Carlo Gobbi morto, si è spento a 82 anni il decano del giornalismo sportivo

il lutto

Danilo Freri

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Carlo Gobbi è stato un punto di riferimento dello sport italiano, scrivendo sulle pagine della Gazzetta dello Sport. Oltre 40 anni di carriera dedicata in particolare a quelli che si definiscono “altri sport”o “sport vari” e che per fortuna abbiamo smesso di chiamare sport minori (definizione che proprio Carlo Gobbi detestava)

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E’ mancato ad 82 anni. E’ stato un decano del giornalismo sportivo, uno degli esempi professionali più importanti di un’epoca in cui le notizie, i personaggi, le storie dovevi andarle a cercare frequentando spesso palestre, campi, vedendo partite, mantenendo contatti non così semplici. E parliamo di sport, campi e palestre non sempre frequentatissime e conosciutissime, di telefoni a gettone che non erano smartphone, di campioni che magari non finivano in prima pagina, ma che trovavano nel lavoro di Carlo Gobbi tutta la dignità che meritavano.

 

Una carriera così lunga si può raccontare con i numeri, ad esempio con le Olimpiadi seguite (sette) e con i tantissimi tornei internazionali di volley o gli incontri di rugby a cui era presente. E che ha raccontato. Per tanti anni è stato una presenza fondamentale anche fuori dalla testata per cui lavorava, per chi guardava allo sport a 360 gradi. Per i ragazzi che provavano a fare i giornalisti e a cui piaceva seguire tutto lo sport, ovunque. In quel tutto, ovunque, trovavi Carlo Gobbi, giornalista della Gazzetta dello Sport. Ci ha insegnato tanto.  Ad amare quegli sport che non trovavano mai tanto spazio. A parlarne con rispetto, curiosità e competenza, cercando sempre stimoli interessanti, rompendo un po' le scatole se necessario con qualche domanda meno comoda, perché è quello che a volte devono fare i giornalisti per avere notizie da proporre.

 

Certo, ha frequentato tantissimo il volley, tantissimo il rugby. Oggi sono due mondi sportivi che ricordano giustamente la sua passione e il suo lavoro. E’ nella Hall Of Fame della pallavolo italiana e il presidente della Fipav Manfredi con tutto il consiglio federale ha ricordato che perdiamo un grandissimo giornalista ed una grandissima persona, che ha contribuito alla crescita e alla popolarità del volley azzurro. Ma era innamorato anche dell’hockey, ad esempio, uno degli sport per cui ha sempre lottato, per poter dare un risultato in più, un’intervista in più, una notizia in più. E che seguiva appena possibile, perché doveva dividersi tra le tante discipline che voleva raccontare.

 

Ma non ci si può fermare solo al giornalista. Non si deve. Era una persona che vedevi sempre con piacere e che ti accoglieva sempre con piacere. Voleva condividere con altri la passione che lo animava. Trovarlo, immancabilmente, in tribuna stampa (magari a volte non c’era una neanche una vera tribuna stampa) era una bella sensazione. Stare con lui, parlare con lui era una bella sensazione. E’ questo è quello che ti lasciano le belle persone. Gli dobbiamo tanto. Gli dobbiamo quell’attenzione che mettiamo ogni giorno nel nostro lavoro per parlare degli “Altri Sport” o “Sport Vari”. Non ci sono sport minori. E, nel caso di Carlo Gobbi, ci sono grandi giornalisti che raccontano lo sport.