spiegato recentemente Crowley «se si guardano con attenzione le partite degli ultimi due anni, si nota che molte volte si è arrivati molto vicini nel punteggio fino all'ultimo quarto, per poi venire travolti nelle fasi finali. Probabilmente questo succede perché la squadra non va in campo per vincere, ma per evitare di perdere». Disciplina tattica, compattezza della fase difensiva, forma atletica, sono i tre elementi fondamentali sui quali ha provato in questi mesi a lavorare Crowley. Qualche risultato si è visto, soprattutto grazie al ricambio generazionale in alcuni ruoli chiave sulla linea di tre quarti, ma la coperta è ancora cortissima. Il duro calendario degli Azzurri, che vede l'esordio contro la Francia a Parigi e l'arrivo a Roma dell'Inghilterra nella settimana successiva, fa pensare che, ancora una volta, sarà difficile riuscire a portare a casa una vittoria.