Dopo il 20"34 sui 200 al Golden Gala di Roma, la grande promessa dell'atletica italiana fa parlare di sé: lo abbiamo messo a confronto con le leggende della velocità su pista quando avevano la sua età
Avvertenza prima dell’uso: maneggiare i dati con cura. Non c’è infatti niente di più facili dal farsi ingannare dalle prestazioni sportive a livello giovanile e la storia è piena di talenti che hanno vinto il torneo juniores di Wimbledon o il Tour de l’Avenir e poi spariti una volta messo piede tra i grandi. Vale anche per l’atletica, dove tempi e misure sono valori assoluti? Sì, perché lo sviluppo fisico non è uguale per tutti e soprattutto avviene a età diverse. Premesso questo, dopo il 20”34 di Filippo Tortu a Roma, resta irresistibile la voglia di guardare cosa combinavano a 19 anni altri grandi velocisti della storia, limitando l’osservazione all’epoca delle moderne piste in tartan e in sintetico. Il migliore, manco a dirlo, è l’abitante più famoso della piccola cittadina di Sherwood Content.
Usain Bolt
Per la verità Usain Bolt è piuttosto noto anche nel resto del mondo, ma non lo era ancora così diffusamente nel 2004, quando stabilì il primato mondiale junior correndo in 19”93, tempo che a livello assoluto consente comodamente di accomodarsi sul podio di un’Olimpiade. All’epoca il giovanotto era già alto quanto oggi, 1.96, e così non sorprende che già due stagioni prima, sedicenne, si fosse messo al collo l’oro mondiale degli junior, regalando due anni di vantaggio agli avversari. Ma Bolt, in tutti i sensi, è un eccezione.
Michael Johnson
Michael Johnson, l’uomo cui ha tolto il record, all’età di Bolt, non faceva meglio di 20”41, sette centesimi peggio di Tortu, e solo molto dopo avrebbe trovato modo di rendere efficace quella sua strana andatura da soldatino, con il busto eretto e le gambe a frullare. Il savoiardo Christophe Lemaitre era assai veloce sui 100, 10”04, molto meno sui 200, 20”68, la gara che pure più gli sembra adatta per sopperire a un avvio sempre piuttosto lento.
Pietro Mennea e Andrew Howe
Meglio di Tortu faceva Andrew Howe, capace di 20”28 per vincere i mondiali di categoria a Grosseto mentre molto più lento era Pietro Paolo Mennea da Barletta, di cui si segnala un 20”88 utili per un sesto posto agli Europei assoluti di Helsinki nel 1971. Non compaiono, in questa graduatoria, due leggende come Valery Borzov e Carl Lewis. L’ucraino che in piena guerra fredda divenne per l’Unione Sovietica un simbolo non inferiore a Yuri Gagarin cominciò a frequentare le piste giusto a 19 anni e agli Europei di Atene del 1969 si limitò a vincere i 100 con un 10”49 su terra battuta neanche paragonabile ai tempi di oggi. Il divino Carletto da teenager flirtava soltanto con l’amatissimo lungo e nello sprint esibiva un mediocrissimo 10”67. 200, all’epoca, manco a parlarne.
Dove può arrivare Tortu
Statistiche a parte, dove potrà arrivare Filippo Tortu? Lontano, e non solo perchè Bolt a parte pare in vantaggio nei riferimenti con gli altri grandi. Il ragazzo sta ancora crescendo, fisicamente e muscolarmente. Ha lavorato sinora sull’accelerazione e non sulla resistenza alla velocità e quelli bene informati garantiscono che delle quattro cifre che compongono i riscontri cronometrici sui 200 tra secondi, decimi e centesimi la prima sarà un 1 e la seconda un 9. Sulle altre due impossibile sbilanciarsi, sperando poi che Filippo inizia a frequentare pizzerie al piano terra e comunque prive di gradini.