Buonfiglio: "Così riunirò il mondo dello sport italiano"

Luciano Buonfiglio, Presidente del Coni, benvenuto a Sky Sport, nella casa dello sport, per questa prima intervista. “Grazie Direttore, ti ringrazio perché questo era uno dei miei sogni. Sky è molto apprezzata dagli sportivi per la sua immediatezza e per la sua competenza, quindi essere qui oggi è per me un altro premio” È un piacere anche per noi. Lo hai anticipato, ci diamo del tu. Ci davamo del tu prima che diventassi Presidente, quindi continuiamo a farlo adesso, anche perché ci sono altri dettagli che determinano la serietà di un’intervista. Comincio con due date che sono separate da 50 anni: 1976 e 2026, sono le date di due Giochi Olimpici e tu sei il primo Presidente del Coni che è stato un atleta olimpico. Nel 1976 ci sei stato da atleta, nel 2026 sarai il Presidente del Coni per le Olimpiadi italiane di Milano-Cortina, cosa significa tutto questo? “Significa tanto. Innanzitutto, mi fa piacere dirti che la Federazione Canadese ha organizzato una Coppa del Mondo a Montreal per i 50 anni dalle Olimpiadi e sarò l’ospite d’onore, siamo anche molto amici con il Presidente della Federazione Canadese. È una vita, 50 anni è una vita. Ho avuto il privilegio e la fortuna di realizzare il primo obiettivo della mia vita, che era quello di andare alle Olimpiadi. Per me è stato determinante andare alle Olimpiadi, purtroppo non per il risultato, perché facemmo abbastanza – passami il termine – schifo… Eravamo pronti per un altro risultato, questo non è da sottovalutare, perché forse è stato l’elemento che mi ha spinto a portare avanti la dirigenza. Mi resi conto che avevamo sbagliato troppe cose, meritavamo un impegno migliore per l’impegno profuso e però è stato determinante per essere assunto nel mio successivo lavoro. Quando tornai lessi sul Corriere della Sera ‘Cercasi giovane ambosessi senza esperienza’ e mi sono detto ‘Questo è il mio caso’. Mi presentai e la prima domanda fu ‘Cosa ha fatto fino ad adesso?’, ‘Ho fatto le Olimpiadi’, ‘Assunto’. Ebbi la fortuna di trovare una persona molto sportiva, che percepì che chi è abituato a fare sport e a impegnarsi come atleta sa cosa vuol dire il rispetto, sa cosa vuol dire lavorare per obiettivi, sa cosa vuol dire impegnarsi anche oltre l’orario di lavoro. E questa è stata una bella partenza” Se dovessi fare una fotografia della situazione e di come stiamo arrivando alle Olimpiadi dal punto di vista sportivo, che fotografia faresti oggi? “Sono certo che l’ufficio della preparazione olimpica, coordinato da Carlo Mornati e Alessio Palombi, ma soprattutto le due Federazioni, Sport Ghiaccio e Sport Invernali, hanno fatto sì di arrivare gradualmente ma con puntualità a questo appuntamento. All’interno di queste Federazioni ci sono anche discipline di nicchia, e la capacità è stata quella di dedicare attenzione anche a queste. Giocare in casa ti dà la possibilità di aver già qualificato tutti, e questo è un bel punto di partenza, ma dall’altro lato gli atleti avranno una pressione maggiore. Delle volte quando si gioca in casa risulta difficile staccarsi dalla pressione degli amici, degli allenatori, della famiglia, dei media… Cosa che a noi fa solo che piacere, perché se fai bene lo devi far sapere e quindi non smetterò mai di ringraziare i media. Io credo che arriveremo puntuali, poi sai, delle volte in Italia quando arrivi quarto dici che sei deluso. Io credo che l’obiettivo principale per noi sia quello di essere presenti in tutte le finali. Quando tu sei presente in tutte le finali, vuol dire che rappresenti un movimento sportivo importante. Poi, se arrivi tra i primi quattro, vuol dire che sei un atleta eccezionale. Se vinci la medaglia d’oro, vuol dire che non sei normale. Perché per vincere la medaglia d’oro ci vogliono tante tante componenti. E io mi auguro di avere la possibilità di abbracciare tanti extraterrestri” Stai seguendo e ti stai facendo aggiornare giorno per giorno sul recupero di Federica Brignone? “L’ho anche sentita personalmente. Straordinario, era lei che rincuorava me. È una donna e un’atleta eccezionale. È chiaro che non bisogna rischiare, non solo per la sua immagine, ma per la sua salute. Però è in buone mani, la Federazione, a cominciare dal Presidente Flavio Roda, e tutto lo staff medico la stanno seguendo in maniera eccellente. È stata operata qui a Milano e ce la possiamo fare” Come ti poni di fronte alle difficoltà che c’erano state nei rapporti con la politica, con Sport e Salute e con la nuova organizzazione del Coni dal momento in cui c’è anche la realtà di Sport e Salute in campo? Come pensi che queste due entità possano convivere? “Parto da un pochino prima, da quando abbiamo preparato il programma per il quadriennio. Non è stato il mio programma, ma è stato il programma di un gruppo che rappresenta tutto il Consiglio Nazionale: le discipline associate, gli enti di promozione, i Presidenti di Federazione, i Coni territoriali, i rappresentanti degli atleti e le associazioni benemerite. A ognuno ho chiesto ‘Che cosa ti piacerebbe che riuscissimo a fare?’. Ho cercato innanzitutto di costruire una base solida, che rimetta insieme il mondo sportivo, perché in questi anni, purtroppo, in seguito a questi cambiamenti, c’erano state un po’ di spaccature. Ognuno doveva pensare a sopravvivere e pensare a sé stesso. Per me i Presidenti Federali a volte sono stati attaccati ingiustamente, perché non si conosce bene qual è l’impegno di un Presidente Federale. Bisognerebbe andare a vedere cosa fa un Presidente Federale dalla mattina alla sera, perché è responsabile delle attività economiche, delle risorse umane, del bilancio e delle direzioni tecniche, però ognuno si è dovuto arrangiare per conto suo. L’obiettivo del nostro programma era quello di rimettere insieme la squadra. Come si rimette insieme la squadra? Costruendo diversi dipartimenti, ognuno dei quali si occupa di un obiettivo che poi la giunta dovrà mettere in ordine. Ci siamo dati tempo fino a fine novembre, perché poi incontrerò il Ministro Abodi e il Ministro Giorgetti per presentare un’ipotesi di programma quadriennale per dare certezza in vista del quadriennio olimpico. È un’operazione che non è mai stata fatta. Abbiamo la voglia, la determinazione e l’orgoglio di portare avanti questo. In un mese siamo riusciti a fare, per martedì prossimo, la prima riunione sulla riforma della Giustizia Sportiva. Ci siamo incontrati con Sport e Salute e con il Comitato Paralimpico per ideare i nuovi Giochi della Gioventù. Ho incontrato il Ministro e Vicepremier Tajani per un progetto di promozione all’estero delle località dove le Federazioni si allenano e l’individuazione di atleti ambasciatori dello sport italiano all’estero. Ci siamo incontrati con il Ministro della Sanità. Per quale motivo? Oggi a scuola non si fanno visite mediche e non c’è più il militare, quindi o fai un’attività sportiva per cui devi essere visitato oppure i ragazzi arrivano alla Maturità che non hanno mai fatto una visita medica. Vogliamo coinvolgere anche il Ministero della Sanità in questo progetto dei nuovi Giochi della Gioventù, per partire proprio dalle scuole elementari” Abbinandoli quindi alla possibilità di fare la visita medica per partecipare? “Esatto. Vogliamo riattivare un circuito virtuoso. All’interno ho trovato una squadra eccellente, non perché non li conoscessi ma perché non avevo avuto modo di lavorare con loro a stretto contatto. Mi riferisco al Segretario Generale, al Responsabile della Comunicazione, degli Affari Legali, dell’Amministrazione, della Contabilità. Una squadra eccellente a cui dobbiamo dare di nuovo voglia, spirito di appartenenza e l’essere orgogliosi di lavorare con il nostro Cinque Cerchi. Perché gli atleti che vanno alle Olimpiadi si tatuano i Cerchi Olimpici? Che cos’è quel tatuaggio? È il rispetto per chi non è andato alle Olimpiadi. È l’impegno a fare bella figura anche per chi non è venuto alle Olimpiadi. E così dobbiamo sentirci e fare noi tutti i giorni all’interno del palazzo. Un palazzo a disposizione delle Federazioni, delle discipline associate, degli enti di promozione e di tutti. Un palazzo aperto per costruire. Per essere costruttori di certezze” Come ti poni rispetto alla discussione sul Decreto Sport e alla ‘questione Binaghi’, in relazione all'organizzazione della ATP Finals? Temi questa cosiddetta ‘ingerenza della politica’? E condividi il fatto che, a fronte di un investimento importante, ad esempio in questo caso superiore ai 5 milioni, un rappresentante della politica indicato dal Governo debba essere parte dell'organizzazione dell'evento? “Rispondo con un esempio sportivo. Quando si fa una squadra, quando si costruisce un budget, è chiaro che le forze che hanno contribuito a costruire questo budget devono essere rappresentate. Però io farei un passo indietro. Bisogna sempre condividere le candidature e bisogna sempre prima verificare la concretezza del budget, perché poi diventa tutto più facile. Noi in Italia stiamo organizzando le Olimpiadi e il Governo e le regioni sono una parte determinante per la realizzazione di queste Olimpiadi, tant’è che c’è il Consiglio di Amministrazione dove sono rappresentati tutti. Di fronte a importanti eventi è giusto che la competenza tecnica sia la maggiore responsabile, ma per garantire trasparenza e destinazione dei fondi è giusto che ci sia anche un rappresentante del Governo” Possiamo riassumere la tua posizione con questo messaggio alla politica: ‘Vogliamo dialogare, è giusto che si lavori insieme, ma fateci contare nelle decisioni’, è così o mi allontano dalla realtà? “Preferisco dire un'altra cosa. Non ‘contare’, ma rendetevi conto che siamo molto competenti” E quindi ‘dobbiamo contare per questo’? “E quindi, se condividiamo l'obiettivo, bisogna ascoltare il tecnico. Il politico fa più bella figura se riesce a realizzare quello che il tecnico gli suggerisce” Prima hai citato la Giustizia Sportiva. Il parlamentare del PD Mauro Berruto ha chiesto una commissione di indagine sulla Giustizia Sportiva. Il tema è quella della terzietà, no? Le Federazioni e la Giustizia Sportiva non riescono a darsi la trasparenza e la terzietà per arrivare a essere, appunto, giusta, lineare e trasparente. È così? Il fatto che tu abbia avviato una commissione su questo tema è una mano tesa ad affrontare il problema, se ritieni che questo sia un problema? “Perché ho voluto affrontare questo tema? Perché è un tema che riguarda il mondo sportivo, quindi non ce lo può venire a dire qualcun altro. Siamo consapevoli che dobbiamo migliorarci, tant’è che, d’accordo col Ministro Abodi, abbiamo individuato una commissione molto ampia, formata da 13-14 rappresentanti tra docenti universitari e giuristi ben riconosciuti al di sopra delle parti. Tenendo conto però di che cosa? Che per circa il 60% delle Federazioni, parlo di quella che ho lasciato da poco, in 11 anni ci sono stati tre casi. Quindi rapportiamolo anche alla dimensione. Poi è giustissimo e sacrosanto che affrontiamo questo argomento con terzietà. E al tempo stesso, se scegliamo come avvocati dei giuristi indipendenti, non dobbiamo farli pagare dalle Federazioni. Possono essere estratti a sorte, va benissimo, ma non devono avere rapporti con le Federazioni. Possiamo anche, per economicità, fare un organismo unico per 7, 8, 10 Federazioni, visti i casi di cui si devono occupare. Per altre ce ne sarà uno. Sono Federazioni importanti in termini di numeri e in termini di episodi, quindi è giusto che abbiano un organismo unico. Non bisogna mai demonizzare nessuno, bisogna avere il buon senso e il rispetto della realtà che viviamo e prima di parlare bisogna sempre documentarsi” In questo momento, per fortuna, l'Italia ha tantissime eccellenze nel mondo dello sport e forse uno dei tuoi compiti sarà lavorare tanto per meritarsene ancora di più e per meritarsi ancora di più quelli che abbiamo. Ne cito uno, che è Jannik Sinner, perché oggi possiamo dire che è uno degli italiani più popolari nel mondo, al di là dello sport. Che opportunità è oggi per il mondo dello sport italiano avere un atleta di questo genere, peraltro così giovane, e che cosa vuol dire anche per la tua presidenza avere un campione del genere? “La prima cosa che mi viene da dire nel risponderti è che non vedo l'ora di conoscerlo da vicino. Seconda cosa, è un atleta che ha un modo di comunicare positivo, chi non lo vorrebbe come figlio o come nipote? È un piacere enorme. Io credo che questo sia veramente un modello di comportamento da imitare. Ma abbiamo anche altri giovani. Kimi Antonelli, per esempio, e parliamo di due sport molto diversi. Ma ce ne sono tanti di giovani. Ecco perché vorrei enfatizzare questo progetto di ambasciatori. E qui vorrei fare invitare chiunque ha l'onore di vestire la maglia azzurra a essere un esempio non solo in gara, ma tutti i giorni, perché siamo persone pubbliche e quindi con il nostro comportamento possiamo influire sulla crescita dei ragazzi. Ci sono tanti sport molto famosi che dovrebbero enfatizzare il fairplay e delle volte invece enfatizziamo falli assurdi o non esistenti e questo non è bello” Hai portato fortuna al debutto di Gattuso, che impressione ti ha fatto vedere la Nazionale ieri sera? “Ho passato il primo tempo a tranquillizzare Gravina che avremmo vinto e che avremmo segnato. Ho visto una Nazionale che da parecchio non vedevamo per voglia e determinazione in qualsiasi circostanza, anche dopo il 3-0 si è continuato con quel ritmo. Come avevo detto, Gattuso era il mio mito. È riuscito a intervenire non tanto sulla tecnica, perché sono tutti calciatori bravissimi, ma proprio sulla forza, l’energia, la determinazione. Conte a Napoli la chiama ‘cazzimma’. Ecco, io sono napoletano di origine e quindi penso che ieri sera abbiamo visto proprio questo. Posso fare un complimento in più? A Percassi per lo stadio e al pubblico di Bergamo che non ha smesso un attimo di tifare Italia” Prima di venire qui sei stato alla camera ardente di Giorgio Armani. Fra poco indosserai la sua divisa da presidente del Coni alla cerimonia di apertura dell'Olimpiade di Milano-Cortina. Che cosa è stato, anche per lo sport italiano, Giorgio Armani? “Giorgio Armani è stato un’icona nel mondo per lo stile italiano. E dalle Olimpiadi del 2012 in poi grazie a Giorgio Armani tutto il mondo ci ha invidiato lo stile italiano sportivo. Io ho avuto la fortuna di fare tutte queste Olimpiadi come dirigente e come Presidente, non potevi camminare per strada che ti chiedevano ‘Vendimi la maglietta’. Addirittura volevano togliermi le scarpe. Portare questa italianità e questo stile nel mondo dello sport ha significato tanto anche per noi. Stamattina, insieme al Presidente Petrucci, ho avuto l’onore di rappresentare lo sport italiano alla camera ardente. Sentivo il bisogno di portargli questo ringraziamento in una camera ardente che è stata realizzata in maniera tale che non ci sia quel distacco terreno, ma che ci faccia pensare che continui ancora a dare il suo contributo allo stile italiano e alla nostra spedizione olimpica, sia a Milano-Cortina che poi a Los Angeles” In un'intervista al Corriere della Sera hai detto che ti sei reso veramente conto del cambio della tua vita da Presidente del Coni quando hai visto i corazzieri al Quirinale quando sei andato per la prima volta ad incontrare il Presidente della Repubblica Mattarella. Come è stato quell'incontro? Cosa significa avere un Presidente così vicino al mondo dello sport come Mattarella? “Significa tanto. Non solo a livello personale. La cordialità e la normalità con cui ti parla ti fanno percepire il suo interesse personale per lo sport. Si percepisce che considera lo sport un valore per il nostro Paese ed ecco perché lui ci segue da vicino. Lui ci guarda in televisione, segue la pallacanestro, la pallavolo e tutti gli sport. Adesso il 15 torneremo da lui con la pallacanestro e poi tra poco ci sarà la consegna delle bandiere. È molto presente e questo noi sportivi lo apprezziamo molto. È un Presidente che ci rappresenta nel mondo con la sua signorilità e con la sua competenza. È vicino agli italiani tutti i giorni”

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Federico Ferri