"Giusti nello sport": una "mostra di inciampo" a Milano
foto e memoria
Fino al 2 dicembre a Milano, nella centralissima via Dante, si può vedere la mostra gratuita “I giusti nello sport”. I collage del fotografo Gabriele Stabile raccontano le storie di 14 atleti e atlete che hanno scelto il bene, sacrificando e mettendo a rischio la propria vita, in situazioni drammatiche. A poche settimane dall’inizio dell’Olimpiade di Milano-Cortina, una vera e propria “mostra d’inciampo” che ci aiuta a ricordare l’importanza dello sport in un contesto più ampio.
Quattordici storie di donne e uomini nella centralissima via Dante a Milano: uomini e donne di sport, anzi di “giusti dello sport”. A pochi passi dal Piccolo Teatro, che durante il periodo della R.S.I era la sede della milizia fascista Ettore Muti che lì si rese responsabile di tremende torture e inflisse supplizi a oppositori e partigiani. Storia e presente si mischiano in pochi metri. Una mostra all’aria aperta, sulla strada. Così come le “pietre di inciampo” ci ricordano dove vivevano le vittime dei lager nazisti, poste sui marciapiedi davanti alle case nelle vie che percorriamo tutti i giorni, questa la potremmo definire una vera e propria “mostra di inciampo”. Perché ci potete letteralmente sbattere contro mentre magari siete a Milano per visitare qualche museo o per fare shopping o mentre semplicemente passeggiate per il centro città. Una mostra che parla, appunto, dei “Giusti nello sport”. Passando dalla memoria al presente, parlando di atlete e atleti anche viventi e ancora immersi nelle loro attività. Sportivi che hanno rischiato e purtroppo in molti casi dato la vita per la libertà degli altri, per i diritti degli altri. Una rassegna fatta di veri e propri collage fotografici realizzati in modo “analogico” da Gabriele Stabile, fotografo, che ha realizzato dei "mosaici" che ricostruiscono visivamente la storia dei protagonisti, realizzando quadri di insieme di grande impatto visivo ed emotivo. Con didascalie che spiegano brevemente la storia delle figure scelte ma con la possibilità di approfondimento grazie ai QR code a disposizione. Grazie alle storie raccolte dai ragazzi e ragazze di Gariwo, associazione nata per “far conoscere e promuovere le storie di chi ha scelto il Bene, anche nei momenti più bui della storia. Raccontiamo le vite di uomini e donne che, di fronte ai genocidi, alle dittature e ai crimini contro l’umanità, trovano il coraggio di agire per salvare vite, difendere la dignità umana e opporsi all’odio. Perché lo facciamo? Perché crediamo che la memoria del Bene sia uno strumento di cambiamento”. Si passa dalle storie più famose, quella di Arpad Weisz, allenatore di Inter e Bologna morto ad Auschwitz con la propria famiglia (una storia che Sky ha raccontato, grazie al libro di Matteo Marani “Dallo scudetto ad Auschwitz, con la capacità narrativa di Federico Buffa), a quella di Gino Bartali e del suo impegno per salvare decine di ebrei dalla deportazione. Sono raccontate le storie di Yusra Mardini, la nuotatrice siriana che insieme alla sorella Sarah ha salvato la vita di chi stava scappando dalla guerra come lei e di Khalida Popal, la calciatrice afghana che non ha voluto smettere di inseguire la propria passione per il calcio, in un paese in cui le era vietata. E visto che la mostra è stata pensata anche in occasione dei Giochi olimpici di Milano-Cortina, non mancano storie a “cinque cerchi”. Come la celebre foto di Smith, Carlos e Norman a Messico 1968, un vero e proprio manifesto della lotta per i diritti e di quanto questa lotta può comportare in termini di conseguenze personali. Viene celebrata la storia di Antonio Maglio, medico e uno dei grandi ispiratori delle Paralimpiadi (la prima edizione a Roma nel 1960 si deve proprio a lui), una storia poco conosciuta e che merita di essere ri-scoperta se non proprio scoperta. E visto che stiamo per raccontare gesta di sciatori, c’è anche la doverosa opera di memoria nei confronti di Bronisław Czech, detto “Bronek”, primo sciatore polacco di livello mondiale. Era anche artista, dipingeva paesaggi di montagna, pieni di neve. Fu deportato ad Auschwitz perché era un corriere clandestino sulla rotta Zakopane-Budapest. Aiutò molte persone a fuggire e portò messaggi per la Resistenza. Arrestato nel 1940, morì dopo ben 4 anni di prigionia nel lager polacco. O come il milanese Ettore Castiglioni, alpinista che tra il 1943 e il 1944, fino alla sua morte dopo una fuga, salvò la vita di decine di persone aiutandole ad attraversare i valichi alpini tra Italia e Svizzera. Una mostra da non perdere, insomma, adatta anche, se non soprattutto, a genitori e figli. Con la possibilità di tre visite guidate gratuite il 16,23 e 29 novembre (le info qui). Un percorso tra memoria e presente, ricordando quel filo che unisce tutte queste storie, che sono storie di sportivi che hanno lottato e lottano, fino all’ultimo, per difendere i principi basilari dell’umanità: libertà, pace e rispetto dei diritti. Sfidando regimi e tiranni di ogni tipo. Vivamente consigliata