Viaggio nello sport in Italia - "Quanto conta lo sport per la salute degli italiani"

“La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme” Solo nel 2023 lo sport ha avuto un riconoscimento istituzionale all'interno della Costituzione italiana. Articolo 33, quello dell'arte, dell'insegnamento, dell'istruzione, delle scuole e delle università. E ora anche dello sport, inteso come diritto fondamentale ed elemento essenziale per il benessere individuale e collettivo. Sport e salute è la nostra quarta puntata di un viaggio che ha già passato in analisi - tra le altre - lo stato delle strutture sportive del Paese, l'accesso economico al mondo sport e quante sono le persone che fanno sport in Italia. Ma partiamo dalle basi: cosa si intende per sport? Cos'è lo sport e quanto ne serve Stando alle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità , l’attività fisica è un pilastro essenziale per il mantenimento di uno stato di salute ottimale e per la prevenzione di patologie croniche; è quanto sottolineato dell'Osservatorio Salute Sport 2025 curato dal The European House - Ambrosetti. Per definizione, secondo l'OMS, l’attività fisica è "ogni movimento corporeo prodotto dai muscoli scheletrici che comporti un dispendio energetico"; e questo - è bene sottolinearlo - comprende anche le attività effettuate lavorando, giocando, dedicandosi alle faccende domestiche, viaggiando e impegnandosi in attività ricreative. Le soglie raccomandate dalla stessa Organizzazione Mondiale della Sanità offrono un quadro chiaro per la quantità minima di attività fisica necessaria per mantenere un adeguato stato di salute: per bambini e adolescenti , almeno 60 minuti al giorno di attività moderata o intensa, fondamentale per lo sviluppo fisico e cognitivo; per adulti , almeno 150 minuti a settimana di attività aerobica di intensità moderata. L'Italia? È lontana da questi obiettivi. Italia in ritardo Secondo le più recenti rilevazioni dell’Ocse - l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico - condotte insieme all’Oms e contenute nell’ultimo rapporto Health at a Glance 2023, l’Italia è addirittura il quarto Paese Ocse più sedentario, con l’80,3% della popolazione che non raggiunge adeguati livelli di attività fisica , un dato ben superiore a una media che attesta al 59,6%. Peggio solo Turchia, Portogallo e Grecia. I numeri che preoccupano E se questo numero preoccupa, lo fa ancora di più il confronto Italia-Europa a livello adolescenziale: i livelli di attività fisica registrati tra bambini e adolescenti sono insufficienti. Secondo gli ultimi dati 2021 - si legge sempre nel report Osservatorio Salute Sport 2025 - l’Italia registra addirittura la peggiore posizione tra i Paesi Ocse: il 91,7% dei ragazzi tra gli 11 e i 15 anni non raggiunge le linee guida Oms , un valore al di sopra della già elevata media Ocse, pari all’81,1%. Ed è proprio da questi due dati che nasce il paradosso delle ultime Olimpiadi di Parigi, dove l'Italia ha raggiunto vette storiche con un totale di quaranta medaglie. Come si è arrivati a tutto questo? I numeri che fanno ben sperare Va detto, i numeri dello scenario italiano - per quanto preoccupanti se confrontati al resto d'Europa e alla media Ocse - sono in miglioramento. E anche questa può essere una chiave di lettura per l'exploit olimpico degli ultimi anni. In questo senso, la lente dell'Osservatorio si sposta sull'indagine "Aspetti della vita quotidiana" curata dall'Istat che, a sua volta , divide il livello di attività fisica della popolazione italiana in quattro categorie: Chi non pratica sport né alcuna attività fisica Chi pratica solo qualche attività fisica Chi svolge attività sportiva in modo saltuario Chi pratica sport in modo continuativo Sempre partendo dalle linee guida dell'Oms , dai dati Istat emerge come il 62,8% della popolazione italiana non raggiunga l'obiettivo minimo, cioè non pratica sport o svolge solo qualche attività fisica . Eppure, negli ultimi vent’anni, emerge anche un significativo miglioramento della pratica sportiva degli italiani. Spieghiamoci meglio: la quota di popolazione che non pratica sport o svolge solo qualche attività fisica è infatti scesa dal 70% registrato nel 2001 al 62,8% del 2023, con una riduzione complessiva di -7,2 punti percentuali. Contemporaneamente, l'Istat sottolinea anche un aumento della pratica sportiva continuativa di +9,3 punti percentuali nello stesso arco temporale. Lo sport italiano, in sostanza, sta recuperando. Chi fa più sport in Italia Il nostro focus si sposta poi sulle diseguaglianze di genere, età, educazione e territorio di chi pratica più o meno attività sportiva, fino addirittura alla definizione di un "sedentario tipico". Come piuttosto normale, sono le persone con un’età di 65 anni la fetta anagrafica che raggiunge i picchi più alti di chi non pratica alcuna attività fisica o solo qualche attività fisica : l’83,6%, per la precisione, a fronte del 48,6% rilevato tra i giovani adulti . A questo si legano le persone con una minore educazione scolastica che portano il tasso al 68,6% contro il 45,8% registrato tra i laureati. Divario di genere: le donne rappresentano un 68,4% di sedentarietà, superiore rispetto al 57,4% rilevato tra gli uomini. I residenti nel sud e nelle Isole hanno una quota di poca o nulla attività sportiva del 72,5%, contro il 57,1% del nord; così vale anche per i piccoli comuni: 71%, più alta rispetto al 61,2% delle aree metropolitane; e per i residenti nelle periferie, che mostrano un valore del 64,3%, rispetto al 58,2% registrato nei centri delle aree metropolitane. Poco sport e malattie Non è un caso che l'importanza dello sport sia sancita anche dalla Carta Europea dello Sport del 1992. Per definizione "qualsiasi forma di attività fisica che, attraverso una partecipazione organizzata o non, abbia per obiettivo l’espressione o il miglioramento della condizione fisica e psichica, lo sviluppo delle relazioni sociali o l’ottenimento di risultati in competizioni di tutti i livelli". Ma qual è il vero rapporto tra una scarsa attività sportiva e le malattie? Partiamo da una fotografia: la speranza di vita alla nascita in Italia è in aumento - sottolinea il report Osservatorio Salute Sport - nel 2023 ha raggiunto 83,1 anni, in crescita rispetto a 81,8 anni del 2010, e si stima arriverà a 88,3 anni entro il 2050 , ma la crescita - si legge - è anche accompagnata da una quota significativa di anni vissuti non in buona salute, che nel 2023 rappresentano ancora il 28,7% del totale, pari a 23,9 anni. Lo sport è strettamente legato a questo aspetto visto che "il manifestarsi di molte patologie croniche in età avanzata è spesso determinato dagli stili di vita adottati negli anni precedenti e, tra i principali fattori di rischio comportamentali che impattano negativamente sulla salute, rientra proprio la sedentarietà". Il tema "DALY" L'Osservatorio negli anni ha condotto analisi approfondite sulla letteratura scientifica di riferimento, sottolineando come la sedentarietà abbia contribuito in modo significativo all’insorgenza di neoplasie , malattie renali e metaboliche , malattie cardiovascolari , patologie psicologiche e malattie neurodegenerative . E poi c'è un parametro oggettivo, il tema DALY - acronimo per disability-adjusted life year . Un parametro che misura la gravità globale di una determinata malattia; un numero che rappresenta, in sostanza, gli anni persi a causa di una malattia, per disabilità o per morte prematura. Bene, dallo studio emerge che gli stili di vita più preoccupanti a rischio salute siano tutti in calo in termini di DALYs, tutti tranne uno: la sedentarietà; l’unico fattore a non aver registrato un calo significativo in Italia nel periodo 1990-2021. In sintesi: gli "anni persi" per malattie causate dall'abuso di fumo o alcol sono scesi nel periodo 1990-2021 ben del 41% in Italia, quelli legati a rischi nutrizionali del 13%, -43% per l'uso di droghe e -59% per malnutrizione. In questo stesso periodo solo la scarsa attività fisica, appunto, è calata appena del 5% . Le ore di educazione fisica in Italia Non solo, sempre ragionando su questo parametro oggettivo, l’Italia è il peggiore Paese in UE per numero di DALYs attribuibili alla sedentarietà in valore assoluto, superando di oltre quattro volte la media UE. L'Italia è anche al terzo posto per incidenza della sedentarietà sul totale dei DALYs: il 5%, una quota ben superiore alla media UE del 3,5%. Tutto questo può essere direttamente correlato anche al fatto che l’Italia sia il Paese con il più basso numero di ore minime obbligatorie destinate all’educazione fisica a livello europeo. Non a caso, i bambini italiani sono i più sedentari, con una quota di 11-15enni che non raggiunge un sufficiente livello di attività fisica pari al 91,7%. Italia che è anche al primo posto tra i Paesi Ocse per percentuale di bambini obesi con un valore pari al 17,8. E, in Italia, le ore di educazione fisica all'anno minime nelle scuole sono appena 32, il più basso in assoluto, ben lontano dalla Francia, leader nel campo, con 108.

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Marco Salami