Perché il 2025 è stato l'anno di Enzo Maresca

Il 2025 è stato l’anno che ha rimesso il Chelsea sulla mappa del calcio che conta. Un piccolo grande capolavoro firmato Enzo Maresca. C’è tanto delle idee e della personalità del manager italiano nell’anno che ha visto i Blues tornare ad essere vincenti e credibili. Il dopo-Tuchel a Stamford Bridge era stato contraddistinto da un mercato bulimico, che offuscava la chiarezza necessaria a un qualsiasi progetto di squadra. Una continua acquisizione di giocatori che ha finito per creare un gorgo che ha inghiottito, malgrado gli iniziali buoni propositi, prima Potter e poi Pochettino. Il primo merito di Maresca, dunque, è stato quello di fissare dei punti fermi. Innanzitutto puntare su un nucleo di riferimento di 25 giocatori per il campionato. Integrato, poi, con i migliori prospetti tra i giovanissimi ai quali ha dato spazio soprattutto nel cammino in Conference League: Acheampong, George e Guiu su tutti. Gli altri sono stati mandati via, spesso in prestito, o comunque considerati esuberi. Il caso più eclatante è probabilmente Raheem Sterling - quattro Premier League vinte, 82 presenze in nazionale inglese - la cui ultima presenza risale al 25 maggio. Era l’unico modo per cominciare a costruire il Chelsea del futuro. Ma i risultati sono arrivati già nel presente. Nella stagione 2024-25 con la squadra più giovane della storia della Premier League - 24 anni e 36 giorni di età media - Maresca è riuscito a riportare il Chelsea in Champions League. Era questo il primo obiettivo della società ed è stato brillantemente centrato. Dando alla squadra un’impronta di gioco chiara. Un calcio di possesso e riaggressione, capace di mixare elementi tipici del gioco posizionale - inevitabili per chi è diventato grande alla scuola di Pep Guardiola – e integrarli con principi relazionali in grado di esaltare le migliori individualità a disposizione. Cole Palmer su tutti. Da Pep, Maresca ha saputo ereditare anche la capacità di essere un allenatore in continua evoluzione. Capace di cambiare spesso sistemi di gioco e adottare accorgimenti tattici a seconda degli avversari. Il 4-2-3-1 di base in fase di non possesso, pronto a diventare un 3-2-5 in fase offensiva, ha talvolta lasciato spazio al 4-1-4-1 e al 4-2-2-2. Così come il modo di pressare. Alternando una pressione più di squadra a un più alla moda uomo su uomo a tutto campo come per esempio nell’ultima trasferta di Champions in casa dell’Atalanta e nel big match di campionato contro l’Arsenal. Il lato camaleontico del Chelsea si è esaltato nella finale del Mondiale per club vinta contro il Psg di Luis Enrique. Quando Maresca con un capolavoro tattico ha saputo disinnescare la fluidità dei parigini che in Champions League era stata fatale a quasi tutti gli avversari. Dall’Inter in giù. Eludendo anche il pressing alto dei freschi campioni d’Europa con un sapiente uso dei lanci lunghi del portiere Sanchez. Una stagione da incorniciare. Un 2025 esaltante che non fa altro che aumentare le aspettative e le pressioni attorno al Chelsea. E al suo allenatore. Dal quale ora tutti esigono molto. Di certo il poco tempo necessario a Maresca per salire di livello dopo la bella promozione in Premier League con il Leicester non è sfuggito a nessuno. Tre obiettivi subito centrati alla prima stagione sulla panchina di una grande: ritorno in Champions, vittoria della Conference League e vittoria nel Mondiale per club. Sembra quasi incredibile pensare che la scorsa sia stata la sua prima stagione in carriera da allenatore in massima divisione. Per lui è forse solo l’inizio di una carriera luminosa. Tanto da essere – secondo The Athletic – il primo nome nella lista del Man City, in caso di addio del sommo Pep a fine stagione. Per il Chelsea il ritorno a vecchie - e vincenti - abitudini.

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Paolo Ciarravano